Se avete sempre visto la saga di Final Fantasy come uno dei più grandi esempi di JRPG al mondo, sappiate che all’attuale director non piace per nulla il termine. Anzi, ricorda a tutti come in passato avesse addirittura connotazioni discriminatorie.
Naoki Yoshida, director di Final Fantasy 16, dopo aver parlato delle 11 ore di cut-scenes presenti nel gioco, del fatto che non si parlerà di un vero open world e di come Sony abbia partecipato attivamente allo sviluppo, racconta di come i giapponesi si siano spesso sentiti “presi in giro“, quando sentivano quel termine. Soprattutto all’alba dei giochi che poi tutti, col tempo, abbiamo imparato ad amare.
“I giapponesi non lavoravano a quei giochi pensando di creare appositamente dei JRPG. Stavamo semplicemente creando RPG“, racconta infatti Yoshida. “Il termine JRPG era invece utilizzato in Occidente, mai in Giappone“.
In pratica, lo sviluppatore parla di un muro che era stato alzato da altre nazioni per sottolineare – nel migliore dei casi – le differenze stilistiche; muro che i creatori di Final Fantasy o Dragon Quest non avevano mai richiesto e di cui non andavano certo fieri. Yoshida ammette però che il termine ha cambiato connotazione nel tempo, e che anzi adesso può essere anche visto come un marchio riconoscitivo senza retrogusto di veleno. Soltanto, sono in molti gli sviluppatori giapponesi che sembrano ricordare ancora i tempi in cui non lo era. Yoshida è sicuramente tra questi: nel caso mai capitiate a cena con lui, sapete quale discorso evitare per non far finire tutto in malora.
Vi ricordiamo come Final Fantasy 16 sia atteso esclusivamente su PlayStation 5 per il prossimo giugno. Non si hanno notizie di una versione Xbox, ma pare che prima o poi arriverà su PC, anche se dopo i sei mesi vociferati. Una demo sarà disponibile per tutti gli utenti PlayStation due settimane prima del lancio, permettendo così a chiunque sia interessato di capire che tipo di prodotto si troverà tra le mani.
Fonte: PCGamer