A vent’anni dalla sua pubblicazione, Bethesda Softworks e Virtuos Games riportano alla ribalta uno degli RPG più importanti mai esistiti in una veste del tutto nuova e affascinante, in un Unreal Engine 5 che fa luccicare gli occhi, ma soprattutto scaldare il cuore.
La prima volta che mi interfacciai con Oblivion fu quando ero talmente piccolo da non capirne l’importanza. Avvenne due anni prima della pubblicazione di Skyrim, videogioco che ha avuto la grande capacità di coinvolgermi a tal punto da non lasciarmi più andare per diverso tempo. Il medesimo effetto è avvenuto con Oblivion Remastered, opera che Virtuos Games ha riportato ormai due settimane fa su PC, PlayStation 5 e su Xbox, con l’aggiunta dello stesso nel vasto catalogo di Xbox Game Pass, che ha da poco accolto Clair Obscur: Expedition 33.
Questo è un anno importantissimo per gli RPG: da Kingdom Come: Deliverance 2 ad Avowed per poi finire tra le braccia confortanti del videogioco di Sandfall Interactive, ed entrare nel vortice di Cyrodiil esattamente come al tempo. Parlare di videogiochi implica dover fare cultura, e in questo caso diventa assai speciale, perché Oblivion ha una rilevanza tale da essere un metro di paragone effettivo. Non è utile concentrarsi su cosa sia una remastered e cosa, invece, un remake… ma Oblivion sembra proprio essere il secondo, almeno nella grafica. È giusto sottolinearlo: lo abbiamo giocato su PlayStation 5, adeguandoci al feedback aptico del controller di Sony e alle sue meraviglie.
Lo abbiamo vissuto come se fosse stata la prima volta. E, lo ammetto, sono stato condizionato parecchio dall’effetto nostalgia che è comparsa sin dai primi minuti. Il voto che vedete in fondo non è affatto esagerato: corrisponde al valore complessivo dell’operazione e a cosa offre al giocatore. Ovvero l’avventura completa con tutti i DLC, ognuno di essi ottimo e speciale, che aggiunge ulteriori ore a un’opera che ancora oggi è capace di prosciugare il tempo libero e la vita sociale.
È un po’ cos’è accaduto a me nelle ultime due settimane, combattuto com’ero tra Clair Obscur e Oblivion, con quest’ultimo giunto all’improvviso a seguito di una mole incondizionata di rumor a non finire. Il risultato è stato un videogioco tirato a lucido, migliorato in termini grafici, e riportato al pubblico in una forma pulita, per quello che abbiamo potuto provare su PlayStation 5. Se è la prima volta che vi capita di leggere di Oblivion, allora lasciate che vi introduca celermente il gameplay, che è sempre cosa buona e giusta.
Bethesda Softworks ci ha tenuto a ribadire che si tratta di una remastered perché l’operazione si basa sul codice originale del gioco. Oblivion è un RPG con visuale in prima o in terza persona a seconda delle preferenze del giocatore. Rispetto al passato, l’interfaccia è mutata per facilitare l’esplorazione, con una mini mappa che ricorda quella presente in Skyrim che non infastidisce ed esorta il giocatore a raggiungere ovunque voglia il suo obiettivo. Esattamente come all’epoca, la progressione è rimasta immutata: livellando una determinata abilità, il nostro alter ego diventa più potente.
A proposito del personaggio da creare, l’editor è stato rimpinguato a dovere e migliorato in modo determinate: è possibile selezionare volti maggiormente espressivi, capigliature prese a piene mani dal quinto capitolo del franchise e con vaste, vastissime possibilità di personalizzazione. Un miglioramento simile apporta chiaramente delle novità nell’impatto visivo per creare dei personaggi più verosimili e reali. È un’intenzione nobile perché si discosta in modo significativo da un editor che, se riproposto allo stesso modo del passato, avrebbe chiaramente destabilizzato i neofiti e non solo.
Oblivion è un videogioco che, come già detto, può essere giocato come meglio si preferisce. Virtuos Games non ha ritoccato le emozioni che si provano una volta usciti dalle prigioni, e persino gli eventi legati alla storia principale, lunga trentacinque ore, sa come arrivare al giocatore. Il game design, in tal senso, non è poi tanto diverso dai videogiochi della formula Bethesda a cui siamo abituati. In un’operazione simile, Virtuos Games non poteva cambiare le carte in tavola, soprattutto alla luce del legame che molti videogiocatori nutrono nei confronti di Oblivion.
