Chi sono veramente?
La coppia di episodi di The Lion’s Song narra due vicende legate dallo stesso filo conduttore ma estremamente differenti nello svolgimento. Nel primo caso abbiamo una giovane musicista in cerca di una pausa dal mondo che la circonda, messa all’angolo da un concerto sempre più vicino e per il quale non ha ancora preparato uno spartito; dall’altra, un giovane pittore che invece fa di tutto per inseguire l’ispirazione, la perfezione e cercare di affermarsi nei salotti più chic della zona. Due anime opposte ma che sono cadute nello stesso, spaventoso vortice: la mancanza di una musa che li accompagni al livello superiore.
Questo piccolo gioiello è un’enorme, brutale morale sulla ricerca della famosa “scintilla”, del guizzo che trasforma l’idea in un capolavoro senza tempo. C’è chi la insegue a tutti i costi e chi, sommerso dalle pressioni, non fa altro che rimandare il fatidico giorno dell’inizio dei lavori. Da un lato la paura, dall’altro la foga: due facce di un’oscura medaglia che, ne siamo sicuri, molti di voi riconosceranno come il famoso “blocco dell’artista”. Il primo episodio ci mette nei panni di Wilma, compositrice sull’orlo di una crisi, completamente immersa nell’opera che la farà svoltare una volta per tutte, ma perennemente delusa dai risultati delle sue bozze. Gli occhi della città sono tutti puntati su di lei, compresi quelli del suo mentore (che lei ammira su un piano, diciamo, molto più “emotivo”), e non riesce più a reggere questo fardello. Scappata dalla società, immersa nella solitudine e nella natura più incontaminata, ha una sola settimana di tempo per tirar fuori qualcosa che resti per sempre negli annali della musica. Una vera e propria storia di coraggio – da qui, il titolo del gioco – che si dipana sorprendentemente grazie a un’inaspettata nuova amicizia, e un’illuminante rivelazione.
Il pittore Franz, invece, è l’esatto opposto di Wilma. Fin troppo sicuro delle sue capacità e forte del sostegno di altri artisti famosi, è ormai certo di aver già raggiunto l’apice della sua carriera, nonostante la giovane età. Ciò che gli dà una marcia in più è la “sovrannaturale” capacità – o forse dovremmo dire “maledizione” – di leggere nel cuore di ogni persona, portandone allo scoperto anche le sfaccettature più illeggibili. I suoi ritratti colgono un’essenza tutta nuova, ma il mondo gli crolla addosso nel momento in cui un famoso critico gli fa notare che ricerca questi lati nascosti in maniera fin troppo accademica, usando il cervello e non il cuore. Da qui, una vera e propria discesa nella follia, con Franz che utilizza qualunque metodo – anche masochistico – per spogliare i suoi modelli anche di quell’ultimo strato che mai è riuscito ad afferrare. Se la ricerca dell’ispirazione di Wilma traccia delle ottime basi, per quanto non perfette, il dilemma di Franz è davvero incredibile e – in molti casi – tristemente umano. Ancora una volta, incapperemo in vere e proprie perle di cuore e saggezza, oltre che in un’inesauribile fonte di risposte utili non solo per il completamento dell’avventura, ma anche per noi stessi. Colori, disegni, colonne sonore: The Lion’s Song, in alcuni spezzoni, è così coeso e ben amalgamato da riuscire a sfiorare lo status di capolavoro indimenticabile.
Ancora una volta, incapperemo in vere e proprie perle di cuore e saggezza, oltre che in un’inesauribile fonte di risposte utili non solo per il completamento dell’avventura, ma anche per noi stessi.