Anche se sembra esserlo (e molto) non sappiamo ancora se Deathloop sarà divertente da giocare. L’anteprima a cui abbiamo assistito pochi giorni fa (insieme al game director Dinga Bakaba e all’art director Sébastien Mitton) è stata infatti hands off, e non abbiamo dunque potuto provare e sperimentare con mano tutte le caratteristiche del nuovo titolo Arkane Studios.
Quello che è certo però è che il filmato di gameplay, esteso e dettagliato, ha messo in luce un progetto estremamente originale e interessante, uno di quelli da seguire attentamente e dei quali cerchiare la data di uscita sul calendario, poiché se quanto abbiamo visto funziona anche pad alla mano…beh, ci troviamo di fronte a uno dei candidati al gioco dell’anno.
Così come è certo che Deathloop, comunque vada, sarà divertentissimo da recensire, perché è un gioco che va spiegato. Poche volte ci capitano sotto mano progetti così particolari da non essere chiaramente decodificabili da tutta l’utenza fin dal primo trailer. Deathloop invece, così come un Death Stranding, è l’eccezione, l’anomalia. E quanto ci piacerebbe dover di nuovo parlare di capolavoro come per il titolo di Kojima!
Cos’è quindi Deathloop? Giusto per dare una vaga idea, nel modo più terra-terra possibile, potremmo dire che si tratta di un Hitman in prima persona, però con molta più attenzione alla componente shooting, i superpoteri, la morte contestualizzata all’interno della trama del gioco (come in Dark Souls, o il recente Returnal) e le informazioni sui vari bersagli da raccogliere in giro per mappe diverse e momenti temporali diversi invece che in una soltanto. E con la possibilità di un elemento di scontro multiplayer pur rimanendo all’interno di una campagna e di un gioco single player (anche qui, un po’ alla Dark Souls).
Complicato? Ve lo avevamo detto che Deathloop andava spiegato. E quindi partiamo dal principio.
Noi siamo Colt, e ci siamo appena svegliati con una grave amnesia sulla spiaggia dell’isola di Blackreef. Ma questa non è la parte peggiore: siamo infatti imprigionati qui anche dal punto di vista temporale, in un loop continuo di giorni sempre identici che nemmeno la morte può interrompere. Qualunque cosa succeda ci risveglieremo sempre nel solito posto, nel solito momento. Proprio come Selene in Returnal, Tom Cruise in Edge of Tomorrow o Bill Murray in Ricomincio da Capo (o Antonio Albanese nel remake italiano, che giustamente in pochi ricordano).
L’unico modo per rompere il loop è abbattere otto bersagli, i Visionari, a quanto pare responsabili di questa anomalia temporale. Il problema è che andranno eliminati tutti nell’arco di una sola giornata, dato che appena finito il ciclo…esatto: ripartiremo dal nostro risveglio mattutino sulla spiaggia. Per riuscire a farlo dovremo quindi raccogliere più informazioni possibili sui loro spostamenti, capire quale sia il momento migliore per agire senza lasciare (troppe) tracce e poi spostarci al target successivo.
Strutturalmente quindi il gioco potrebbe ricordare le missioni di Hitman, solo che qui il tutto è reso molto più complesso non solo dall’elevato numero di bersagli ma anche dall’elemento spazio-temporale. Sull’isola sono presenti infatti quattro distretti differenti, visitabili in quattro momenti della giornata diversi. Ovviamente l’orario influirà notevolmente sugli avvenimenti di un determinato distretto, arrivando perfino a rendere inaccessibili aree che prima lo erano, o viceversa. Pure lo spostamento dei target all’interno di essi subirà le dovute modifiche.
Non c’è un reale scorrere del tempo in game che cambi dinamicamente l’orario della giornata, e quindi potremo esplorare ogni distretto e ogni “momento” senza limiti, ma non è affatto assicurato che una certa informazione ci sarà utile proprio nel luogo e nel momento in cui l’abbiamo trovata, anzi, legarla all’occasione e allo spazio più adatti è uno degli elementi cardine del gameplay.
Deathloop insomma è un gioco di incastri che dovremo pianificare nel dettaglio per riuscire a farli combaciare l’un l’altro: gli stessi sviluppatori lo hanno definito un “murder puzzle”. Curiosamente anche ID Software (sempre Bethesda) definì nella sua anteprima Doom Eternal un “combat puzzle” (ed era vero!), ma proprio come in quel caso non ci si deve far ingannare dalla dicitura: in Deathloop quando serve si spara eccome.
