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Tom Clancy’s Ghost Recon: Wildlands – Hands-on

1 Benvenuti nelle terre selvagge

Giunto sugli scaffali dei negozi dopo uno sviluppo serrato, durato ben quattro anni, Tom Clancy’s Ghost Recon – Wildlands rappresenta la prima volta della saga all’interno della tipologia open world. Per questo motivo, pubblico e critica si sono avvicinati con curiosità al titolo di Ubisoft.
In occasione del lancio, la divisione italiana ha presentato il gioco in pompa magna in quel di Milano dove, oltre a permetterci di provare la versione finale, ci è stato anche dato il modo di fare una chiacchierata con alcuni degli sviluppatori che hanno preso parte al progetto.
Forse non tutti infatti sanno che c’è un pizzico importante di italianità in Tom Clancy’s Ghost Recon – Wildlands. Lo annuncia, con orgoglio, Cristina Nava, Associate Producer di Ubisoft Milan. E’ lei che ci ha guidato passo passo nelle nostre prime sessioni di gioco, dicendoci, ogni tanto “ecco, questo lo abbiamo fatto noi!” oppure “ecco, questa è stata una nostra idea!”.

2 Tengo cuore italiano

Appare quasi scontato che, un gioco vasto come Tom Clancy’s Ghost Recon – Wildlands, abbia richiesto la concertazione di più studi di sviluppo (da Parigi all’est Europa). Il team italiano non è però rimasto marginale e può anzi fregiarsi di aver contribuito alla realizzazione di alcuni degli aspetti più importanti.
Anzitutto, batte bandiera italica la gestione dell’intelligenza artificiale per ciò che concerne il traffico dei veicoli. Parliamo di una rete di strade, autostrade e mulattiere lunga circa 800 km, che, a detta della Associate Producer, Cristina Nava “copre la mappa più grande mai realizzata fino a oggi da Ubisoft”. Anche se la Bolivia (Paese in cui sarà ambientato il gioco) non è in scala 1:1, l’intera nazione è stata comunque riprodotta fedelmente su schermo, con tutte le sue 21 regioni impreziosite da 11 ecosistemi differenti. Numeri che vi fanno intuire l’importanza dei veicoli all’interno dell’economia di gioco. Del resto, il gameplay ora vi lascia totale libertà d’azione, dunque durante le vostre peregrinazioni vi troverete spesso nella necessità di bloccare un mezzo per impossessarvene così da sfuggire alla polizia o raggiungere più velocemente la vostra prossima meta. In questi frangenti, potrete apprezzare la meticolosità del lavoro svolto dal team italiano, nella gestione e realizzazione dei più disparati autoveicoli – e non solo! – che sfrecciano nel gioco. In tutto sono 60 e vanno da normali utilitarie fino ad arrivare a possenti blindati. Senza dimenticare, poi, quelli più in sintonia con il territorio: furgoncini sporchi di fango, tir imponenti e pullman mezzi scassati. Chiudono la rassegna i velivoli e i mezzi acquatici, perché la mappa di Tom Clancy’s Ghost Recon – Wildlands può essere sorvolata persino in elicottero e si spinge fino ad alcune remote isolette sulle quali, immancabilmente, troverete delle raffinerie della droga difese come Fort Knox.

Un altro aspetto curato da Ubisoft Milan riguarda la routine dei numerosissimi personaggi non giocanti. L’ultima fatica della software house di Rayman vi sprona a immergervi nella cultura boliviana, con le sue contraddizioni, i suoi colori, le sue tradizioni. Capiterà spesso di imbattervi – sia perché lo richiede la trama, sia in modo del tutto casuale – in festività locali, oppure di assistere a spettacoli canori, o a cerimonie religiose o, ancora, di dovervi muovere lungo fiere affollate e caotici mercati rionali. Ecco, se tutto questo vi piace, lo si deve alla cura dei dettagli riversata nel prodotto dagli sviluppatori italiani. “Di giorno le donne escono di casa per andare a fare compere alle bancarelle” – ci ha detto Cristina, con gli occhi che le brillavano per l’entusiasmo di consegnare alla stampa qualcosa che ormai avverte come parte di sé “mentre di notte gli uomini frequentano i bar o posti peggiori. Noi abbiamo curato questi aspetti per fare in modo che il mondo di gioco fosse pulsante e vivo”. Gli animatori italiani hanno sfruttato la tecnica del motion capture per fare in modo che gli NPC risultassero molto realistici. Di solito si ricorre al motion per animare l’eroe e i suoi comprimari, quindi è apprezzabile notare che la cura per i dettagli risulti estremamente alta anche per ciò che è destinato a fare solo sfondo alle nostre imprese.

