Gylt: un horror “entry level” adatto a (quasi) tutti. Recensione (PS5)

Quello che è stato tra i titoli di lancio di Google Stadia, è sbarcato anche su PlayStation, Xbox e Steam. (Ri)scopriamolo.

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L’horror è un genere che presenta una elasticità tale che si presta a rappresentare un variegato ventaglio di situazioni e fenomeni da raccontare. Gylt di Tequila Works, usa proprio l’orrore per raccontare la piaga del bullismo e di come questo possa condizionare pesantemente le esistenze delle persone.

La protagonista, Sally, è impegnata nella ricerca di sua cugina Emily, scomparsa nel nulla da diverse settimane e sembra che tutti abbiano rinunciato a scoprire dove sia finita. Mentre Sally sta affiggendo dei volantini, viene presa di mira da un gruppo di bulli che la costringeranno a fuggire verso un bosco ma, misteriosamente, si ritroverà in un’altra dimensione alternativa dove la propria città è invasa da strane creature oscure pronte ad ucciderla.

L’intero percorso di salvezza che farà Sally diventa una occasione di scoperta e riflessione sul tema del bullismo che viene proposto non solo da un punto di vista meramente narrativo ma anche estetico: infatti gli sviluppatori non si sono risparmiati a lasciare qui e li per la mappa rappresentazioni di scene di soprusi e violenza attraverso manichini appositamente messi in posa, o scritte sui muri che non lasciano spazio all’interpretazione. 

Inequivocabili. I manichini che infestano il mondo di gioco sono lì a rappresentare – e denunciare – i casi di bullismo che si consumano in luoghi considerati normalmente ‘sicuri’.

Questi elementi appaiono ancor più crudi se messi in confronto all’estetica cartoon dei personaggi e una semplicità della messa in scena generale che contribuisce a metterli ancora più in risalto.

Anche il cast non è numeroso. Sono solo tre i personaggi previsti, ma la loro gestione è ben calibrata e contribuiscono a conferire alla trama quel giusto tocco di mistero e suspance che rende interessante proseguire la run di gioco. Il titolo prevede tre finali diversi che possono essere raggiunti anche in base a quanto si è esplorato la mappa di gioco.

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Un messaggio chiaro. Tequila Works ha voluto assicurarsi che la sua ‘denuncia’ non passasse inosservata.

Quest’ultima non esprime un level desing particolarmente complesso ma si giova di piccoli trucchi tecnici come la gestione dell’illuminazione che ne assicura un sufficiente livello di godibilità, sebbene alla fine risulta essere una avventura piuttosto lineare e poco dispersiva. Anche l’encounter design non si attesta a particolari livelli qualitativi se non in alcuni sporadici momenti grazie alla presenza di inquietanti marionette impossibili da eliminare e di cui è possibile solo impedirne il movimento per un breve periodo di tempo.

Gylt offre un gameplay improntato allo stilema dello stealth con qualche enigma ambientale non particolarmente laborioso da risolvere. Da questo punto di vista, l’ispirazione a IP come Alan Wake è piuttosto palese: la piccola Sally impugna una torcia con batterie consumabili in grado di uccidere le oscure creature che vivono i meandri della mappa e successivamente, acquisirà un estintore che le consentirà di congelare i nemici.

L’uso della luce è l’unico elemento di vera difficoltà che il titolo presenta, infatti per poter uccidere queste entità bisogna colpire specifici punti del loro corpo come la testa o le ginocchia. Nel complesso, non risulta essere particolarmente ostico farlo e spesso è possibile bypassare lo scontro diretto o attaccandoli alle spalle o aggirandoli senza alcun problema data anche la natura piuttosto limitata del raggio visivo dell’IA nemica.

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Il pericolo è sempre dietro l’angolo, ma in Gylt è spesso anche parecchio facile da aggirare.

Pochissime sono le bossfight significative e si risolvono con estrema facilità e richiedono per lo più l’interagire con elementi dello scenario come l’apertura di condotti dell’acqua al momento giusto. In generale, Gylt non costituisce una avventura particolarmente ostica per il giocatore ma tende a disporre le sue dinamiche di gioco in modo da risultare più interessante in termini di esperienza ludica, ponendo una serie di problem solving tali da obbligare il giocatore a restare concentrato su ciò che sta facendo.

In conclusione, Gylt è una avventura horror molto blanda che pone la trattazione del tema del bullismo come suo fulcro e per farlo risaltare al meglio, sceglie di sacrificare aspetti come la complessità e la stratificazione delle meccaniche. Ciò non significa che non sia un prodotto curato o scritto male, ma offre una esperienza complessiva molto semplice e priva di una difficoltà concreta. Caratteristiche che ci fanno pensare che l’opera sia stata concepita per un pubblico molto giovane o giocatori che non vogliono impegnarsi in qualcosa di più complesso.

Gylt è stata una delle poche esclusive di Google Stadia. Ha contribuito a rinfoltire la line-up del servizio di Cloud Gaming di Mountain View. Da pochi giorni è stato reso disponibile anche su PC (tramite Steam), Xbox One, Series X|S, PlayStation 4 e PlayStation 5.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
7
gylt-un-horror-entry-level-adatto-a-quasi-tutti-recensione-ps5Nobile l'intento di Tequila Works, ma l'esecuzione poteva essere perfezionata. Gylt tenta di trattare il tema del bullismo attraverso un genere - l'horror - non proprio adatto al pubblico che il team si prefiggeva di raggiungere. Forse per questo ne viene fuori una esperienza di gioco molto semplificata ma non per questo meno godibile in senso assoluto. Forse, però, un livello di sfida meno blando avrebbe giovato.