Il sistema di combattimento, certamente fluido, non è stato toccato. Resta in ogni caso trascendentale se si affronta a un livello di sfida superiore alla difficoltà intermedia, che consigliamo per godere appieno le potenzialità dell’opera. Il giocatore, attraverso il suo personaggio, può attaccare, difendersi con le parate e, in alternativa, usare le magie per curarsi. Dimenticate i poteri della Voce di Skyrim, se provenite dall’immaginario del quinto capitolo: l’unico prescelto che vi troverete a salvare è Martin Septim, l’erede al trono di Tamriel, e non servono altre parole per dettagliare la storia.
Il gameplay si focalizza sul miglioramento del personaggio. La progressione, come già accennato, è diversa rispetto a Skyrim: avviene nello stesso modo del passato. Non vi è un cambio radicale rispetto ai fasti del tempo; dunque, tutto quanto si basa sul miglioramento dell’alter ego. Le libertà di scelte sono tante e le classi offrono approcci diversi in base all’avventura. Ho optato per un cavaliere abile nella magia e come scassinatore, variando di molto la costruzione dello stesso. Nel mondo di Cyrodill, è peraltro possibile trovare delle vaste gamme di equipaggiamenti tutti utili allo scopo. In tal senso, la potenza di un buon anello o di un ottimo amuleto può essere fondamentale per superare le avversità e i nemici.
Si tratta di una struttura ludica rimasta inalterata. Eppure, il suo fascino è così incantevole che s’incastra a dovere nei rimasugli dei ricordi degli appassionati e s’instaura nel cuore dei neofiti. Oblivion, in passato, aveva il grande merito di costruire una storia complessa, legata alla politica e al tradimento. È un high fantasy che s’ispira ai punti più alti della letteratura, focalizzandosi al contempo sulla scoperta e sulla meraviglia, delineando una storia dark. In modo inevitabile, le porte dell’Oblivion hanno un valore speciale per l’appassionato di sempre perché al suo interno l’opera dà il meglio di sé. Stiamo parlando di dungeon claustrofobici, complessi da risolvere, e in cui è bene sapersi guardare attorno per giungere alla fine.
Il mondo di Cyrodiil, a differenza di Skyrim e Morrowind, appare luminoso. È uscito da una favola, ma ci si accorge presto che è solo un’illusione. La trama di gioco è più dark di quella di Skyrim e maggiormente matura, e a darne prova effettiva sono le ottime secondarie e le missioni di ciascuna gilda. È possibile prendere parte a ogni evento come meglio si predilige, senza seguire dunque un ordine prestabilito, scelta che dona al giocatore la possibilità di spezzare la routine della campagna principale, ottima e coinvolgente.
Come accennavo prima, Oblivion concentra le sue energie nell’offrire una trama buia e cupa. Parla di tradimenti, di morte, e mette in mostra uno degli antagonisti meglio realizzati della storia del franchise. Skyrim aveva un’ambientazione cupa, ma proponeva una trama più high fantasy di Oblivion, che invece mette calderone demoni, morti e un numero esagerato di sangue e smembramenti.
Sia chiaro, non sono presenti fazioni in cui schierarsi come nel caso dei Nord o dell’Impero, e dunque una grossa parte della politica di Cyrodiil è chiaramente tutta concentrata nella storia principale. La trama della remastered, a meno che non si acquisti la Deluxe Edition, resta inalterata rispetto all’originale. Le affinature riguardano il sistema di combattimento, l’illuminazione del titolo e l’impatto visivo, ottimo e superlativo.
Su PlayStation 5, The Elder Scrolls 4: Oblivion Remastered mostra il meglio di sé: l’utilizzo dell’Unreal Engine 5, come mostriamo nelle immagini presenti nel pezzo, coinvolge il giocatore e lo conduce mano nella mano in un mondo impossibile da dimenticare. Giocato in un televisore che supporta il 4K e l’HDR, la risoluzione ha saputo tenere botta, fagocitato a sua volta dal motore grafico scelto per l’occasione. Se non altro, è il miglior modo per vivere Cyrodiil ed è la scelta migliore che possiate fare se state cercando un’opera che sappia raccontarsi a dovere. Non dimenticate di giocare tutte le storie delle gilde e visitate, mi raccomando, Shivering Isles, il miglior DLC mai creato. Non ve ne pentirete.