Indiana Jones è l’emblema dell’Avventura. Quella con la A maiuscola. Quella che non ti stufa mai. Non importa quanto tempo sia passato dall’ultima volta in cui ci abbiate avuto a che fare. Puoi rivedere un suo film dopo anni e tornare subito ad amarlo. Puoi mostrare quel film ad un bambino e lo vedrai correre per casa mimando le gesta di quello che avrà subito eletto a suo nuovo eroe. Di Indiana Jones invecchia l’uomo, ma il mito non passa mai di moda. Se torna lo fa con stile. E questo Indiana Jones e l’Antico Cerchio, che ho avuto l’opportunità di giocare in anteprima a Londra, ha tutto il sapore di un ritorno in grande stile!
Quando ero bambino l’Avventura aveva due nomi. Sul grande schermo quello di Indiana Jones. Mentre sul ben più piccolo schermo del mio computer il nome era quello di Lucasfilm Games, che ci ha regalato avventure meravigliose, alcune delle quali con protagonista proprio lui, l’archeologo reso celebre da Harrison Ford. Su tutte ricordo Indiana Jones e il destino di Atlantide, che è stato un gioco clamoroso, addirittura capace di farmi abbandonare il mio amato Commodore Amiga per il primo PC, un 386DX40! Perché la versione PC del gioco, con grafica VGA a 256 colori era semplicemente di un altro pianeta.
In realtà le due cose, Indiana Jones e Lucasfilm Games, di fatto coincidevano, perché entrambe facevano capo a quella fabbrica dei sogni che è Lucasfilm. Che con Indy e Guerre Stellari tra anni 70 e anni 80 ha sfornato due franchise capaci di lasciare non solo un segno indelebile sulla cultura pop, ma di diventarne essi stessi il sinonimo.
Si tratta di materia delicata da maneggiare e negli anni l’abbiamo visto e anche imparato a nostre spese, per entrambi i franchise. Per questo Todd Howard, game director di Skyrim, Fallout 4 e Starfield, quando ha avuto l’idea per un nuovo gioco di Indiana Jones, si è rivolto agli svedesi di Machine Games, responsabili degli ultimi capitoli della serie Wolfenstein. Machine Games non sbaglia facilmente e questo nuovo titolo potrebbe essere il loro prossimo successo!
State tranquilli, in questa anteprima non troverete alcuno spoiler! Mi limiterò a raccontarvi impressioni di gioco, senza rivelare alcunché della trama. Tranne riferimenti a ciò che si trovi scritto anche sulla pagina di descrizione del gioco presente sui vari store o che si sia già visto nei video di anteprima mostrati da Bethesda. Quindi proseguite nella lettura senza alcun timore.
L’anno è il 1937. E le avventure che vivrete in Indiana Jones e l’Antico Cerchio, si collocano temporalmente tra i due capitoli più celebri dell’indiana Jones cinematografico, ossia i Predatori dell’Arca Perduta e L’Ultima Crociata.
L’Antico Cerchio che poi tradotto letteralmente dal titolo originale sarebbe invece il Grande Cerchio è una linea immaginaria che unisce luoghi di grande interesse spirituale costruiti intorno al mondo dall’uomo. Ma perché questa disposizione? Starà a voi scoprire cosa ci sia dietro.
Tutto inizia con un furto, proprio come accadeva in Indiana Jones e il Destino di Atlantide. Che coincidenza vero? E da lì si innescherà una carambola di eventi che ci porterà a far luce sul mistero dell’Antico Cerchio che dà il titolo al gioco, uno dei più grandi misteri di tutti i tempi. Ovviamente gli arcinemici di Indy, i nazisti, saranno coinvolti. E nel corso dell’avventura non sarete soli ma in compagnia di Gina, una giornalista italiana alla ricerca della sorella scomparsa.
Gli elementi di una grande avventura di Indiana Jones sono sostanzialmente tre e hanno fatto scuola, sia nei giochi come Tomb Raider e Uncharted, che nella cinematografia di genere. Azione senza sosta, pensiamo agli inseguimenti rocamboleschi come quello a bordo dei carrelli della miniera. Scazzottate furibonde. E naturalmente misteri affascinanti su cui far luce risolvendo enigmi.
In Indiana Jones e l’Antico Cerchio troverete tutto questo!
Machine Games che si è occupata dello sviluppo è stata molto chiara a riguardo. Questo gioco non è un action adventure, ma un adventure action, ossia un’avventura prima di tutto, con elementi action. Il tutto rigorosamente in single player.
