Siete insoddisfatti di come vanno le cose in Italia? Lo sarete un po’ meno dopo aver letto come sia la situazione in Venezuela. Il paese sta attraversando una crisi economica incredibile e la sua valuta è inflazionatissima. In un’economia in ginocchio i cittadini cercano riscatto farmando valute virtuali nei videogiochi.
Iniziamo alle 8.30 del mattino e per 11 ore filate stanno davanti a vecchi monitor a tubo catodico e con connessioni Internet ridicole. Via una sigaretta l’altra. È questa la misera vita dei gold farmer. Persone che passano le loro giornate giocando titoli ormai datati come RuneScape, accessibili dal loro hardware modesto, per accumulare valuta virtuale da vendere ad altri giocatori per denaro reale o criptovalute.
La pratica, già diffusa in altre economie in crisi come quella nord coreana, sta diventando così diffusa in venezuela al punto da creare un’inflazione all’interno degli stessi mondi virtuali!
Efrain Peña, 29 anni, gioca 7 giorni su 7 e con quello che guadagna mantiene moglie e figlio. Sono appena un paio di dollari al giorno, ma è più di quanto guadagnino i lavoratori stipendiati. “Non abbiamo mai guadagnato così tanto” dice Efrain.
“La valuta venezuelana vale meno delle valute virtuali nei videogiochi” dice Enegebe Sención, 30 anni, che di professione farebbe il programmatore, se una simile professione fosse praticabile nel suo paese. Un bolívar al cambio attuale vale 0,09959 dollari, giusto per avere un’idea. Tutta una conseguenza di decenni di controllo della valuta attuati dal regime socialista di Caracas.
William Natera, 23 anni, farma nel videogame Tibia. E in questo modo riesce a vivere. Prima faceva il muratore in un programma governativo di costruzione case. Ma a suo dire quel lavoro da “mulo” non bastava neanche a pagargli la colazione…
I nuovi MMO tendono a vendere la valuta virtuale direttamente ai giocatori. Ma in quelli vecchi questo meccanismo non era implementato. “I vecchi giochi non muoiono mai. Semplicemente ci dimentichiamo di loro” dice Edward Castronova, professore alla Indiana University che si occupa di economie virtuali. E aggiunge “Quindi ci sarà sempre spazio per i gold farmer”.
Tibia è un gioco del 1997 e ancora oggi ha più di mezzo milione di giocatori. Mentre RuneScape che è del 1999 ha oltre 1 milione e mezzo di utenti mensili attivi, secondo SuperData Research. Terreno fertile per i gold farmer venezuelani. Dediti a un compito ripetitivo, ma per loro fruttuoso. Molti lavorano di notte, per evitare il congestionamento delle linee. Perché le connessioni Internet in Venezuela sono tra le più lente al mondo. Addirittura peggiori di quelle della Siria, divorata dalla guerra.
Samuel Navas, 28 anni, lavorava in campo assicurativo. Poi ha cominciato a farmare in Tibia. Il suo reddito dipendeva da quello, finché dei ladri di rame non hanno messo fuori uso la sua connessione. Impedendogli di giocare per due mesi consecutivi. La sua famiglia si è trovata in gravissima difficoltà.
I “gold farmer” sono fortemente osteggiati, in quanto il lavoro mestiere danneggerebbe l’economia del gioco stesso. E ogni giorno vengono bannati migliaia di account. Eppure questa opportunità offre una via d’uscita a gente disperata.
Quando ci lamentiamo di quel che non abbiamo forse dovremmo fermarci un attimo riflettere anche su tutto ciò che invece abbiamo la fortuna di avere.
Fonte: Bloomberg Businessweek