Ordini e contratti
Il maggior tempo a disposizione ci ha permesso anche di scavare più a fondo nelle battaglie e in tutto ciò che ruota attorno a esse. È vero che il corpo a corpo è il pilastro portante dell’intera esperienza, ma For Honor fa leva anche su molto altro. Come in ogni buon multigiocatore che si rispetti, infatti, non sarà raro finire per perdere interi quarti d’ora nello spulciare i vari menù, alla ricerca del pezzo d’arma o di armatura perfetto da equipaggiare, dell’angolino di logo da modificare o del contratto migliore da siglare.
Sfide giornaliere da intraprendere, statistiche da bilanciare e tenere costantemente d’occhio, risultati da studiare per capire come muoversi in futuro: se siete tra coloro che amano tuffarsi in centinaia di valori, numeri e orpelli matematici, For Honor fa indubbiamente per voi. Questo, inutile precisarlo, a lungo andare potrebbe anche trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Già da ora sembrano essere in costante vantaggio coloro che, con più ore alle spalle, sono riusciti a potenziare già solo di un minimo il proprio equipaggiamento; il matchmaking, a tal proposito, svolge un lavoro egregio nell’affiancarci con chi si attesta sul nostro stesso livello, ma la paura che tali fragili equilibri possano essere in futuro falsati, resta comunque forte.
Croce e delizia della produzione, delle modalità di gioco profondamente diverse tra loro che – oltre a donare esperienze diametralmente opposte – mostrano il fianco a vari problemi strutturali: primo tra tutti, il fatto che le battaglie di For Honor non sembrano adatte a gestire le mischie più voluminose. Il numero, mai come in questo caso, fa la differenza, e una delle tante motivazioni è imputabile a un sistema di lock-on non tra i migliori. Se è vero che l’onore paventato nel titolo si assapora appieno nei testa a testa, non aspettatevi neanche alcun tipo di gentilezza nei match più numerosi. Oltre l’1 contro 1, infatti, potremo impegnarci in 2 contro 2 o addirittura in 4 contro 4, con tanto di Intelligenze Artificiali a popolare l’area e pericoli ambientali pronti a rivoltarcisi contro da un momento all’altro.
Il gioco di squadra, in molti casi, la fa da padrone. Ma se è vero che For Honor promette di dare il meglio di sé in compagnia di team affiatati, rischia presto di scoraggiare chiunque salti sul carro per un po’ di divertimento veloce. Inutile girarci attorno, senza delle buone spalle, la vittoria la si vede solo col binocolo. Non ci riferiamo solo al grande aiuto che due braccia extra possono fornirci, ma anche all’effettiva utilità che un giocatore in più possa avere in un “Re della collina” della collina. La modalità finale, infatti, ci costringerà a mantenere il possesso di precise zone della mappa prima di poter passare al classico massacro del team avversario: trovatevi da soli nell’impresa e, possiamo assicurarvelo, avrete poi bisogno di un buon psicologo.
La nuova occhiata alla Beta, comunque, ci ha permesso di ammirare anche tutti gli effettivi miglioramenti. L’ultima volta, ad esempio, ci eravamo lamentati di un frame-rate tutt’altro che stabile, soprattutto nelle fasi più concitate, ma il problema sembra essere del tutto scomparso. Anche graficamente si possono notare grossi passi in avanti: attualmente, infatti, la resa visiva è tra le migliori che il genere possa offrire. Lato server, non tutto è però andato liscio e, da quanto possiamo leggere in giro, non si è trattato di semplice sfortuna. Numerose le partite in cui ci siamo ritrovati sbattuti fuori per problemi di connessione assolutamente opinabili e di certo, a così pochi giorni dall’uscita ufficiale, un po’ di preoccupazione iniziamo ad averla. Obiettivamente, bisogna fare qualcosa anche per i proibitivi tempi di caricamento, al limite dell’inaccettabile. Aspettare più di due minuti per entrare in una partita – e non a causa del matchmaking, tra l’altro – è una cosa che speriamo di non rivedere più nel gioco finale.