Persona 5 – la recensione

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Profumo di Oriente

Persona 5 trasuda giapponesità da ogni poro. Shibuya è stata ricreata con una cura certosina nei confronti dei dettagli e ogni anfratto della metropoli ritrae la sua controparte reale. Le affollatissime fermate della metro, le viuzze secondarie piene di negozi, la vita scolastica… sembra veramente di essere immersi in un manga! Le scene di intermezzo altro non sono che spezzoni di un anime in alta definizione e i dialoghi si avvicinano molto a una visual novel. Sono davvero una quantità industriale le linee di testo presenti in Persona 5 e, per entrare nel vivo della vicenda, è importante prendersi tutto il tempo necessario e non skippare nulla, nonostante l’assenza della lingua italiana possa essere uno scoglio per molti.

Persona 5 riprende le meccaniche che hanno assicurato ai predecessori migliorandole in ogni aspetto.

Si può risentire della mancata localizzazione soprattutto durante le sessioni di gioco prolungate, quando l’occhio è stanco e leggere in inglese rende un tantino più pesante l’esperienza. Il nuovo capitolo della serie affronta poi temi maturi quali la difficoltà di ambientarsi in un nuovo posto, l’abuso minorile, la corruzione della società, sfiorando addirittura il suicidio, e la trama si snocciola in modo tale da rispondere ai numerosi interrogativi piano piano, assicurandosi che non cali mai l’interesse nei confronti del plot principale.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto
9
persona-5-la-recensione<strong>PRO</strong> <BR> Coinvolgimento alle stelle! <BR> Storia avvincente. <BR> Battle system profondissimo. <BR> A metà tra anime e videogame. <BR> Longevo. <BR> <strong>CONTRO</strong> <BR> Dialoghi un po' ripetitivi. <BR> Tutto in inglese. <BR>