I desideri distorti della gente
A prescindere da come si decida vivere le proprie giornate, bisogna comunque dedicare qualche ora ai dungeon che compongono la realtà alternativa di Persona 5, ovvero I Palazzi accennati poc’anzi. I due giochi precedenti erano caratterizzati da dungeon generati casualmente, stavolta una manipolazione/proiezione oscura di luoghi esistenti. Per esempio, il primo Palazzo è localizzato dove risiede la scuola del protagonista, la Shujin Academy: ciò ne consegue che le aule e i corridoi dell’edificio sono, nella realtà parallela, trasformati in camere di tortura e angusti androni di un castello medievale.
Persona 5 è presentato in uno stile colorato e pomposo, che fa strabuzzare gli occhi.
All’interno di ogni dungeon non bisogna soltanto cimentarsi nei combattimenti a turni, ma sfruttare anche una nuova meccanica: lo stealth. Persona 5 incoraggia infatti il giocatore a nascondersi negli angoli bui delle location per attaccare i nemici dall’ombra, piuttosto che andargli incontro a spron battuto. Il gioco consente di sgusciare silenziosamente dietro gli avversari in modo semplice e allo stesso tempo elegante. Basta infatti la pressione di un tasto per piazzarsi dietro una copertura, che sia una colonna o una poltroncina, e farlo con attenzione (e con il giusto tempismo) è importante per avere un turno di vantaggio nello scontro. Essere goffi e farsi beccare, al contrario, riempie un misuratore di allerta dei nemici di circa il 15%, che soltanto vincendo gli scontri è possibile scaricare – del 5% ogni battaglia. Qualora tale barra raggiungesse il 100%, il giocatore verrebbe cacciato dal dungeon e non avrebbe la possibilità di tornarvi per il resto della giornata, di fatto aumentando il numero di viaggi necessari per completarlo.