E questa credo sia la chiave di lettura fondamentale per comprendere anche la scelta della visuale in prima persona, inedita per un’avventura di Indiana Jones, che ha però lo scopo di immergerci completamente nel mondo di gioco, non nel trasformare le avventure di Indy nell’ennesimo FPS firmato Machine Games… Impugnato il pad o tastiera e mouse e mano a mano che vi addentrerete nel gioco, risolvendo enigmi, combattendo nemici e sfuggendo in extremis a situazioni apparentemente disperate voi non giocherete solo come Indiana Jones, ma sarete Indiana Jones. Vi sentirete come lui, penserete come lui e vivrete l’adrenalina sulla vostra pelle, insieme all’emozione di capire quale sia il mistero che si nasconda dietro a questa nuova grande avventura con protagonista Indy.
Del resto il gioco sarà nato da un’idea di Todd Howard, ma è stato pur sempre realizzato in collaborazione con Lucasfilm Games. Punta quindi ad essere coinvolgente e spettacolare proprio come i film, sia nelle dinamiche di gameplay che nel comparto visivo, che ricrea minuziosamente ambienti e personaggi. Questi ultimi assolutamente fedeli nelle sembianze agli attori, a partire ovviamente da Harrison Ford. Mentre i primi ricreati con cura per restituire la sensazione di trovarsi negli anni ‘30 e quindi resi realisticamente attraverso il motore di gioco. Bellissimi da vedere e da esplorare, con una quantità di dettaglio molto alta, anche se con possibilità di interazioni fisiche piuttosto limitata.
Ho giocato Indiana Jones e l’Antico Cerchio in versione PC su un sistema con RTX serie 40, ma non ho potuto giocare con gli effetti RTX abilitati, che pure saranno supportati nella versione finale del gioco. DLSS3.5 e Ray Tracing con ray reconstruction erano disattivati, così come l’HDR, perché generavano instabilità nella build da me provata. Ma anche così il gioco regalava visuali di grande impatto!
Nel corso dell’hands on, di circa 2 ore, ho visitato tre ambientazioni differenti. il Marshall College nel Connecticut, dove insegna Indy, nelle primissime fasi del gioco. Poi il Vaticano e la zona di Giza in Egitto. Anche se le ambientazioni che visiterete nel corso dell’avventura ci è stato garantito che saranno molte di più.
Tre ambientazioni profondamente diverse non solo a livello estetico ma soprattutto come impostazione di gameplay, per permettermi di toccare con mano le varie sfaccettature di questa avventura firmata Machine Games.
La parte al Marshall College circoscritta a un ambiente chiuso si concentra sull’esplorazione, ma è fortemente guidata. Vuole creare l’atmosfera, creare le premesse all’avventura. Farci capire che esaminare gli ambienti può esserci utile per raccogliere indizi e guadagnare punti avventura, con i quali acquistare nuove skill per potenziare Indy. È la tipica area tutorial, grazie alla quale entrare in sintonia con il gioco e con i suoi controlli. È anche un fan service perché ci permette di visitare quelle aule, quei corridoi e quell’ufficio che abbiamo solo intravisto nei film, osservandoli con gli occhi di Indy. In un misto di stupore e nostalgia. Chiaramente per i fan della vecchia guardia!
La parte ambientata al Vaticano di notte è sempre lineare ma meno guidata, alterna zone chiuse e zone aperte e mi ha permesso di familiarizzare con la fase di traversal (ci si può arrampicare), ma anche con i combattimenti e con lo stealth. Presentando le prime aree a cui guadagnare l’accesso recuperando chiavi o altri oggetti.
La terza zona esplorata, ossia Giza in Egitto, si distacca nettamente dalle prime due perché non è più un’area a corridoio, guidata, ma un vero e proprio sandbox open world. Quindi un’area piuttosto ampia per quanto circoscritta dove potremo muoverci liberamente e deviare dalla missione principale per dedicarci a missioni secondarie come l’esplorazione di tombe e il recupero di reperti. Con a margine un livello di minaccia sempre presente rappresentato da nemici che pattugliano la zona e che potremo scegliere come sempre di evitare o di affrontare.
Le missioni che ho portato a termine a Giza prevedevano occasionali combattimenti, sezioni di platforming, risoluzione di enigmi non troppo complessi basati sul recupero di oggetti o sull’osservazione dell’ambiente. Dove tornano utili due oggetti aggiuntivi: l’accendino che ci permette di far luce nelle zone buie o per dar fuoco ad oggetti e che è essenziale per l’esplorazione. E poi la macchina fotografica, che potremo usare per osservare da lontano i percorsi di pattuglia dei nemici o per scattare foto a luoghi di interesse, sbloccando pure qui punti avventura. Oltre al fido taccuino, che si riempirà di note proseguendo nell’avventura e a cui dovremo far sempre riferimento per scoprire indizi e approfondire le vicende di gioco.
