L’argomento, ormai scottante, sta facendo il giro delle trasmissioni più conosciute e delle reti televisive più seguite del nostro paese. Questa volta è il turno della popolare trasmissione Uno Mattina, mandata in onda sul Rai Uno quotidianamente e dedicata a diversi temi di attualità.
Come potrete vedere voi stessi guardando il video allegato all’articolo (a partire dal minuto 19) si è parlato ancora una volta di uno dei videogiochi più discussi di questo periodo: Grand Theft Auto 5, preso come esempio di una intera generazione di videogiochi violenti e potenzialmente pericolosi. Ospite della trasmissione la scrittrice Dacia Maraini, classe 1936, convinta sostenitrice della necessità di limitare i giochi dove “vince chi mette sotto con la macchina”. Come ospite telefonico invece, a rappresentanza del “movimento” dei videogiocatori, troviamo il popolare YouTuber FaviJ. Lorenzo Ostuni (questo è il suo vero nome) è popolare non tanto come videogiocatore ma più che altro come intrattenitore della rete, dove è il fiero gestore di un canale YouTube da oltre un milione di iscritti.
Dacia Maraini è sicuramente affermata nel suo campo (letterario) e ha prodotto diverse opere molto apprezzate; ma dimostra di non sapere granché dell’argomento di cui si parla. Questo tuttavia non rende affatto inutile il suo intervento, che si rivela anzi necessario: la scrittrice (insieme al conduttore) rappresenta quella grossa fetta di popolazione non vicina ai videogiochi che, lecitamente, si preoccupa della loro potenziale influenza e dell’assenza di regolamentazioni. Questo non è un ragionamento da biasimare ed è anche piuttosto normale, non è infatti detto che una persona debba conoscere in prima persona una realtà per potersene preoccupare!
Il disequilibrio però, in questo caso, nasce quando il conduttore invita alla parola l’ospite telefonico. Probabilmente il tentativo era quello – apprezzabile – di creare un dibattito fra due parti e di invitare due ospiti che potessero fornire punti di vista diversi, ma FaviJ non sembra affatto la persona adatta a questo scopo. Addirittura viene il dubbio che sia stato scelto apposta per dimostrare le tesi del conduttore e della scrittrice, che introducono il discorso (nominando anche i fumetti, affiancati ai videogiochi come possibile influenza negativa) parlando della violenza sulle donne. Subito dopo viene toccato un tasto piuttosto importante, ovvero una richiesta da parte di tutti i gruppi parlamentari, che chiedono al presidente del consiglio Matteo Renzi di intervenire sui videogiochi violenti. Subito dopo aver menzionato questi potenziali provvedimenti viene invitato alla parola il “genio del web” FaviJ, che esordisce con una frase da fare un po’ cadere le braccia: “I videogiochi violenti sono di sicuro pericolosi dal punto di vista, sì, nel fatto che condizionano magari i giovani, però comunque sono divertenti quindi riescono a catturare molti giovani ma anche non giovani”. Dopo questa triste introduzione FaviJ parla del PEGI, in modo però piuttosto approssimativo.
A questo punto le cose da dire non sono poi molte (se volete conoscere il nostro pensiero a riguardo potete leggere un nostro precedente articolo cliccando QUI) ma sicuramente una cosa andrebbe fatta: cercare di interrompere questa ondata di demonizzazione. Parlarne è lecito come è lecito preoccuparsi, ma sicuramente ci sono personaggi in grado di argomentare in modo approfondito e intelligente, rappresentando la parte difensiva di questa grossa accusa contro il mondo videoludico. Qualcuno che sia in grado, come è giusto che sia, di far riflettere sull’argomento e di stimolare una visione che tocchi punti di vista diversi. Sicuramente quel qualcuno non è FaviJ che, senza nulla togliere alle sue doti di intrattenitore, non ha certo fatto un buon lavoro in tal senso.
Infine non ci resta che guardare il lato potenzialmente positivo della questione e, come abbiamo già detto in passato, far notare che iniziare a parlarne, seppure con toni accusatori, potrebbe essere una buona occasione per fare chiarezza. Per citare un grande della letteratura: “Che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli”.