Life is Strange: True Colors – Recensione (PS5): Deck Nine non fa rimpiangere Dontnod

Essere indifferenti alla sofferenza e al dolore altrui non ti rende forte, ma debole. Ed è proprio da questa massima che vogliamo introdurvi nel mondo di Life is Strange: True Colors, il nuovo capitolo della omonima serie, che vede nuovamente al timone i Deck Nine Games.

Già sviluppatori del validissimo Before the Storm, lo studio statunitense si è trovato a dover gestire la responsabilità di un sequel in piena regola, e senza la tradizionale pubblicazione ad episodi a cui Square ci aveva abituato. Saranno riusciti nell’impresa?

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Haven Springs. Questo è il nome della cittadina teatro delle vicende di Life is Strange: True Colors, che ci accoglie con un colpo d’occhio assolutamente mozzafiato. Insieme a noi, anche la protagonista Alex Chen resta abbagliata da questo piccolo centro montano fatto di colori vividi e natura lussureggiante, che Deck Nine non si è risparmiata nel creare.

Una bellezza sfolgorante che quasi intimorisce la giovane ragazza, in attesa di ricongiungersi con l’amato fratello Gabe, che non vede da anni. La ragazza però nasconde un segreto, e gli sviluppatori fanno in modo di farcelo capire subito: Alex ha il potere dell’empatia, ovvero riesce a percepire gli stati d’animo di chi la circonda e se ne immedesima a tal punto da farsi travolgere, reagendo anche violentemente ad essi. Un potere che cerca di tenere sotto controllo, ma non sempre con esiti positivi.

Questa tensione emotiva, narrativamente, viene gestita con un una buona scrittura per tutta la durata dell’avventura, ma viene scalfita da un plot twist finale decisamente forzato, irrealistico e ridonante ai fini della sceneggiatura. Ciononostante, abbiamo apprezzato la caratterizzazione di tutti i personaggi di Life is Strange: True Colors, che viene svelata anche grazie alle capacità di Alex. Alcuni di loro pongono anche temi poco esplorati nel mondo dei videogiochi, che però non vi riveleremo per non rovinarvi l’esperienza.

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Sebbene le capacità empatiche della giovane protagonista possano essere considerate magiche, confrontandole con quelle di Maxime o Daniel (protagonisti dei vecchi episodi) esse risultano essere più realistiche e meno impattanti rispetto al mondo che la circonda. Il lavoro compiuto da Deck Nine è dunque più teso a una rappresentazione ludica di una naturale indole psicologica che ad un’attribuzione di capacità sovrannaturali vere e proprie.

Quello di Life is Strange: True Colors sembra essere un racconto di sentimenti e amicizia puro e semplice ma, come ci ha insegnato la serie, sotto c’è molto di più: le vicende di Alex e Gabe si trasformano ben presto in un giallo da risolvere, con morti dolorose e segreti orribili da scoprire per ogni abitante di Haven Springs. Forse questo paradiso lo è solo nell’aspetto di facciata…ma starà a voi scoprirlo.

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Il gameplay non ha subito alcun stravolgimento strutturale rispetto alla formula già proposta nelle passate iterazioni della serie: dialoghi e scelte restano il perno su cui gira l’intera esperienza di Life is Strange: True Colors. Grazie alle capacità di Alex riusciremo ad acquisire informazioni importanti e sbloccare, di conseguenza, più opzioni di conversazione.

Fare degli esempi di cosa sia possibile fare con l’empatia però rovinerebbe la vostra esperienza definitivamente, ma possiamo dirvi che sono ben pochi gli NPC che non siano suscettibili di ispezione empatica, sebbene non tutti garantiscano un approfondimento degno di nota. Sicuramente abbiamo apprezzato la simulazione di un’esperienza GDR, di cui si fa promotrice la protagonista, che per quanto sia assolutamente abbozzata è da leggersi in chiave squisitamente drammaturgica.

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In generale, Life is Strange: True Colors offre un’esplorazione più ampia rispetto agli altri capitoli della saga e con molta più interattività con il mondo di gioco, pur nel rispetto dei canoni del genere di cui fa parte: oggetti sparsi con cui sbloccare ricordi di altri personaggi, missioni secondarie, lettura della messaggistica telefonica e altro ancora sono tutti tesi a creare le condizioni ideali per farci raggiungere il migliore dei finali. In alcune fasi di esplorazione saremo chiamati a risolvere una sorta di enigma ambientale assolutamente apprezzabile, e aderente con il personaggio che dovremo cercare.

Un passo tecnico in avanti è stato compiuto sul versante delle espressioni facciali, e ne avremo riprova fin dalle primissime battute di gioco, così come è assolutamente apprezzabile il lavoro compiuto in fase di doppiaggio. La colonna sonora poi è della stessa qualità altissima a cui ci ha abituati la serie, così come le capacità canore della interprete di Alex, che riesce a far emozionare anche solo strimpellando Creep dei Radiohead alla bene e meglio.

Non possiamo nascondervi che l’abbandono dei creatori originali di Life is Strange ci aveva preoccupato non poco sul destino della serie. Sebbene i Deck Nine avessero fatto un buon lavoro con Before the Storm, si trattava comunque di un prequel su una base già tracciata, e non di un capitolo ex novo, ma ci siamo assolutamente dovuti ricredere.

Abbiamo sinceramente apprezzato non solo la piega più “realistica” di Life is Strange: True Colors ma anche i miglioramenti tecnologici messi in campo dagli sviluppatori statunitensi. Il tema dell’empatia è stato sviluppato ed esposto con una raffinatezza e un rispetto assolutamente rimarchevoli, rappresentando temi non comuni nel videoludo, ma alcuni scivoloni di scrittura nel finale, in un genere in cui la sceneggiatura è il muro portante su cui poggia l’intera struttura, devono essere fatti presenti e rimarcati. Anche se ovviamente non ve li possiamo descrivere nel dettaglio.

Al di là di questo, non possiamo che fare i complimenti al team di sviluppo e consigliarvi Life is Strange: True Colors.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
8.5
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