Non possiamo nascondervi che leggendo l’anteprima hands-off di Deathloop del nostro Alessio Filippelli la curiosità sulla natura del gioco fosse ulteriormente aumentata: l’ultima fatica di Arkane Lyon ci era parsa un’opera costruita su numerosi prestiti da altri generi, e con un elemento di loop temporale tutto da scoprire. Insomma, un mappazzone di cose che sembravano affascinanti sì, ma delle quali c’era ancora da capire la tenuta nell’insieme.
Grazie al codice che abbiamo ricevuto abbiamo potuto testare con mano le prime cinque/sei ore di gioco single player, e tutto si è chiarificato. Tutti i dubbi sono stati spazzati via, lasciandoci la voglia di mettere mano alla versione completa di Deathloop il prima possibile. Ma andiamo con ordine.
Cos’è Deathloop? Potremmo raccontarvelo con decine e decine di parole, ma riteniamo più opportuno descrivere l’ultima fatica dello sviluppatore francese come “un folle ma razionale caos ludico”.
Le contraddizioni sembrano essere le direttrici sulle quali Arkane ha voluto costruire la propria opera: sembra un roguelite ma non lo è, sembra un Souls ma non lo è: l’unica definizione sicura che possiamo attribuire a Deathloop è quella di “puzzle murder”. Della bravura di questo team di sviluppo ne eravamo coscienti da anni, ma quello che son riusciti a confezionare con quest’opera è assolutamente pregevole e coerente sia con la loro expertise negli immersive sim sia con la loro aspirazione nel reinventarsi in nuove dinamiche ludiche.
La trama è molto semplice: noi vestiremo i panni di Colt, il protagonista, e ci risveglieremo esanimi su una spiaggia deserta senza ricordare nulla. In modo molto traumatico capiremo d’esser ostaggio in un time-loop, e l’unico modo per uscirne sarà eliminare, in un unico ciclo temporale, otto bersagli primari soprannominati i Visionari.
Farlo non sarà semplice però, perché non sarà possibile lanciarsi in una speedrun forsennata. Dovremo, invece, giocare un’enorme partita a scacchi con la morte: ogni pedina che metteremo ci porterà un passo avanti verso la conclusione di questo incubo temporale. Sebbene all’inizio ci siamo sentiti piuttosto spaesati, Arkane Lyon ha ben concepito la fase iniziale di tutorial, e in pochissimo tempo abbiamo compreso il contesto e le regole che reggono il mondo di Deathloop, lanciandoci immediatamente nella mischia.
L’isola di Blackreef, teatro delle vicende, presenta un comparto estetico che richiama l’immaginario anni ’60, e risulta essere fortemente caratterizzante e decisamente stiloso: nulla a che vedere con la spensieratezza dell’epoca hippy, ma molto più vicino alle ambientazioni kubrikiane di Arancia Meccanica.
La mappa è divisa in quattro aree differenti che restano fisse indipendentemente dai cicli di loop, a differenza di quanto succede nel genere roguelike. L’unica cosa che cambia sono gli eventi che occorrono in base all’orario in cui decideremo di affrontare l’area, e che costituiranno uno degli elementi strategici più importanti di tutta l’ossatura di Deathloop. Scegliere di andare in un’area al mattino piuttosto che di sera comporta a cascata una serie di conseguenze vitali non solo per la riuscita di una missione specifica ma anche di altri eventi che non vogliamo spoilerare. Inoltre, abbiamo notato che il posizionamento dei nemici varia al variare del tempo: nonostante alcuni restino al proprio posto, altri cambiano routine e tipologia di armi possedute.
Il nostro Colt dispone di un’arsenale non indifferente, tra pistole e fucili di ogni genere, fino ad arrivare a una silenziosissima sparachiodi. Ogni arma potrà essere potenziata con delle piastrine dedicate, come quelle che attenuano il rinculo o migliorano la precisione. Ma la vera arma di tutto il gioco saranno le informazioni che ricaveremo dall’esplorazione, e sarà dunque assolutamente essenziale perlustrare tutti gli ambienti di gioco alla ricerca di documenti e audio.
Essi non sono presenti in quantità gargantuesca, ma la mancata scoperta di un indizio potrebbe pregiudicare la buona riuscita di un assassinio (e tantissimo altro che però non vogliamo svelarvi). Insomma, vi consigliamo caldamente di non tralasciare questo importantissimo elemento di gioco sebbene le informazioni acquisite non verranno mai perse in fase di riavvio del loop temporale.
Al contrario, tutte le armi e i poteri acquisiti durante la run verranno perse se non infuse. L’infusione è una meccanica che permette di conservare ciò che è in nostro possesso, ed è possibile eseguirla solo se si ha abbastanza Residuo da investire, similarmente a come funziona per le anime di Dark Souls. Anche la morte comporta la perdita di questo Residuo, che potremo però recuperare a ogni punto di decesso (a differenza del genere Souls, dove alla seconda morte perderemo tutto per sempre, in Deathloop sarà possibile farlo ogni volta).
Un discorso più approfondito lo merita la meccanica principale dell’opera di Arkane, ovvero il Timeloop. Il tempo di gioco è della durata di un giorno, e all’interno di questa finestra temporale dovremo riuscire a uccidere gli otto Visionari senza mai morire. Ovviamente sarà piuttosto impegnativo riuscirci per via della complessa struttura ludica, e quindi dovremo usare strategicamente lo scorrere del tempo in base alle nostre esigenze, destreggiandoci tra i quattro momenti della giornata (mattino, mezzogiorno, pomeriggio e sera). In più, avremo un potere fisso chiamato Ripresa, che ci concederà in automatico due vite in più in caso di morte durante la missione in corso: di fatto verremo riportati indietro nel tempo senza riavviare l’intero ciclo.
Altro elemento interessante è la figura di Julianna Black, la nostra nemesi per eccellenza, che oltre ad essere un personaggio di trama, avrà un’importanza anche nel gameplay, con una speciale meccanica ad essa dedicata quali le invasioni. Ma di questo ve ne parleremo in sede di recensione.
Per quanto ci è stato possibile vedere il level design pare ottimo. Forse leggermente meno sviluppato rispetto alle precedenti opere di Arkane ma, pad alla mano, più intimamente connesso sia ai poteri che acquisiremo sia al Timeloop, garantendo una densità e complessità ludica più caratterizzante. Vorremmo davvero dirvi di più, ma svelandovi rischieremmo di rovinarvi l’esperienza.
Abbiamo potuto saggiare anche le opzioni aptiche implementate per il Dual Sense di PlayStation 5, e oltre alle sollecitazioni abbiamo assolutamente gradito che le conversazioni tra Colt e Julianna passino dallo speaker del controller, quasi a riprodurre una vera conversazione privata tra i due personaggi.
In conclusione che possiamo dire di Deathloop?
Pur nella limitatezza dell’esperienza concessaci da Arkane Lyon possiamo dirci soddisfatti e impazienti di poter mettere mano alla versione completa del gioco, grazie ad un gameplay complesso ma intuitivo e facile da padroneggiare, con una trama misteriosa e intrigante al punto giusto.
Tutti i dubbi sulla riuscita e sulla qualità di questa nuova IP sono stati fugati in pochissimo tempo, e abbiamo voglia di buttarci quanto prima nel loop insieme a Colt. Non possiamo quindi che invitarvi a restare in attesa della nostra recensione e della release ufficiale del gioco, che avverrà il 14 settembre.