Manca ancora circa un mese perché la conclusione dell’affare tra le due aziende raggiunga la sua seconda scadenza (la prima era stata fissata al 18 luglio). Se anche allora Microsoft non sarà riuscita ad acquisire Activision, l’azienda di Redmond si troverà costretta a versare una corposa somma di denaro (la penale era fissata a 3,5 miliardi di dollari) nelle casse del publisher guidato da Bobby Kotick a mo’ di risarcimento.
A decidere se l’affare potrà o meno andare in porto, però, sono gli enti anti-trust, ognuno per il proprio paese. Sono due in particolare a opporsi all’affare: Federal Trade Commission negli Stati Uniti e Competition and Market Authority in Gran Bretagna. Mentre col primo proseguono le udienze in tribunale, il parere di CMA sembra essere più vicino e, stavolta, più incline ad accogliere le istanze.
Come riportato dai siti governativi ufficiali del Regno Unito, CMA sembra essere soddisfatta dall’intenzione di risolvere le criticità – in particolare quelle relative al mercato cloud – sottolineate in prima istanza. Microsoft, insomma, potrebbe aver toccato le corde giuste, questa volta. Di base: la soluzione offerta da Microsoft per rassicurare CMA prevede la rinuncia alla gestione delle IP sul mercato cloud, diritti che verrebbero invece ceduti a Ubisoft che si occuperà anche di valutare eventualmente l’approdo di tali giochi su diversi servizi.
Sarà il publisher e developer franco canadese a occuparsi di gestire – per il mercato cloud – il catalogo di titoli prodotti da Activision. Con ogni probabilità, l’azienda della famiglia Guillemot dovrà per prima cosa onorare i vari accordi già siglati da Microsoft con Boosteroid, Ubitus, Nintendo e Nvidia.
Per quanto soddisfatta – così emerge dal comunicato – CMA ha ancora alcune perplessità residue. A queste, Microsoft ha provato a rispondere proponendo ulteriori soluzioni che consentirebbero proprio all’antitrust britannico di intervenire alla bisogna. Al momento, l’ente ha deciso di prendersi ancora due settimane per condurre ulteriori consultazioni interne. Si attende dunque una risposta per il 6 ottobre.