Suo malgrado, non c’è dubbio che il lancio dell’italiano Martha is Dead sia saltato agli onori della cronaca videoludica a causa della censura di alcuni contenuti richiesta da Sony per la propria piattaforma. Noi di GameTime abbiamo preferito analizzare la versione integrale su PC e, al netto di quello che possiamo pensare specificatamente sull’argomento, abbiamo il dovere morale di analizzare il gioco nel merito. Quindi, in questa recensione di Martha is Dead, ci concentreremo solo sul valore del titolo e non su altro.
Martha is Dead trova la sua ambientazione d’elezione nella lussureggiante campagna toscana del 1944, durante la seconda guerra mondiale. La protagonista è Giulia K., figlia di un generale tedesco, che si trova a dover venire a capo della improvvisa e misteriosa morte di sua sorella Martha. Anche gli eventi di guerra prendono posto nel racconto: le lotte partigiane o la difesa tedesca della Linea Gotica, ad esempio, sono protagoniste di alcune linee narrative.
Pure l’ambientazione si presta a una contestualizzazione storica attraverso la lettura giornaliera del quotidiano locale o, semplicemente, esplorando la mappa di gioco. Anche gli ambienti casalinghi infatti rispecchiano accuratamente il periodo storico rappresentato. Sfortunatamente non possiamo dirvi molto di più della trama, poiché il gioco è un thriller psicologico puro, e raccontarvi oltre potrebbe farvi incappare in sgraditi spoiler.
Possiamo dirvi però che le poche divagazioni nel genere horror assumono una fisionomia diversa rispetto a quanto il mercato ci ha abituato: le scene più raccapriccianti rivestono infatti un ruolo più simile all’allegoria che al gore in senso stretto, rendendo quei particolari momenti sicuramente impattanti da un punto di vista visivo, ma non particolarmente disturbanti e, in alcuni casi, “giustificabili” in termini di trama.
Ciononostante, la loro potenza comunicativa è tale da assurgere al ruolo di veri e propri punti di svolta narrativi sui quali poggia l’intera sceneggiatura. In effetti, senza di essi, la narrazione risulta essere piuttosto blanda anche nei momenti di indagine e di mistero, complice un doppiaggio dal tono piuttosto neutro che vanifica ogni tentativo di costruire quella tensione emotiva propria del thriller psicologico. Fortunatamente la trama regala sufficienti e interessanti spunti (una sorta di “chi ha ucciso Laura Palmer?” ante litteram), che hanno permesso di continuare a vivere con discreto interesse le vicende della giovane Giulia K. fino alla fine.
Sicuramente apprezzabile è la colonna sonora, che presenta un ventaglio acustico variegato passando da canzoni anni ’40 ad archi distorti nei momenti più crudi ma che, complessivamente, risulta essere non stata sfruttata a dovere: ad esclusione di alcuni momenti statici, gran parte dell’esplorazione è votata al silenzio audio. Altro elemento che spicca in positivo è stata la scelta coraggiosa di ambientare gran parte delle vicende alla luce del sole, distaccandosi dai tradizionali setting notturni, largamente abusati in ambito videoludico. Una scelta che caratterizza fortemente l’opera mentre cerca di rappresentare l’orrore umano (morte e guerra) in pieno contrasto con la sfolgorante bellezza naturale della campagna toscana.
Da un punto di vista meramente strutturale, Martha is Dead è un classico walking simulator a cui sono stati stati aggiunti alcuni elementi di distintivi, in particolar modo la possibilità di scattare e sviluppare fotografie. Senza ombra di dubbio questa risulta la meccanica principale, soprattutto in relazione all’avanzamento della trama e alla scoperta di indizi utili alla risoluzione dell’omicidio della povera Martha. Oltre a dover cercare oggetti utili come cavalletti e filtri, infatti, si dovrà procedere a fare regolazioni specifiche per realizzare immagini chiare e definite da sviluppare nella camera oscura di casa.
Ogni fotografia diventa un elemento probativo che ci porterà a comprendere i fatti accaduti e non solo. A lungo andare, però, questa attività perde di giocosità a causa del continuo viavai tra i luoghi di indagine e casa propria, e anche la ricerca della perfetta messa a fuoco comporta aggiustamenti costanti dell’inquadratura uscendo e rientrando più volte dalla schermata di gestione della macchina fotografica. Tale ripetitività è avvertibile soprattutto in quelle che potremmo definire quest secondarie, ma utili a comprendere alcuni risvolti importantissimi della trama di Martha is Dead.
Un aspetto che abbiamo apprezzato molto sono le fasi dedicate al teatrino delle marionette, con cui letteralmente si metteranno in scena ricostruzioni di eventi accaduti. Questo, insieme al setting ambientale, è tra le feature più azzeccate di questo titolo: non solo creano una discontinuità visiva e ludica efficace, ma riescono a trasmettere potentemente le vicende infantili della protagonista e non solo.
In generale però, il titolo soffre di un ritmo narrativo blando che solo nelle ultimissime battute finali riesce a impennarsi a dovere e colpire al cuore.
In conclusione, Martha is Dead è un gioco pregno di temi pesantissimi e profondi che evidentemente hanno travolto la giovane LKA nella effettiva implementazione in game, poiché sono risultati in una trama interessante ma che, nel suo dipanarsi, ci è apparsa neutra per la maggior parte del tempo per poi risollevarsi vigorosamente solo nelle battute finali. Nonostante questo, alcuni elementi narrativi riescono a creare interesse nel proseguire nella storia.
Altrettanto apprezzabili sono i tentativi di rinfrescare la formula del walking simulator, ma il tutto pecca di ripetitività e rovina, in parte, il piacere nell’esplorare il mondo di gioco. Sicuramente però Martha is Dead resta un titolo valido nei contenuti e nella loro esposizione, senza indulgere nel pietismo o nella voglia di scioccare per il gusto di farlo. Lo consigliamo a coloro che amano le storie particolari e il genere thriller.
Una finale menzione, doverosa, va all’impegno di LKA nel rendere noto al proprio pubblico l’indirizzo di un sito internet di supporto psicologico per coloro che vivono situazioni di disagio mentale. Non possiamo esimerci dal citarlo e indirizzare un’attestazione di stima personale nei confronti degli sviluppatori.