Ecco un nuovo episodio “filler” in quella che è diventata la telenovela del mondo videoludico. Il colossale affare da 68,7 miliardi di dollari che porterebbe Activision Blizzard e King sotto la proprietà di Microsoft è sotto l’esame degli organi antitrust di tutto il mondo. L’organo responsabile per l’Unione Europea che sta indagando sulla materia avrebbe dovuto esprimere il suo parere sull’acquisizione entro fine aprile dopo alcuni rinvii.
Una prima decisione era attesa già a marzo, il 19. Poi il primo slittamento all’11 aprile e un successivo entro il 25. Adesso, come riportato da Reuters, pare che la commissione che sta vagliando le carte presentate dalle aziende (non solo Microsoft ma anche i suoi competitor, gli altri esponenti del settore e, soprattutto, i pareri del pubblico) abbia deciso di prendersi quasi trenta giorni per esprimersi definitivamente. La nuova scadenza è fissata al 22 maggio. Il motivo, spiega Reuters, sarebbe nella necessità di più tempo per esaminare gli incartamenti presentati in sede di udienza. Alcuni precedenti report descrivevano l’antitrust UE come incline ad una approvazione ma il risultato potrebbe non essere così scontato.
Intanto, i maggiori ostacoli all’acquisizione vengono posti dagli organi di vigilanza USA e UK, rispettivamente FTC (che ha trascinato Microsoft in tribunale) e CMA. Quest’ultima, la Consumer and Market Authority britannica, sembra la più cauta nella formulazione delle sue ipotesi. CMA ha chiesto a diversi player dell’industria vari pareri. Di recente, sei aziende si sono espresse favorevolmente.
Questo, però, non ha fugato le perplessità dell’authority – e di Sony, soprattutto – rispetto a una ipotetica esclusività di Call of Duty. Nel tentativo di fugare i relativi dubbi, l’azienda di Redmond ha sottoscritto quattro accordi decennali con altrettante aziende: Boosteroid, Ubitus, NVIDIA e Nintendo, soprattutto. Grande esclusa proprio Sony con la quale le contrattazioni sono state interrotte – conferma Brad Smith – dopo che questa ha rifiutato tutti i deal precedenti.
Fonte: Reuters