Evoluzione?
Tokyo Twilight, a conti fatti, non si distacca poi così tanto dai canoni del genere. Una volta avviato il gioco, ad esempio, aspettatevi già chiacchiere su chiacchiere condite da sfondi statici. Testi e dialoghi, purtroppo, non sono in alcun modo localizzati in lingua nostrana, rendendo il tutto molto meno fruibile a chiunque non mastichi un bel po’ di inglese.
Il titolo, però, tenta comunque di prendere le distanze dalla massa come meglio può, infilando nell’offerta elementi poco comuni alle visual novel, anche se spesso fin troppo fantasiosi. Non sempre, purtroppo, riuscendo a centrare il bersaglio. Il sistema di interazione con i personaggi non giocanti, ad esempio, è tutto sommato interessante, ma la stessa cosa non possiamo dirla della messa in pratica.
Spesso, mentre ci approcciamo ai vari comprimari, potremo infatti decidere come comportarci in tutta libertà. Purtroppo, a differenza di molte avventura grafiche, questo sistema è molto più astratto del dovuto, finendo per trasformare buona parte delle nostre buone intenzioni in tremende figuracce. Due ruote a schermo ci permetteranno di scegliere uno dei cinque sensi e il sentimento da collegargli e, da qui, il gioco calcolerà la conseguente reazione di chi ci sta davanti. Se quello che abbiamo scritto vi sembra arabo, tranquilli, è tutto normale.
Per fare un esempio, una bella e – chissà come mai – sempre procace fanciulla vuole fare la nostra conoscenza. Noi puntiamo al “tatto” e alla “felicità“, come risposta. Magari, nel tentativo di darle una pacca sulla spalla, o una stretta di mano gioiosa. Il problema è che la peculiare “addizione” non sempre si tradurrà in ciò che avevamo sperato. Tempo un’oretta ed ecco che già vediamo crollare l’intero senso ruolistico dietro questa (eccessiva) libertà decisionale, finendo per generare spesso situazioni imbarazzanti che, con un’interfaccia meno criptica, avremmo di certo evitato.
Ci sono momenti, come le sezioni investigative, in cui il tutto funziona in modo più intuitivo ma, per quanto riguarda i dialoghi, è un continuo disastro. Fortunatamente, queste scelte in-game non minano in alcun modo l’iter della storia, tant’è vero che i cambiamenti si riducono spesso a un paio di dialoghi in croce, ma resta comunque un neo che saremo costretti a trascinarci dietro per tutta la durata dell’avventura. E, ve lo assicuriamo, dopo un paio di svarioni inizia a non essere più così divertente. Almeno fin quando non ci si accorge che i problemi principali si annidano nel gameplay vero e proprio.
Il titolo, però, tenta comunque di prendere le distanze dalla massa come meglio può, infilando nell’offerta elementi poco comuni alle visual novel, anche se spesso fin troppo fantasiosi.