Il canone per il possesso di apparecchiatura televisiva (volgarmente noto come Canone Rai) viene spesso definito come ‘la tassa più evasa dagli italiani’. L’importo, 90 euro annui, dal 2016 viene addebitato nella bolletta elettrica. La modifica allora introdotta trovava la sua base sulla presunzione del possessi di apparecchi televisivi laddove esistesse una utenza di fornitura di energia elettrica a uso domestico attiva. Questo permetteva di individuare in modo capillare tutte gli utenti e limitare a un solo abbonamento per nucleo familiare.
Il Ministro Giancarlo Giorgetti, titolare del dicastero dedicato a economia e finanza, è intervenuto durante la commissione parlamentare del 27 luglio. “La riflessione sulle modalità di finanziamento sul perimetro della platea dei soggetti interessati del pagamento dell’imposta non può prescindere dalla cornice temporale di riferimento” esordisce il ministro, lasciando subito intendere il tema del suo intervento.
“Vi sono una pluralità di ipotesi di riforma allo studio che si differenziano anche secondo l’orizzonte temporale di riferimento per la loro realizzazione” afferma prima di annunciare di aver già indetto un tavolo tecnico che coinvolgerà diversi soggetti interessati. e che dovrà fare la quadra sul futuro del canone Rai I passaggi relativi alla possibilità di introdurre delle modalità di pagamento direttamente attraverso il credito mobile sono contenuti nel prossimo paragrafo.
“In un’ottica di medio periodo e doveroso interrogarsi sulle forme di ampliamento del presupposto dell’imposta attualmente legato al possesso di un apparecchio televisivo presunto in presenza di un contratto di energia, ma le nuove modalità di trasmissione e di sviluppo di piattaforme multimediali come RaiPlay consentono mai di accedere ai contenuti del catalogo Rai utilizzando diversi device. Smartphone tablet eccetera eccetera qualora quindi il presupposto dell’imposta venisse individuato nel possesso di un’utenza telefonica mobile l’ampliamento della partita degli incisi connesso tra le variazioni comporterebbe di ridurre il costo pro capite del canone, basti pensare infatti oggi che il canone risulta appagato da circa 21 milioni di soggetti mentre le utenze telefoniche attive sono circa 107 milioni“.
Ma è lo stesso Giorgetti a riconoscere e denunciare i limiti della sua stessa idea. Limiti che andranno superati e risolti prima di procedere ad una eventuale applicazione della nuova normativa. Innanzitutto, smettere di calcolare il canone sull’utenza elettrica – che permetteva di pagare un canone per nucleo familiare – spostare la soluzione sugli smartphone potrebbe condurre alla paradossale situazione in cui una famiglia di 4 persone si ritroverà a pagare 4 abbonamenti diversi. E tutto quando l’idea originale del ministro era arrivare a un abbattimento – o almeno una riduzione – dei costi per le famiglie.
La possibilità di un cambio a partire dal 2024 era stata paventata da Giorgetti già a febbraio del nuovo anni, pochi mesi dopo il suo insediamento.