
I videogiochi: forma d’arte oppure no? Un dibattito che accende le discussioni di tutto il mondo da decenni. Oggi, un nuovo duellante scende in campo.
Lui è Marchin Blacha, story director di CD Projekt, software house dietro il recente The Witcher 3, tanto per citarne uno. Umiltà o consapevolezza, quella che lo spinge ad ammettere che il videogioco può essere arte, ma che CD Projekt non è mai arrivata così lontano?
“Ho partecipato a discussioni simili tantissime volte ma, ad essere sincero, neanche io mi sono fatto un’idea precisa”, ha infatti ammesso, durante un’intervista con Culture.
“So che i videogiochi sono parte importante della nostra cultura, è fuori ogni dubbio, ma arrivare addirittura ad essere una forma d’arte? Può anche essere, ma non tutti. Non tutti i giochi possono essere considerati opera d’arte”.
“Ci sono casi in cui un gioco può essere considerato un capolavoro artistico, o un quasi capolavoro. The Witcher non credo, ma ci sono anche artisti che riescono a esprimersi alla grande attraverso i videogiochi, un po’ come accade con la pittura o la poesia”.
“I film, o le arti visive in generale, sono differenti perché dirette, dall’inizio alla fine. Vero che ci sono alcune arti, soprattutto moderne, che in qualche modo interagiscono con chi le guarda ma, in linea di massima, l’arte classica è molto meno interattiva di un videogioco”.
“Nel nostro caso, l’artista è chi scrive la storia, ma il regista è il giocatore, perché è proprio il giocatore a decidere quando e come devono accadere le cose. Parliamo di un discorso complesso, e non mi sento neanche così competente da intraprenderlo, ma vedo una chiara differenza tra un film di Bergman e un videogioco”.
“In primis, il videogioco non sempre è progettato per diventare un’opera d’arte. Inoltre, c’è sempre un videogiocatore che decide modo e tempi dello scorrere degli eventi”.
Fonte: Culture
















