Si passa allo step successivo delle indagini. La commissione europea incaricata di vigilare sulla correttezza e legittimità delle operazioni di acquisizione – soprattutto, rispetto ai potenziali rischi per i consumatori – ha deciso di accogliere i dubbi espressi da Sony anche in altre sedi. I principali riguardano il futuro di Call of Duty (e non solo) una volta che l’acquisizione di Activision da parte di Microsoft verrà portata a termine. La decisione è stata comunicata con una press release disponibile nel link a fondo pagina. La decisione definitiva arriverà solo il 23 marzo 2023, tra 90 giorni. La notizia era nell’aria da già qualche settimana. Jim Ryan, nei mesi scorsi, aveva incontrato la stessa commissione.
Proprio in testa al documento si legge di come “la commissione è preoccupata che questa proposta di acquisizione possa ridurre i margini della concorrenza nel mercato della vendita e distribuzione di console, PC, videogiochi e sistemi operativi”. Nonostante le ripetute rassicurazioni di Phil Spencer riguardo il futuro di brand di successo come Call of Duty, la commissione di vigilanza sostiene che ci siano legittimi dubbi sulle effettive intenzioni di Xbox e Microsoft. Il rischio, afferma ancora il documento, è che Microsoft sia incentivata a ridurre le possibilità di accesso ai giochi Tripla A (facendo esplicita menzione a CoD).
Non solo, sempre secondo l’organo antitrust, questo finirebbe col danneggiare le aziende concorrenti. Pur non facendone esplicita menzione, il riferimento a competitor “vis-a-vis” lascia intendere che la preoccupazione maggiore riguardi un eventuale mossa ai danni di Sony. Ancor più in particolare, viene menzionato il rischio che Call of Duty (e altri tripla A a marchio Activision Blizzard) possano divenire appannaggio esclusivo di un singolo servizio in abbonamento.
Al riguardo, secondo la commissione, una possibile esclusività significherebbe danneggiare – anche solo parzialmente – quei servizi in abbonamento similari al Game Pass (anche questo, non esplicitamente menzionato). I cataloghi necessitano di giochi di richiamo per essere appetibili. Secondo l’antitrust, soprattutto i servizi nascenti – come il nuovo Plus – risulterebbero danneggiati.
Fonte: Commissione Europea