Chi era Bayonetta prima di diventare la più potente tra le Streghe Umbre? A questa domanda abbiamo potuto avere una risposta parziale provando in anteprima Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon.
Già presentato come demo all’interno dell’ultimo capitolo della serie maggiore (QUI la nostra recensione di Bayonetta 3), questa piccola opera spin-off ci ha sorpreso per la sua natura profondamente fiabesca, a partire dal comparto artistico, collocandosi agli antipodi della produzione ludica di Platinum Games, che si è sempre distinta per giochi decisamente più coriacei ed esagerati.
In realtà il nostro stupore è stato solo momentaneo, perché ci siamo ricordati che nel DNA dello studio giapponese c’è il curriculum artistico-professionale di Hideki Kamiya, dentro al quale trova posto il meraviglioso Okami, e molto di Bayonetta Origins ne richiama lo spirito.
Come detto all’inizio di questa anteprima, l’incipit di Bayonetta Origins è il raccontare la storia della piccola apprendista Cereza e del suo peluche Cheshire. Il gioco sottolinea fin da subito come la giovane abbia già un carattere forte e deciso, che necessita però di una guida che l’aiuti a trovare consapevolezza del ruolo che andrà a ricoprire una volta concluso il suo percorso di addestramento: da grandi poteri derivano grandi responsabilità.
Ma c’è una ferita nel cuore di Cereza: la scomparsa dell’amata madre, ed è proprio la volontà di salvarla che la porterà ad esplorare i meandri del bosco di Avalon insieme al fido Cheshire.
La narrazione presenta una fortissima impronta fiabesca anche nella presentazione stessa degli eventi, e si arricchisce di un comparto artistico di qualità assoluta.
Ogni accadimento, dialogo o cutscene viene proposto come fossero pagine di un libro che viene mano a mano sfogliato, ed è impreziosito da un doppiaggio dei personaggi ottimamente interpretato. In realtà, ogni singolo elemento a schermo di Bayonetta Origins è una gioia per gli occhi, grazie a un uso sapiente dei colori e dei tratti, che in sinergia vanno a caratterizzare i personaggi e il bosco di Avalon con una cura e una delicatezza incredibile.
Una meticolosità che si ritrova anche nelle varie interfacce di gioco, che non solo risultano essere pulitissime ed essenziali ma anche molto gradevoli da consultare. Insomma, da questo punto di vista Bayonetta Origins offre un comparto artistico di livello altissimo, che trova attualmente ben pochi competitor sul mercato.
Anche sul versante gameplay Bayonetta Origins propone un compendio di meccaniche che prese singolarmente non sono inedite, ma la loro commistione crea una dinamica generale di gioco che ci è parsa molto interessante, e non vediamo l’ora di approfondire quando avremo il codice completo.
Lo studio di sviluppo ha costruito un sistema per cui Cereza e Cheshire possono essere controllati contemporaneamente, similarmente a quanto accade in giochi come Brothers: A Tale of Two Sons, ma abbiamo potuto testare solo parzialmente l’impatto che questa scelta di design ha sul mondo di gioco.
Per quanto abbiamo potuto capire, l’esplorazione non solo propone un certo grado di verticalità, ma si concede a veri e propri puzzle ambientali che si risolvono solo ed esclusivamente con l’interazione tra i due personaggi. Quanto poi queste dinamiche possano approfondirsi con il prosieguo dell’avventura non ci è dato ancora saperlo.
Anche il combat system si avvale di questa dualità, infatti Cereza esercita poteri magici, come bloccare i nemici con dei rovi, mentre Cheshire è la mano brutale che sbriciola tutti con le sue poderose zampate, ed entrambi si giovano del fattore “Platinum Games”, ovvero l’expertise che lo studio di sviluppo possiede su questo comparto.
Ci è stato possibile dare uno sguardo all’albero delle abilità che espande le possibilità offensive del duo, garantendo maggiore efficacia durante gli scontri. Sebbene non abbiamo avuto la possibilità di comprendere quanto in realtà sia estesa la possibilità di upgrade, ci ha sorpreso che, anche con un sistema alieno a quanto fatto finora dallo studio di sviluppo, i Platinum siano riusciti a dare quel tocco personale che riesce a conferire un sobrio sapore action a una avventura che, teoricamente, non necessitava di tale caratterizzazione.
Per quanto la nostra esperienza con Bayonetta Origins: Cereza and The Lost Demon sia stata breve, non possiamo nascondervi che quanto abbiamo visto ci ha stupito da tantissimi punti di vista, e non vediamo l’ora di poterlo provare nella sua completezza quanto prima, a maggior ragione dato il carattere estremamente divergente rispetto a quanto fatto dalla nota casa di sviluppo.