
Tanto tempo fa, quando elettronica e informatica non avevano ancora monopolizzato la società e rivoluzionato la sfera dell’intrattenimento domestico, i bambini amavano trascorrere il tempo a fissare i disegni impressi sulle scatole di latta dei biscotti al burro. Generalmente, essi ritraevano panorami urbani in rigoroso stile liberty, immortalando il barbiere intento a lisciare i capelli ai suoi clienti, eleganti individui seduti all’esterno di una pasticceria, l’ingresso di un teatro ben frequentato e altre scene della quotidianità di fine ‘800. Gran parte del divertimento era costituito dalla possibilità di ruotare la scatola così da poter simulare una piccola passeggiata tra le vie di quest’ipotetica Parigi, mentre si sgranocchiavano quei frollini dalle forme diverse e il gusto sempre identico. Come potrete facilmente immaginare, il coefficiente di longevità di questo gioco era assai scarso: dopo tre o quattro giri, lo scenario si riduceva ad una ripetitiva alternanza degli stessi luoghi, precipitando il pargolo di turno in un monotono loop: barbiere, pasticceria, teatro, barbiere, pasticceria, teatro e, ancora una volta, barbiere, pasticceria e teatro.
A oltre cento anni di distanza da quei giorni, la vita dei più giovani è andata incontro a mutamenti tanto radicali da metter quasi in dubbio che ci si trovi sul medesimo pianeta eppure, tra le pieghe della nostra travolgente modernità, è ancora possibile intercettare assonanze coi tempi andati e, nel nostro caso, con quei dannati biscottini. L’impressione che si maturava vagando per gli stand della Gamescom 2025 di Colonia rievoca in effetti con una certa precisione l’opprimente ripetitività immortalata sui rispettivi contenitori… Al primo giro di ronda, tutto sembrava nuovo, fresco e persino emozionante, poi il trucco perdeva via via la sua efficacia, lasciando il visitatore di fronte ad un panorama piatto e popolato quasi esclusivamente da cloni. A ben vedere, gran parte degli sviluppatori seguitano infatti a proporre i medesimi schemi concettuali, cercando di far passare per inediti un mucchio di prodotti assemblati a immagine e somiglianza dei titoli più gettonati. Più che a una fiera delle novità videoludiche in arrivo, si finisce così per prendere parte a una via crucis che gira a vuoto, le cui tappe ripropongono in estenuante successione l’anteprima dell’ennesimo soulslike, irritanti action game con elementi rogueliketm, l’insopportabile evanescenza del nuovo MMO Shooter che punta spodestare i soliti noti rubacchiando spunti più che abusati dai competitor e l’annuncio di un altro, agghiacciante simulatore di camionista. Ipnotizzati dal gioco di specchi, molti avventori apparivano magari entusiasti, ma il vacuo sorriso che avevano dipinto in volto ricordava fin troppo da vicino la trasognata meraviglia dei vecchi pargoli di cui sopra, più volgarmente inquadrabile come l’anticamera della noia.
Per fortuna non tutti abboccavano tuttavia all’amo e talvolta era possibile imbattersi in colleghi o cultori di vecchia data che cercavano di trovare un senso alla mascherata: alcuni parlavano di semplice pigrizia produttiva, altri dell’irresistibile tentazione di ottimizzare idee altrui, piuttosto che sfornarne di proprie. I più maliziosi interpretavano invece lo spettacolo come la transustanziazione di un’industria paralizzata dai propri costi, i cui alfieri si limitano a far videogame seguendo alla lettera le indicazioni forniti dalle metriche. Guai pertanto a deviare dal seminato, giacché ogni speranza di successo sarebbe legata all’implemento di ogni soluzione di gameplay che i dati raccolti indichino come gradita dalla più ampia percentuale di utenti.
Di rimando, ogni processo produttivo che ignori questo principio viene chiaramente soppresso ancor prima di nascere e la creatività diventa parola proibita, di quelle che possono metter fine alla tua carriera in un’istante, a meno che il tuo nome non sia Double Fine Productions, l’unica compagnia ad aver sempre qualcosa di interessante da proporre.
A questo punto dell’editoriale ci si aspetterebbe l’ovvio plot twist volto a lodare la stoica integrità della scena Indie sulle cui spalle abbiamo scelto di caricare l’incommensurabile responsabilità di traghettare il settore verso il futuro, ma sarebbe come prenderci in giro… Che piaccia o meno riconoscerlo, la fiera ci ha infatti sbattuto in faccia un’amara realtà che vede il riciclaggio concettuale proliferare ormai senza controllo anche nel circuito indipendente. Ma allora chi dovrebbe salvare capra e cavoli? E dove potremmo trovare il mago in grado di tirar fuori dal cilindro una qualunque idea che non sappia di già visto? Inutile cercare risposte in quel di Colonia o chissà dove: il raggelante sospetto è che le intuizioni di infondere finalmente un aroma diverso a questi maledetti biscotti, languano nel cassetto di molti ragazzi che cercano invano un modo per studiare da game designer senza sborsare un patrimonio… Ragazzi che, intanto, stanno invecchiando nella vacua speranza che il Sistema della Pubblica Istruzione si dia una svegliata. Fino ad allora non ci resterà che continuare a ruotare la scatola, passando di soulslike in soulslike, di roguelike in roguelite e di qualunque altro remake che avranno la faccia tosta di rifilarci.
















