Un recente report, curato dall’agenzia Teikoku Databank svela un dato riguardante l’anno scorso. Il 39,8% degli studi di produzione anime giapponesi non godeva di buona salute. Le aziende sembra abbiano sofferto ancora le conseguenze della pandemia. In particolare, riporta Teikoku, la causa principale è da rintracciare in una carenza di personale. Una situazione che conduce, ovviamente, a rallentamenti e ritardi sui lavori con conseguenti rinvii sull’uscita dei prodotti di animazione, anche i più seguiti. La ricerca è stata condotta sotto forma di sondaggio somministrato direttamente a 309 aziende diverse.
Leggermente peggiore la situazione per quegli studi specializzati in lavori di animazioni “di contorno”. Queste piccole realtà hanno smesso di registrare introiti nel 42,6% dei casi abbassando la media ad appena 2,15 milioni di dollari per azienda.
In totale, il mercato giapponese degli anime ha visto, a fine 2021, una inflessione del 5% nei ricavi per le aziende. I ricavi, per quell’anno, ammontano a circa 1,87 miliardi di Dollari USA (poco meno di 250 miliardi di Yen). E il 2020 era già poco roseo dato che, rispetto al 2019, la contrazione è stata nell’ordine di quasi 2 punti percentuali. In media, ogni azienda principale ha visto ricavi per 6,13 milioni di dollari. Cala drasticamente anche il numero di prodotti di animazione trasmessi dalle tv giapponesi. Dal picco massimo di 287 serie anime, nel 2021 se ne contavano poco più di 80.
Il 2022 potrebbe però essere l’anno della ripresa. Alcuni prodotti, soprattutto i lungometraggi, sembrano andare bene. One Piece Film: RED, ad esempio, pare stia registrando numeri da capogiro al botteghino in patria. Diametralmente opposta la situazione per Dragon Ball Super: Super Hero. Gohan e Piccolo, nonostante gli sforzi non superano il loro limite e, anzi, portano a schermo uno dei film di Dragon Ball che hanno staccato meno biglietti.
Fonte: Teikoku Database – Nikkei