Il fenomeno del cyberbullismo è più diffuso che mai. Sono davvero numerose le persone che tramite i social network ancora ne offendono altre per mancanze di idee in comune. Da questo punto di vista, uno dei reati più puniti sul web è diventato la diffamazione. In passato ma ancora oggi, la Cassazione lavora duramente per rendere i social un ambiente il più sicuro e rispettoso possibile. E in queste si è discusso della parola “bimbominkia“, termine abusatissimo sul web, che è diventato una diffamazione.
Per contribuire a ciò, è stato stabilito che l’utilizzo di “bimbominkia” può essere punito per reato di diffamazione aggravata. Per diffamazione si intende una condotta che sta nell’offendere, la reputazione di un individuo davanti a più persone senza la sua presenza della ‘vittima‘, tutto ciò viene poi aggravato se l’offesa avviene con un mezzo di stampa come i social.
La parola “bimbominkia” indicherebbe, secondo la Corte, una persona inferiore a tutte le altre. L’episodio che ha portato a ciò, è stata la decisione sull’ambientalista Enrico Rizzi, che è stato condannato per aver definito “vigliacco” e “infame” Diego Moltrer, l’ex presidente del Consiglio Regionale del Trentino-Alto Adige scomparso nel 2014. Per le sue dichiarazioni, Enrico Rizzi era stato definito “bimbominkia” su un gruppo Facebook da un’amica di Moltrer che oggi è stata condannata per diffamazione.
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Fonte: TGCOM24