Alien: Isolation – l’abbiamo provato!

Se avete visto anche solo una schermata del gioco, sappiate subito una cosa, fondamentale per non farvi strane idee. Anche se Alien Isolation è un gioco con visuale in prima persona, ciò non significa che sia un first person shooter. Proprio no. Diciamo che, semmai, potremmo classificarlo come FPSH: first person survival horror. Esatto, gente: il nuovo titolo su licenza Alien è un’avventura horror, tutta basata sulla tensione di dover sopravvivere braccati da uno spietato xenomorfo, l’essere più letale dell’universo.

Dovete restare in vita, quindi imparerete a spostarvi con estrema cautela, senza correre, spesso strisciando, utilizzando l’ambiente circostante come rifugio e nascondiglio.

Non a caso il gioco di SEGA, sviluppato (un po’ a sorpresa) da quei geniacci della strategia di The Creative Assembly, nasce specificamente sul film Alien, il primo della fortunata serie. E Alien di Ridley Scott, classe 1979 (io lo vidi al cinema all’età di 5 anni: sì, mi terrorizzò a morte!), è a tutti gli effetti un horror, totalmente diverso dal suo altrettanto mitico sequel Aliens di James Cameron (1986), che invece sterza con forza verso l’azione pura e il combattimento. Alien: Isolation, in effetti, è un enorme atto d’amore per la leggendaria pellicola. Non parliamo solo di direzione artistica, background e trama… oh no, è qualcosa di molto più profondo. Parliamo infatti del concept dietro al gameplay stesso dell’opera. The Creative Assembly ha infatti deciso di costruire l’impianto del suo nuovo gioco partendo da quelle stesse regole classiche che sono alla base di tutti i migliori film horror: un avvio lento, con la minuziosa e suggestiva rappresentazione del mondo nel quale si ambienta la vicenda e la conseguente costruzione dello schema delle relazioni tra i personaggi. Il tutto per creare il giusto setup e la necessaria tensione narrativa. A quel punto scatta la paura. Il caos. E questa paura nasce con lo stesso stratagemma del film di Scott.
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Il gioco, che ho avuto modo di testare in anteprima negli uffici inglesi di The Creative Assembly, è davvero coinvolgente, un’esperienza immersiva di grande impatto e decisamente spaventosa.

In Alien: Isolation, infatti, il nemico dal quale sfuggire è uno solo. Un Alien nascosto ma sempre presente, che vi osserva e vi studia, che vi segue ed è pronto a sfruttare ogni vostro errore per cacciarvi e uccidervi senza alcuna pietà, fedele alla sua natura di fredda macchina sterminatrice. Per questa ragione gli sviluppatori sono ben chiari nel delineare le semplici avvertenze dalle quali dipenderà la vostra sopravvivenza. Prima regola: l’Alien è mortale, quindi occorre evitarlo… e per farlo dovrete usare al meglio il vostro rilevatore di movimento. Seconda regola: l’Alien non è un passante, ma un efficiente cacciatore, che vuole la vostra pelle e che sa usare molto bene tutti i suoi sensi. Terza regola: dovete restare in vita, quindi imparerete a spostarvi con estrema cautela, senza correre, spesso strisciando, utilizzando l’ambiente circostante come rifugio e nascondiglio, facendo capolino per verificare che la via sia sgombra. Inutile specificare che ignorare le regole equivale a morte certa. E non certo una morte poco dolorosa!

Tutto è come il film, fin nei dettagli. I neon guasti che lampeggiano, la tecnologia fantascientifica retrò come era stata immaginata nel 1979, gli sbuffi di vapore, i macchinari… tutto.