Colt infatti avrà accesso a un vasto armamentario, che comprende classici immancabili come pistole (pure a coppie), fucili a pompa, mitragliette e fucili d’assalto, ma anche sparachiodi (silenziose e letali), mine a sensore e un utilissimo strumento di hacking, con cui bypassare i meccanismi di chiusura delle porte e disattivare (o magari indirizzare contro il nemico) le torrette difensive. Ogni arma poi può essere personalizzata a nostro piacimento con dei trinket che ne alterano l’effetto (caricatori aumentati, proiettili perforanti, silenziatori, riduttori di rinculo eccetera).
Allo stesso modo potremo recuperare dei rari artefatti che ci garantiranno dei superpoteri. Alcuni più “ordinari”, come l’invisibilità, l’assorbimento del danno o una sorta di dash/teleport con cui spostarsi più rapidamente. Altri più particolari, come la possibilità di invertire la gravità in un determinato punto per lanciare in aria i malcapitati (si era visto un potere simile in Rage 2, non a caso sempre Bethesda/ID Software) o quello di “linkare” un nemico agli altri: se uno dei bersagli muore, allora muoiono pure gli altri a lui collegati.
Quello più interessante in assoluto però pare essere Reprise, che ci concede l’opportunità di “cancellare” fino a due morti riavvolgendo il tempo, consentendoci di recuperare dal cadavere anche l’eventuale Residuum, cioè l’importantissima risorsa che ci permette di mantenere equipaggiamento e poteri tra un ciclo e l’altro.
Ciononostante Colt rimarrà sempre molto fragile, e un approccio totalmente action è sconsigliato dagli stessi autori. Sia perché molto probabilmente non dureremmo a lungo, sia perché il gioco dà il meglio di sé se affrontato con un approccio più studiato e di basso profilo. Anzi, ci è stato proprio assicurato che Deathloop potrà essere finito interamente in stealth.
Come avrete intuito in un titolo simile il level design è un ingranaggio fondamentale, senza il quale l’intero meccanismo non funzionerebbe mai. Impossibile valutarlo da un semplice video, ma da chi ha nel curriculum Dishonored e Prey ci stupirebbe molto se i livelli non fossero stratificati, complessi, sorprendenti e in generale fenomenali. Sarebbe il crollo di una certezza, oltre che una delusione bruciante.
L’ultimo elemento di gameplay che rimane da chiarire è Julianna Black, la nostra terribile antagonista. Non saremo infatti gli unici killer presenti su Blackreef, e la nostra nemesi farà di tutto per impedirci di portare a termine la nostra missione. E, al contrario di Colt, Julianna sembra essere anche molto divertita dalla situazione e dai loop temporali (la ameremo/odieremo, garantito).
La particolarità è che la nostra acerrima rivale può essere comandata da un avversario umano, in una sorta di invasione alla Dark Souls. Ed è ancora più importante il fatto che in questo caso le ricompense siano principalmente per ferire e “tormentare” Colt, più che per ucciderlo, spingendo gli invasori a giocare al gatto col topo invece che a risolvere velocemente lo scontro in una semplice sparatoria. Sarà davvero intrigante scoprire il bilanciamento e la riuscita di una funzione che, sulla carta, sembra essere davvero interessante e peculiare.
Dal punto di vista tecnico non vogliamo sbilanciarci, un video non riuscirà mai a rendere pienamente l’idea, ma è d’obbligo mettere le mani avanti avvertendovi che Deathloop è un gioco cross-gen e con l’obiettivo della fluidità più che dell’impatto grafico, quindi cominciate già a valutarlo in quest’ottica senza aspettarvi stupidamente un Ratchet & Clank: Rift Apart.
Artisticamente invece possiamo già dire che ci piace molto: il look, le scenografie e le musiche richiamano gli swinging sixties, un periodo culturale che non è stato rappresentato per niente spesso nei videogiochi (a memoria: vagamente l’Inghilterra distopica di We Happy Few?), mischiato a elementi retro sci-fi provenienti anch’essi dichiaratamente dall’immaginario di quell’epoca.
Confermato, per concludere, il supporto al feedback aptico del Dual Sense, se deciderete di giocare Deathloop su PlayStation 5.
La presentazione cui abbiamo assistito ci ha chiarito finalmente la natura dell’ultima fatica di Arkane Studios, non facendo altro che confermarci la bontà delle idee del team francese. Deathloop sembra veramente un gioco originale, anomalo nel senso positivo del termine e pensato bene. Ora non ci resta che incrociare le dita e sperare che sia anche un gioco eseguito bene, perché il potenziale è estremamente alto.
L’appuntamento, salvo altri incontri col titolo che saremmo ben felici di raccontarvi, è quindi fissato per la data di uscita: 14 settembre 2021.