Yaiba: Ninja Gaiden Z – la recensione

Ci sono giochi che evocano rispetto al solo pronunciarli e un po’ di sano timore reverenziale. È per questo che non andrebbero toccati. Mai. Uno di questi è Ninja Gaiden, parto di quel genio sregolato che risponde al nome di Tomonobu Itagaki, sfortunatamente allontanato dalla compagnia di cui egli stesso ha decretato le fortune. Verrebbe da pensare che un gioco con un titolo del genere rispetti almeno in parte la sua ispirazione di provenienza, ma ahimè, come succede anche nelle migliori famiglie, la mela è caduta molto lontano dall’albero.
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È imperdonabile che neanche un po’ della sua complessità sia stata mantenuta, neanche in una forma più accessibile.

Uno spin-off non dovrebbe mai snaturare le intenzioni della serie da cui trae origine ma, nel caso di Yaiba, sembra che ci sia stato un fraintendimento di fondo di tutto quello che significa il marchio Ninja Gaiden. Ce ne accorgiamo fin dai primi momenti di gioco, la premessa è quanto meno curiosa: Yaiba, il protagonista, è uno dei tanti nemici che viene ucciso con noncuranza da Ryu Hayabusa, l’eroe della serie classica. Il nostro viene poi resuscitato, e da quel momento in poi vendicarsi di Ryu diventa la sua ragione di vita, approfittando nel frattempo per combattere contro un esercito di non morti.
Capiamo l’esigenza di differenziarsi, ma Yaiba finisce per sembrare davvero il cuginetto scemo di Ryu, con una tendenza a sparare “fuck” come se nulla fosse, sarete autorizzati a considerarlo carismatico solo se non avete superato i 12 anni di età. Sulle prime battute potreste scambiare Ninja Gaiden Z per un gioco di Suda51, il visionario game designer giapponese, ma con una sostanziale differenza: non c’è la benché minima traccia di autoironia, il che finisce per rendere tutto in definitiva stucchevole.
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Oltre a essere noioso, Ninja Gaiden Z non funziona neanche bene. Ve ne accorgerete di fronte a delle scelte di telecamera francamente inaccettabili.

Non sarebbe un vero problema, se il gioco fosse ben confezionato. Il punto è che, anche a livello di gameplay, il nome di Ninja Gaiden non è sinonimo di garanzia, ma funziona piuttosto uno specchietto per le allodole. Il gioco fraintende infatti la vera essenza della serie di Team Ninja, pensando che basti semplicemente alzare il tasso di frenesia per scimmiottarne il gameplay. Ma il vero fan di Ninja Gaiden vuole molto di più: vuole profondità e intensità viscerali. Le animazioni sono realizzate malissimo, e non aiutano mai a rendere il senso dell’azione, a restituire la violenza di ogni singolo colpo come riuscivano a fare quelle dell’originale.
Non aiuta in questo senso neanche lo stile anime, che, se da una parte è visivamente intrigante, d’altro canto contribuisce a rendere l’azione impastata e poco reattiva alle azioni del giocatore. Anche per quanto riguarda il livello di difficoltà, siamo anni luce dai fasti del Team Ninja, ma anche dal raggiungere una sfida anche solo minimamente interessante.
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Non è tanto la scarsa difficoltà in sé, ma il modo noioso e poco creativo con cui viene aumentata a rendere l’operazione criminosa… “Drogata” sarebbe la parola più adatta. I game designer infatti si sono limitati a mettervi contro gigantesche orde di zombie, puntando più sull’effetto dei grandi numeri che sul rendere ogni scontro impegnativo: potrete sconfiggere questi nemici usando le vostre lame doppie, un pugno meccanico o una catena roteante simile a quella di God of War. Peccato che nessuna di queste tecniche presenti una sostanziale differenza nel modo in cui viene sfruttata, e alla fine tutto si riduce semplicemente a premere i tasti a manetta. Senza nessuna sottigliezza tattica nascosta sotto le meccaniche, la noia è sempre dietro l’angolo; va bene che siamo di fronte a una versione all’acqua di rose di Ninja Gaiden, ma è imperdonabile che neanche un po’ della sua complessità sia stata mantenuta, neanche in una forma più accessibile.
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Con una tendenza a sparare “fuck” come se nulla fosse, sarete autorizzati a considerarlo carismatico solo se non avete superato i 12 anni di età.

Scordatevi quindi la possibilità di parare i colpi, o di eseguire attacchi basati sul tempismo: Ninja Gaiden Z punta invece tutto sui colpi finali. Una volta colpito a sufficienza un nemico, apparirà sulla sua testa un’icona, che indicherà la possibilità di sfoderare una potente esecuzione. A quel punto, dovrete premere il trigger sinistro per avviare una scena di uccisione ultraviolenta. Peccato che il tempo a disposizione per farlo sia decisamente troppo abbondante, per cui non si tratta anche in questo caso di qualcosa che è in grado di mettere alla prova più di tanto i vostri riflessi.
Oltre a essere noioso, Ninja Gaiden Z non funziona neanche bene. Ve ne accorgerete di fronte a delle scelte di telecamera francamente inaccettabili: la visuale cercherà infatti di inquadrare tutto il campo di battaglia in larghezza, con il risultato di ridurre il protagonista a pochi, invisibili pixel.
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Alla fine, del gioco si salva soltanto la sua art direction, ma non è nulla che non si sia davvero già visto. Il gameplay di Yaiba è davvero troppo monotono per sorprendere,e non bastano a vivacizzarlo degli scontri con i boss a dir poco canonici. Ci saremmo davvero aspettati di più da un progetto che ha coinvolto nientemeno che Keiji Inafune, il creatore di Megaman, ma della sua classe non c’è minimamente traccia. Itagaki-san non avrebbe mai permesso questo scempio. Ed è in questi momenti che la sua mancanza si fa davvero sentire.