Ma veniamo alla trama del gioco. Ricordate Ellen Ripley, la protagonista del film interpretata dalla bravissima (nonché molto bella) Sigourney Weaver? In Alien: Isolation vestiremo i panni della figlia, Amanda, chiamata a recarsi su una stazione spaziale che avrebbe raccolto la scatola nera della Nostromo dopo l’autodistruzione della stessa alla fine del film. Sono passati ben 15 anni da quel giorno e Ellen Ripley è dispersa nello spazio… inutile dire che Amanda si getta nell’impresa, ma è altrettanto inutile aggiungere che qualcosa va orribilmente storto, gettando la ragazza in una posizione di estremo pericolo. Il gioco, che ho avuto modo di testare in anteprima negli uffici inglesi di The Creative Assembly, è davvero coinvolgente, un’esperienza immersiva di grande impatto e decisamente spaventosa. In poche parole, il sogno segreto di ogni appassionato della saga di Alien. Questo il resoconto della mia esperienza…
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Sono nella stazione spaziale. Devo attraversare un’area e trovare il modo per uscire da un portello pressurizzato. Il problema è che non sono solo… Immerso in una pregevole grafica next gen (Xbox One, per la precisione), mi accorgo di essere davvero entrato nel mondo di Alien. Tutto è come il film, fin nei dettagli. I neon guasti che lampeggiano, la tecnologia fantascientifica retrò come era stata immaginata nel 1979, gli sbuffi di vapore, i macchinari… tutto. Complici le musiche e gli effetti originali del film, il clima è angosciante. Percepisco il senso di essere una preda in balia di uno spietato cacciatore. Mi muovo piano tenendomi abbassato per non essere visto, usando la torcia lo stretto indispensabile, tenendo sempre d’occhio il sensore di movimento. Sposto con la pressione di un tasto dorsale il fuoco visivo dal rilevatore all’ambiente circostante, per essere certo di non avere brutti incontri. Poi il bip. L’Alien è vicino, oltre alcuni strani macchinari. Ed è in avvicinamento. Mi nascondo di corsa in un armadietto e guardo dalle fessure dell’anta. L’Alien è qui, davanti a me. Fa paura. Nero, sinuoso e inumano, lo xenomorfo di Giger è riprodotto con una fedeltà incredibile. Alto tre metri, l’Alien di Isolation è reso come non lo è mai stato in un videogioco.

L’Alien, del resto, è veramente eccezionale. Maestoso e rapidissimo, gode di oltre 70 animazioni esclusive e di una I.A. molto raffinata che gli permette di esplorare l’ambiente in modo realistico.

Mi tiro indietro con lo stick e trattengo il fiato con il dorsale mentre passa davanti al mio rifugio… per fortuna si allontana. Aspetto un attimo e apro, muovendomi piano il portello di fuga. Sono vicino… ed è lì che commetto l’errore. Mi alzo in piedi e cammino spedito. Di nuovo il bip. L’Alien mi ha trovato e ora corre verso di me! Sono nel panico! Mi giro e corro, ma non c’è scampo. La visuale in prima persona mi mostra la coda dello xenomorfo che mi trafigge, sollevandomi inesorabilmente verso le fauci della creatura… Un ultimo grido… il mio… poi le tenebre. Ora sì che lo so: questo gioco ha il potenziale di una bomba atomica!
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L’Alien, del resto, è veramente eccezionale. Maestoso e rapidissimo, gode di oltre 70 animazioni esclusive e di una I.A. molto raffinata che gli permette di esplorare l’ambiente in modo realistico, dando la caccia ad Amanda ovunque essa si nasconda. Artisticamente, inoltre, il gioco è ottimo. Il team ha elaborato l’estetica del film del 1979, partendo dalla visione “lo-fi” della fantascienza di Ridley Scott, sporca, rumorosa e mai perfettamente funzionante. The Creative Assembly, del resto, ha persino recuperato dagli archivi Fox di Los Angeles le registrazioni originali degli effetti sonori della pellicola. Il risultato li ripaga, perché il prodotto è veramente sbalorditivo. A questo punto, non ci resta che attendere. Incrociando le dita, il sogno di tutti noi fan di Alien potrebbe essere sul punto di diventare realtà.