Dal Giappone con furore
La storia, inutile dirlo, è un mero pretesto per tirare di scherma contro gli abomini più inenarrabili. Ci siamo noi, il classico avatar senza voce, faccia o personalità, e c’è l’associazione che recluta fieri cavalieri che possano donare la loro stessa vita in favore della libertà. Entri nel Quartier Generale, fai conoscenza con vari colleghi, nuove reclute, amministratori e inizi l’addestramento. C’è chi ti prende in giro, chi fa del facile nonnismo e chi invece cerca di inculcarti qualche nozione dall’alto della sua spocchiosa esperienza. Insomma, se sembra che stiamo parlando per stereotipi, vi confermiamo che non è colpa nostra. God Eater 2 cerca di inserire una sceneggiatura che faccia da collante tra le varie missioni, ma senza troppe pretese. Purtroppo, i cliché classici del genere sono forti e – per chi è poco avvezzo alle produzioni giapponesi – un bel po’ indigesti. Soprattutto nelle fasi iniziali, la trama è più lenta di quanto ci si possa aspettare, nonostante il notevole filmato introduttivo, con sceneggiatori che finiscono per mettere in primo piano il chiacchiericcio tra i vari protagonisti – spesso insipido – e le informazioni davvero vitali in un’unica fossa comune composta da pagine e pagine di freddi menu. Con il proseguire della trama, fortunatamente, qualcosa inizia a muoversi, con gli innumerevoli stacchi al gameplay che diventano meno pesanti man mano che viene gettata più carne al fuoco.