L’ultima fatica della software house di Rayman vi sprona a immergervi nella cultura boliviana, con le sue contraddizioni, i suoi colori, le sue tradizioni.

L’ultimo aspetto di Tom Clancy’s Ghost Recon – Wildlands a potersi fregiare del tricolore è l’interfaccia utente. Il titolo, com’è noto, permette al pari di un The Elder Scrolls qualsiasi, di creare da zero il proprio alter ego. Ogni pagina del menu dedicata all’eroe, al suo equipaggiamento e alle armi è stata pensata, disegnata e sviluppata da Ubisoft Milan. Pensateci, mentre vi ci avventurate.

3 Azione e strategia, due facce della stessa medaglia

Chi, come noi, segue il brand da quando è nato (parliamo cioè di qualcosa come tre lustri fa), vedendo i primi trailer di Tom Clancy’s Ghost Recon – Wildlands avrà senza dubbio temuto che l’impostazione open world e l’introduzione di una visuale in terza persona snaturassero le meccaniche di gioco tradizionali, storicamente improntate più sulla pianificazione dei blitz che non sugli assalti veri e propri, facendo virare la formula verso qualcosa in stile Rambo.

L’esperienza tattica che il gioco trasmette è sempre molto intensa

Premesso che tratteremo il tema in modo più approfondito in sede di recensione, dopo il nostro hands on possiamo comunque dirvi che non sarà così. Tirate pure un sospiro di sollievo! L’esperienza tattica che il gioco trasmette è sempre molto intensa e qui viene ulteriormente rafforzata non solo dalla presenza dei droni, che vi permetteranno di sorvolare i territori ostili così da “taggarne” i nemici individuati, e dalla possibilità di avvalersi delle comunità di insorti che non ci stanno a subire lo spadroneggiare dei narcotrafficanti, ma anche dalla ghiotta modalità cooperativa con gli amici. Del resto, è proprio questa la caratteristica che più attrae, in un gioco come Tom Clancy’s Ghost Recon – Wildlands, dove altrimenti il giocatore rischia di lasciare tutto il lavoro sporco all’intelligenza artificiale che muove i propri compagni di squadra, limitandosi allo stretto necessario per portare a casa la pellaccia.

4 Nessun uomo è un’isola

Nel nostro hands on, siamo stati affiancati dai colleghi di altre testate, così da permetterci di testare a fondo le potenzialità del multiplayer. Come detto, solo avvalendosi della collaborazione di giocatori umani, è possibile assaporare appieno Tom Clancy’s Ghost Recon – Wildlands. L’intelligenza artificiale dei nostri alleati tende infatti troppo a farci da balia e talvolta si ha persino l’impressione che “veda” il nemico anche quando è fisicamente nascosto, perché troppo distante o al riparo di qualche elemento del paesaggio.

solo avvalendosi della collaborazione di giocatori umani, è possibile assaporare appieno Tom Clancy’s Ghost Recon – Wildlands.

Avventurarsi con tre amici per la Bolivia è invece molto più divertente, anche perché è possibile in ogni momento far cessare la collaborazione e ritornare sui propri passi (il gioco resta open world anche nel multiplayer). Chi hosta può includere nelle proprie partite anche giocatori di livello inferiore e permettere loro di prendere parte a missioni che non hanno ancora sbloccato nel single player. Questa caratteristica potrebbe non piacere a tutti: se da un lato, infatti, è apprezzabile la decisione degli sviluppatori di lasciarci “carta bianca” nel percorso personale che decideremo di seguire, dall’altra giocare senza un senso rischia alla fine di lasciarci in mano un gioco completato a macchia di leopardo.
Durante le nostre partite non abbiamo notato lag o problemi di sorta, ma naturalmente non è possibile esprimersi in modo definitivo: bisogna attendere l’arrivo del gioco nei negozi e l’afflusso del grande pubblico sui server di Ubisoft. Per questi e altri dettagli, soprattutto sul versante tecnico, vi rimandiamo alla nostra recensione.

Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands: L'Open World di Wildlands

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