Yoshi’s New Island

La serie dedicata al simpatico draghetto verde Yoshi inizia nel 1995, quando sull’indimenticabile SNES arriva, dalle geniale mente di Shigeru Miyamoto, Super Mario World 2: Yoshi’s Island, che rappresenta il prequel di tutti i prequel, da Super Mario World alla stessa saga di Super Mario Bros. Il titolo, caratterizzato da uno stile grafico basato su tratti e sfumature pastello, ebbe un grande successo tra i videogiocatori, andando a mettere un nuovo tassello nei successi della storia Nintendo. Era il 2006, invece, quando lo studio Artoon presentava Yoshi’s Island DS, appunto in esclusiva per console portatile Nintendo. Dopo aver conosciuto il clan degli Yoshi e i personaggi di Baby Mario e Baby Luigi nel primo capitolo, ci troviamo in mondi completamente nuovi con altri pargoli tra cui anche Baby Peach, Baby Donkey Kong e Baby Wario.

Il supporto 3D tende a enfatizzare la grafica particolare di questo platform.

Nonostante il secondo titolo avesse deluso più che colpire, soprattutto rispetto all’effetto che aveva fatto il primo episodio nel cuore dei videogiocatori, Nintendo tenta un nuovo colpo con Yoshi’s New Island, in esclusiva per console DS. Questa volta, la palla passa al team Arzest, che al suo interno presenta comunque molti dei membri che avevano lavorato all’episodio precedente, capitanati però dal producer Takashi Tezuka, veterano della serie, che aveva già affiancato proprio Miyamoto come direttore creativo nel primo Yoshi’s Island.
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Nel nuovo titolo, i piccoli personaggi, dispersi durante il viaggio dalla cicogna sull’Isola Uovo e aiutati dai fedeli Yoshi, dovranno affrontare il Magikoopa Kamek. In sella al suo fedele destriero e a tutti i membri del clan di Yoshi, Baby Mario dovrà scappare dai mille pericoli e nemici che minacciano l’isola e tutti i suoi abitanti per riuscire a salvare il povero Baby Luigi, anche questa volta rapito dal piccolo (ma non per questo meno perfido!) Baby Bowser.

Sebbene solo un test finale potrà svelare il valore del gioco, appare già da adesso molto probabile che si tratti del solito “scenario Nintendo”: videogiochi molto classici e (fin troppo) in linea con la tradizione.

Il gameplay, dunque, non si distacca molto dagli episodi precedenti, in cui i sistemi di attacco e di difesa rimangono invariati: quando uno Yoshi viene colpito, il piccolo Mario volteggia in una bolla e si avranno pochi secondi per liberarlo senza perdere una vita, mentre con la sua lunga lingua appiccicosa, Yoshi potrà catturare qualunque tipo di nemico, anche quelli giganti, introdotti qui come novità di gameplay. Come da tradizione, infatti, il goloso draghetto potrà sfruttare ancora una volta la sua capacità di ingoiare nemici e trasformarli in uova, ma questa volta il giocatore avrà a che fare anche con cattivi di grossa taglia, come l’enorme Shy Guy. Con queste nuove uova di proporzioni maggiori si potranno distruggere al passaggio ancora più oggetti, tra cui interi blocchi, tubi e file di monete, rivelando così premi preziosi come monete e chiavi: maggiori saranno gli oggetti distrutti e più aumenteranno le dimensioni dell’uovo gigante, con il conseguente beneficio di punti e vite extra.
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lo schermo inferiore servirà solo a dare al giocatore informazioni generali sulla vite, i punti e gli oggetti raccolti.

Resta invariata invece la meccanica di alcune delle mosse caratteristiche di Yoshi, come lo schianto a terra o il salto svolazzante, che gli permetterà di raggiungere tutti i punti presenti nei livelli e collezionare tutti gli oggetti: dai fiori alle monete. L’unico tasto dolente è che le uova giganti possono seguire Yoshi e Baby Mario solo nei punti abbastanza grandi da permetterne il passaggio, costringendo il giocatore a cambi di percorso in caso di necessità. Lo stile grafico, poi, rimane anche per questo capitolo un elemento fortemente caratterizzante della serie, aggiungendo alle ben note tonalità di colore pastello disegni che sfruttano sia la tecnica della pittura a olio che gli acquerelli, creando un design unico in tutto il gioco. In questo caso, il supporto 3D tende a enfatizzare la grafica particolare di questo platform, che si gioca infatti tutto sullo schermo superiore, mentre lo schermo inferiore servirà solo a dare al giocatore informazioni generali sulla vite, i punti e gli oggetti raccolti.
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Al momento, del gioco non si sanno ulteriori dettagli, ma è anche vero che tutto sembra piuttosto chiaro, a questo stadio dello sviluppo. Sebbene solo un test finale potrà svelare il valore del gioco, appare già da adesso molto probabile che si tratti del solito “scenario Nintendo”: videogiochi molto classici e (fin troppo) in linea con la tradizione, destinati a soddisfare senza riserve i fondamentalisti della Grande N ma, al tempo stesso, poco capaci di conquistare nuovi giocatori o convincere gli scettici. Il discorso è lungo e ci porterebbe troppo lontano dai lidi di questa preview, ma l’interrogativo che resta sospeso nella mia testa è sempre lo stesso: quando cambierà davvero qualcosa in quel di Kyoto?