George Lucas, il ‘papà’ di Star Wars su uso di IA al cinema: “inevitabile, come il passaggio da cavallo ad automobile”

Ma sostiene anche: "a Hollywood manca immaginazione"

george lucas star wars

In una intervista concessa al portale in lingua francese Brut FR in occasione del festival del cinema di Cannes, il creatore della Galassia Lontana Lontana ha raccontato la sua visione sul mondo di Hollywood e dintorni. Secondo George Lucas (80 anni), l’uso dell’intelligenza artificiale nelle varie fasi di produzione dei film sarà sempre più presente.

Nel corso dell’intervista, il regista ha azzardato un parallelo con Industrial Light and Magic, l’azienda specializzata in Visual Effect fondata da lui nel 1975. “Usiamo un sacco di tecnologia digitale perché siamo stati pionieri, tra i primi ad utilizzarla”, ha detto ai microfoni di Brut, “è la stessa cosa. Sarebbe come rinunciare alle auto perché convinti non funzionerebbero e sarebbero meglio i cavalli”.

Non solo innovazione. Secondo George Lucas, tanto cinema di oggi è ‘vecchio’

george lucas

Nel corso dell’intervista, il regista dei primi Guerre Stellari ha anche raccontato le sue perplessità riguardo la cinematografia odierna. A detta del cineasta – e di buona parte del pubblico, va aggiunto – in quel di Los Angeles manca una vera e propria vena creativa. “Quello che succede ora – più nello streaming, ma anche nel cinema tradizionale eh – è che nessuno sa esattamente cosa fare. Le storie che stanno raccontando sono più vecchi film. È tutto un “facciamo un sequel di” o “facciamo una nuova versione di quel film”, ma non c’è un pensiero originale”.

Un pensiero potrebbe andare proprio a Star Wars, la sua (ex) proprietà intellettuale. L’universo di Jedi e Sith si è espanso dopo le prime due trilogie con altri tre sequel, diversi film spin-off e una quantità considerevole di serie televisive come The Mandalorian, Book of Boba Fett, The Acolyte, Ahsoka e chi più ne ha più ne metta.

Secondo George Lucas “è come se dicessero ‘ho visto una cosa figa, rifacciamola’ invece che pensare a qualcosa di originale”. Ci sarebbe anche. una ragione pratica dietro questo ragionamento, e sarebbe colpa di molti studios: “dire di voler presentare qualcosa di mai visto prima e che potrebbe non essere capito, difficilmente fa strappare accordi con la major”.