Il gioco ha una componente furtiva che è centrale all’esperienza di gameplay, ma che va di pari passo però con l’azione. E l’azione nel mondo di Indiana Jones significa scazzottate! Quando dovrete affrontare un nemico non vi basterà semplicemente premere dei tasti a caso ma potrete controllare indipendentemente pugno destro e pugno sinistro e dovrete prendere confidenza con parata e contrattacco oltre che con le combo. Senza il giusto tempismo ci vorrà poco per essere messi al tappeto. Anche se è possibile modificare la difficoltà dei combattimenti su 4 livelli differenti a inizio partita, da facile a molto difficile, per accontentare tutti è evidente che l’approccio furtivo sia preferibile rispetto a quello più arrembante alla Wolfenstein. In particolare avrete la possibilità di muovervi accovacciati per far poco rumore, così da giungere alle spalle dei nemici per metterli poi fuori gioco usando oggetti contundenti trovati nell’ambiente di gioco. Padelle, scope, manganelli… avrete solo l’imbarazzo della scelta per dar vita a situazioni comiche visto che a seconda dello strumento usato Indy metterà a segno una particolare finishing move. Senza dimenticarsi poi di nasconderne il corpo, che avvistato da altre guardie porterebbe a far scattare l’allarme.
Alcuni oggetti potranno essere usati una sola volta, poi si romperanno. Altri dureranno di più. Altri ancora potranno essere conservati nell’inventario e utilizzati in caso di necessità.
In extremis potrete usare il vostro fido revolver ovviamente, ma le munizioni saranno limitate. Mentre la frusta vi tornerà utile per trarvi d’impaccio da diverse situazioni. Ad esempio per attraversare un precipizio, per arrampicarvi o calarvi in un pozzo. Oltre che per sbilanciare, stordire o disarmare i nemici. Appropriandovi poi delle loro armi! Ma non crediate sia facile farlo. Ribadisco questo non è un FPS. E se soccomberete… beh, potrà tornarvi utile la skill “Cappello Fortunato” per avere una seconda chance. Ma dovrete prima trovare il libro per sbloccarla e avere abbastanza punti avventura per acquisirla!
Il grado di allerta dei nemici si basa su un indicatore circolare che vedrete riempirsi progressivamente sulla loro testa quando vi esporrete alla vista attirandone l’attenzione. Ma che è abbastanza permissivo visto che potrete esporvi piuttosto a lungo prima di riempirlo. E se non li allerterete, beh difficilmente proseguiranno a cercarvi come avrebbero fatto in un Metal Gear dopo che vi foste resi visibili, ma torneranno come se niente fosse alle loro occupazioni. Machine Games ha però sottolineato che l’intelligenza artificiale in questa build era uno degli aspetti su cui avremmo potuto incontrare più bug, con nemici non così reattivi, quindi mi riservo di rivalutare questo aspetto nel gioco finale.
Da sistemare anche la parte di esplorazione. A volte il gioco non è così chiaro nel farti capire dove dovresti andare. Considerate che Indy può saltare, immergersi sott’acqua, arrampicarsi ma non dappertutto… Dovranno esserci scale o appigli o dislivelli non troppo elevati. Di contro mi è anche capitato che la soluzione di un enigma, ossia il punto in cui rompere un muro per accedere a una stanza segreta mi venisse indicato candidamente da un’indicatore solo aprendo la mappa, spoilerandomi di fatto la soluzione. E questo al livello di difficoltà degli enigmi più alto, perché è anche possibile selezionare una difficoltà semplificata per gli enigmi. Credo comunque che su questi fronti ci sia ancora margine per bilanciare l’esperienza, visto che quella da me provata veniva definita una early build!
I momenti platform con la frusta sono la parte che mi ha convinto di meno del gioco, perché non sempre è facile indovinare il timing per spostarsi dondolando da una sporgenza all’altra. Ma potrebbe benissimo essere, pure qui, un problema della build ancora da rifinire.
Quando invece si usa la frusta per calarsi o arrampicarsi la visuale passa dalla prima alla terza persona. Ecco non ho trovato questo passaggio di visuale destabilizzante come qualcuno temeva ma nemmeno ritengo che sia significativo e dia qualche apporto utile a livello di gameplay. Probabilmente si poteva restare ancorati alla prima persona, che funziona bene anzi benissimo nel restituirci il feeling di una vera avventura di Indiana Jones. Un’avventura che vi porterà a viaggiare, con la fantasia e non solo. E che ha il potenziale per essere una delle più belle ed emozionanti con protagonista QUEL celebre archeologo che ha preso il nome del suo amato cane. Un’avventura dal sapore d’altri tempi, come Indy, ma non per un pubblico d’altri tempi. Un’avventura capace di riunire e conquistare fan vecchi e nuovi, di tutte le età. In bilico tra la nostalgia delle avventure grafiche di un tempo e l’esuberanza anche visiva dei moderni videogiochi narrativi. Perché si sa che non sono gli anni a contare, ma i chilometri.
Passato e presente che si incontrano e ritrovano, riuniti sotto lo stesso cappello. Non è un po’ quello lo spirito di Indy?