Una intervista lunga e articolata quella che Hideo Kojima ha concesso a IGN Francia. Diversi i temi affrontati. Da una parte il presente di Hideo Kojima e della sua nuova Kojima Productions, che da poco ha spento 7 candeline. Dall’altro il futuro con il film in collaborazione con Hammerstone Studio ambientato nell’universo di Death Stranding, e il progetto che nascerà dalla collaborazione con Microsoft. In mezzo, il passato con Konami e Metal Gear Solid, fra tutti.
A proposito del brand, Kojima nella stessa intervista ha lasciato intendere non ci siano possibilità di vederlo tornare su quella o altre IP su licenza. KojiPro è indipendente e lavorerà alle IP create internamente. Una dichiarazione che spegne di colpo qualsiasi speranza o illusione di vederlo partecipare a un revival della serie in futuro.
Le cose però si fanno ancora più interessanti quando Kojima, con l’interlocutore, affronta la sua carriera quasi trentennale in Konami. “Mi hanno insegnato non solo cosa significhi creare un gioco ma anche cosa voglia dire fare business. In Konami ho avuto anche un ruolo da dirigente (vicepresidente, nda)”. Dal 1996, anno di fondazione di KCE Japan, dove Kojima copriva una posizione apicale, il director racconta di una certa libertà in più, a patto di essere in grado di produrre proiezioni di vendita incoraggianti e veritiere.
Il ritratto che Hideo Kojima offre di Konami non è monocromatico. Il director di Death Stranding racconta di una compagnia – almeno a fine anni ’80 e metà anni ’90 – capace di lasciar spazio ai creator di sperimentare. Al tempo stesso, però, racconta Kojima, in qualità di director non sempre era a conoscenza in anticipo dei budget stanziati per i suoi progetti e spesso, addirittura, non sempre i piani alti erano disposti a riallocare risorse umane ai progetti che necessitavano di una mano in più.
Durante quel periodo, racconta ancora Hideo Kojima, una sponda importante arrivava da Kagemasa Kozuki, allora presidente di Konami. Kozuki è una figura che il papà di Metal Gear ricorda con molto affetto. Racconta Kojima che subito dopo l’attentato alle Twin Towers e al Pentagono (11/09/2001), con la copia master di Metal Gear Solid 2 già pronta, ci furono attimi di concitazione nella dirigenza. La versione originale, infatti, prevedeva inquadrature dei due grattacieli di New York rasi al suolo nell’attacco. Kozuki fu l’unico ad affrontare la situazione di petto. Racconta Kojima che Kozuki abbia detto: “quando questo gioco uscirà la gente parlerà di te che lo hai creato e di me che l’ho pubblicato e nessun’altro. La decisione sta a te, che facciamo?”.
Ma nel complesso, si evince dal racconto, l’esperienza dello sviluppo sotto Konami tutto erano fuorché facili da gestire. “Dopo ogni gioco ero esausto. Dopo il primo Metal Gear Solid, anche dopo averlo finito, non riuscii mai a riprendermi del tutto. Mi ritrovai ad andare di ospedale in ospedale. Mr. Kozuki fu l’unico a preoccuparsi di me in quel periodo” conclude Kojima.
Fonte: IGN