Quando abbiamo incominciato a scrivere l’anteprima di Soulstice di Forge Reply, ci siamo resi conto che scrivere un testo formale non avrebbe reso giustizia a quel che abbiamo potuto vedere e provare nell’hands-on riservato alla stampa di qualche giorno fa.
Sembrerà strano, ma la cosa che ci ha più colpito è l’amore che Soulstice trasuda verso la tradizione dell’action stylish giapponese, attraverso le sue meccaniche e la sua estetica. Un sentimento genuino e appassionato per il genere che affronta coraggiosamente gli inevitabili paragoni con mostri sacri come Devil May Cry o Bayonetta e, a nostro parere, sembra aver trovato un modo per celebrarli creando dinamiche ludiche assolutamente personali.
In questi giorni, abbiamo avuto l’opportunità di fare conoscenza delle due protagoniste di Soulstice: le sorelle Briar e Lute, le cui anime sono state unite attraverso un rituale al fine di trasformarle in una letale Chimera, considerata l’arma definitiva dal misterioso Ordine della Lama Cinerea.
Nella demo inviataci, abbiamo esplorato i resti devastati della sacra città di Ilden fino a raggiungere la cima del ponte Ildenmere, e saggiato con mano i primissimi scontri contro i nemici fino al boss finale dell’area.
Da un punto di vista prettamente estetico, emerge vividamente un gusto per le atmosfere dark che entrano in contrasto con il bianco assoluto della figura della piccola Lute, che emerge come una brillante luce di speranza non solo per la combattiva Briar ma anche per noi giocatori.
Per stessa ammissione degli sviluppatori, le ispirazioni per il mondo di Soulstice traggono spunto da opere come Berserk e soprattutto Claymore, ma sia da un punto di vista narrativo che della caratterizzazione, l’impianto generale sembra restare nell’alveo del mero citazionismo piuttosto che del pedissequo allineamento ad esse.
Ovviamente non possiamo darvi un giudizio definitivo sulla qualità della narrativa ed estetica complessiva, ma da quanto ci è stato permesso di vedere, ci è parso sufficientemente convincente da volerne sapere di più sul rapporto tra le due giovani e sulle manovre dell’Ordine della Lama Cinerea.
Per quanto riguarda il gameplay, Soulstice percorre la difficile via dell’action stylish con tanto di giudizio finale al termine delle battaglie. Sebbene fossimo impegnati in una fase iniziale di gioco, abbiamo constatato come il sistema di combattimento denoti una certa solidità, e come vi trovino spazio anche elementi strategici: ad esempio, alcuni nemici sono caratterizzati da status particolari che se non compensati attivando il banished o l’evocation field, rendono impossibile la loro sconfitta sul campo. Tali campi di forza sono disattivabili a piacere, e la loro durata è limitata nel tempo, quindi necessitano di una buona dose di buon senso nel loro utilizzo.
Durante questa run di prova, il nostro arsenale era composto da uno spadone-martello pesante e da una sorta di frusta chiodata più leggera, che potevamo usare alternativamente in base alle necessità, come rompere la poise (equilibrio) dei nemici corazzati per poi finirli con attacchi più leggeri ma veloci.
La piccola Lute non si limita alla mera presenza, ma è essenziale all’economia dell’intero sistema di combattimento: essa presenta funzionalità difensive come la parata, attacchi stordenti e poteri connessi ai campi di forza.
A nostro parere, le caratteristiche fin qui descritte sembrano gli elementi più importanti di Soulstice, e risultano essere le chiavi di volta rispetto al genere a cui appartiene. Sarà essenziale capire la qualità e l’efficacia della loro implementazione in game. Per ora, ci sembrano una interessante e piacevole variazione sul tema.
Entrambe le protagoniste hanno un albero delle abilità dedicato e abbiamo potuto constatare che nel caso di Lute risulta essere piuttosto corposo. La reale concretezza di questi potenziamenti sarà possibile testarla una volta che avremo a disposizione il titolo per intero, ma per ora sembra essere piuttosto sostanzioso e di facile consultazione, grazie a delle apposite clip esplicative.
Sebbene non sia un reale difetto, poiché facilmente modificabile, la mappatura dei tasti di default non ha incontrato il nostro gusto, e in occasione della bossfight finale abbiamo dedicato del tempo per sistemarla prima di buttarci nella mischia finale.
Il titolo presenta anche elementi platform ed enigmi ambientali, nel nostro caso piuttosto blandi, ma che paiono essere stati integrati al fine di garantire una diversificazione del flow di gioco. Anche l’attraversamento della mappa di gioco sembra rispondere all’esigenza di creare situazioni di varietà, con la continua alternanza tra la terza persona e lo scorrimento in 2d, che garantisce una prospettiva visiva interessante.
Tale caratteristica si è palesata anche durante la bossfight finale: essa non si è presentata come la tipica battaglia “uccidi il cattivone” di turno, ma ha presentato varie fasi di combattimento che ci hanno messo nelle condizioni non solo di dover attaccare e difenderci dagli attacchi del boss, ma anche di dover far fronte a mini orde di nemici di varia natura alternando i colpi classici all’attivazione dei campi di forza specifici, il tutto corroborato da switch della telecamera per ogni fase della battaglia. In buona sostanza, questa bossfight è stata la summa conclusiva che ci ha palesato chiaramente quanto gli sviluppatori abbiano voluto creare qualcosa di diverso nel mondo dell’action stylish.
Una menzione d’onore va alle opzioni di accessibilità per chi ha difficoltà visive e motorie, piuttosto elaborate, che non ci aspettavamo potessero essere incluse in un titolo indipendente.
Volendo tirare la somma di questa esperienza, possiamo dire di essere stati piacevolmente colpiti e soddisfatti da questa preview di Soulstice, e non vediamo l’ora di poter provare il gioco nella sua interezza per darvi un giudizio completo su questo action italiano, la cui uscita è prevista per il 20 settembre 2022 su PS5, Xbox Series X/S e Steam.