In queste ore sta circolando la notizia che Konami avrebbe chiuso tutte le sue divisioni di gaming per concentrarsi su “altri business”. Non credete a queste voci: sono state estrapolate da una dicitura sì ufficiale, ma totalmente fraintesa.
Ciò che abbiamo visto oggi su internet è cosa succede a riportare qualcosa senza prima informarsi adeguatamente, o anche già solo ragionarci sopra. Quando abbiamo avuto la notizia tra le mani, ci abbiamo pensato due, tre, quattro volte prima di riportarla, e siamo passati attraverso tantissime riunioni interne prima di trattarla.
A volte non è neanche il contenuto, ma il modo in cui lo si fa: e se alcuni hanno effettivamente messo le mani avanti, all’interno del testo, lo stesso non si può dire di come appariva l’informazione dall’esterno. Perché nel mondo social di oggi, fidatevi, sono in molti a diffondere qualcosa basandosi solo sull’abito esteriore. Il contenuto è un di più, e la nostra responsabilità è che ‘abito’ e ‘contenuto’ coincidano sempre.
Quando si rincorre il sensazionalismo, invece, i risultati sono altri: “Konami ha smesso di fare videogiochi“, possiamo leggere in più portali. Possiamo confermarvi che non è affatto vero: e nonostante la smentita (difficile anche definirla tale, visto che non c’era stato alcun annuncio o dubbio a riguardo) dovrebbe far tirare un sospiro di sollievo, le cose rimangono anche tristemente ferme così come le abbiamo viste negli ultimi anni.
Metal Gear, Silent Hill e Castlevania restano ancora parcheggiati, con la divisione gaming spinta in avanti semplicemente da PES. Uno a uno e palla al centro, quindi. Ma da qui ad arrivare a titoli da ‘Armageddon’ come quelli visti oggi, ne passa di acqua sotto i ponti.
È probabile che Konami, o chi per loro, non tarderà nel far arrivare un comunicato ufficiale che faccia definitivamente chiarezza sulla faccenda. La tristezza è che, purtroppo, la chiarezza neanche era necessaria, perché il polverone è stato alzato davvero dal nulla. Cosa sta succedendo effettivamente in Konami, quindi?
Sul sito Konami, infatti, leggiamo solo come la Division 1, 2 e 3 siano sparite in favore di una riorganizzazione. Ma non conosciamo né la suddivisione interna della software house giapponese, né in che modo sia stato riordinato il personale, per poter automaticamente decidere che “è tutto finito“. Un annuncio del genere, fosse stato vero, sarebbe passato per i soliti canali ufficiali, anche già solo per informare gli azionisti.
Loro la chiamano “riorganizzazione”: è probabile che l’azienda abbia intenzione di rendere più lineare lo sviluppo dei pochi videogiochi attualmente in cantiere, e che per questo abbia sentito la necessità di chiudere qualche divisione o di accorparla a qualcosa di diverso.
Quello che è certo è che Konami NON ha smesso di produrre videogiochi. Nel bene e, come direbbe qualcuno, anche nel male.