Prosegue il braccio di ferro tra le autorità e gli irriducibili del pezzotto. In un recente post condiviso su LinkedIn, Massimiliano Capitanio, attuale commissario nell’organo Garante delle Comunicazioni, si scaglia non più solo contro coloro che distribuiscono illegalmente partite di Serie A, Serie Tv, film, senza averne i diritti, ma ora anche contro chi ne usufruisce. Nel mirino di AGCOM non solo le piattaforme streaming illegali, ma anche gli utenti finali dei vari pezzotti disponibili anche su store normalissimi.
Guardi film e partite di Serie A col pezzotto? AGCOM: da 150 a 5000 euro di multa
A partire dallo scorso anno, la lotta di AGCOM alle piattaforme di streaming illegale si è inasprita. Dopo l’approvazione alla Camera della proposta di legge che punisce i gestori di siti che trasmettono partite di Serie A, eventi sportivi o calcistici in genere, film e serie TV senza possederne i diritti, con multe fino a 15.000€ e la reclusione fino a 3 anni, ora nel mirino ci sono gli utenti finali.
Nel posti, Capitanio scrive:” Il modo migliore per combattere la pirateria è contrastare le associazioni criminali ma anche quelle legali (!) che fanno business rubando proprietà intellettuali e diritti di altri. Purtroppo una tappa necessaria, anche se probabilmente impopolare, sarà quella di multare gli utenti di pezzotto, gli utenti delle applicazioni facilmente scaricabili dagli store Android ed Apple ma anche dai portali Amazon, gli utenti dei tanti siti facilmente raggiungibili dai motori di ricerca (che ancora non collaborano come dovrebbero). Forse non è ancora chiaro che, a breve, arriveranno sanzioni da 150 a 5.000 euro, e questo, come per tutte le multe, è un passaggio che si vorrebbe evitare ma che si è reso necessario, anche perché chi fa business illegalmente sta facendo credere agli ignari utenti che non succederà nulla (utente avvisato…)“
AGCOM, nel frattempo, si è dotata di nuovi metodi per arginare il fenomeno: la possibilità di imporre l’oscuramento dei siti che trasmettono illegalmente eventi sportivi entro 30 minuti dal loro inizio. Una misura contestata, ma che è stata riconfermata dal TAR del Lazio.