
Archiviato il test d’anteprima che potete consultare qui, Capcom Fighting Collection Vol. 2 torna alla cattedra per sostenere l’esame finale e lo fa portando in dote le reliquie di un periodo storico in cui i picchiaduro vissero giorni difficili. Prevalentemente tesa a restituir loro una tardiva, ma legittima ribalta, quest’antologia ripropone agli occhi del pubblico odierno diverse gemme del catalogo Dreamcast come Power Stone, Plasma Sword: Nightmare of Bilstein e Project Justice, per poi riesumare i due, leggendari capitoli del crossover che vide le star del catalogo Capcom incrociare finalmente i pugni con gli amatissimi eroi di casa SNK. In aggiunta ad un menù già di per sé invitante, vanno infine ad aggiungersi il debutto occidentale di Street Fighter Alpha 3 Upper, versione espansa e ritoccata del classico originale e l’enigmatico Capcom Fighting Evolution che, pur miscelando personaggi provenienti da saghe rilevanti Street Fighter, Darkstalkers e Red Earth non riuscì a conquistarsi i favori del pubblico.
Logicamente, non tutti i pezzi del mosaico sono invecchiati benissimo, ma alcuni di essi vantano ancora oggi i numeri tenerci incollati al pad: per scoprire di quali titoli si tratta non vi resta che salire a bordo della nostra luccicante Delorean volante e tornare indietro nel tempo fino al 1998.
Botte da orbi
Inquadrato da molti come la prima, inedita Killer Application proposta nella line up d’esordio Dreamcast, Power Stone stupì critica e pubblico con un approccio alquanto innovativo alla formula beat’em up: recidendo ogni legame con la tradizionale impostazione a due dimensioni e prendendo debita distanza dalla ‘tridimensionalità guidata‘ proposta di hit come VirtuaFighter e Tekken, il titolo firmato da Takeshi Tezuka proiettava difatti i lottatori al centro di ampie arene zeppe di asset interattivi e dislivelli, riservandosi di garantire loro totale libertà di movimento grazie ad un’efficace prospettiva isometrica. Divertente anche in single player, ma concepito per dare il massimo di sé in ottica multiplayer, il gioco riscosse il successo necessario a giustificare la realizzazione di un sequel, ma il brand non sarebbe purtroppo sopravvissuto al naufragio della 128 bit targata SEGA.
A circa venticinque anni di distanza dal debutto, entrambi i titoli potranno aver perso un po’ di brillantezza sotto il profilo tecnico, ma la vibrante energia alla base dell’esperienza di gioco è rimasta pressoché inalterata. Veloce, asciutto e immediato, il gameplay si conferma ancora in grado di reggere ritmi da capogiro e poco importa se, talvolta, il tutto rischi di scivolare nel caos: in quanto erede di un format squisitamente arcade, Power Stone vive oggi come allora di emozioni iperboliche e scanzonata allegria. A patto di accettare il compromesso e rinunciare a tutte le macchinazioni dei combat system più all’avanguardia, anche gli utenti più giovani potranno, in tal senso, godersi una festa che Capcom Fighting Collection Vol.2 arricchisce ulteriormente grazie all’implemento di una sezione multiplayer online.
Il Match del Millennio
Pur destando grande interesse, la riproposizione di Power Stone non rappresenta esattamente il fulcro della raccolta. A nostro modo di vedere, il vero cuore pulsante di Capcom Fighting Anthology Vol. 2 non può infatti che essere costituito dai due episodi del più celebre crossover mai pianificato nella storia dei picchiaduro bidimensionali. Rimasto per molti anni un inconfessabile desiderio degli appassionati, l’insperato confronto diretto tra la marziale eleganza propria dei titoli SNK e l’irresistibile eclettismo dello stile Capcom avrebbe segnato l’apice di una rivalità protrattasi per due generazioni videoludiche, consegnando agli archivi indimenticabili scontri tra star provenienti da hit senza tempo come Street Fighter, Fatal Fury, Final Fight, Art of Fighting, Darkstalkers, Samurai Shodown e The King of Fighters.
Come sappiamo, i titoli a base di sprite disegnati a mano tendono ad assorbire meglio il passare degli anni rispetto a quelli ad architettura poligonale e quest’assunto non può che valere anche nel caso di Capcom VS SNK: Millennium Fight 2000 Pro e per Capcom VS SNK 2: Mark of the Millennium 2001. Al netto di quell’adorabile pixellosità d’epoca che potrebbe magari spingere le nuove leve a storcere il naso o della controversa posposizione di scenari prevalentemente renderizzati, si può in tal senso valutare entrambi i titoli come due preziosi reperti arcade di fine ‘900 che, alimentati oggi come allora da un gameplay rimasto praticamente insensibile allo scorrere del tempo, valgono da soli il prezzo del biglietto.
La ciliegina sulla torta
A questo punto si potrebbe facilmente cadere in errore e ritenere che gli altri titoli inclusi nel pacchetto siano dei meri riempitivi. Fortunatamente, il menù proposto da Capcom Fighting Collection Vol. 2 ha in serbo per noi altre portate per intenditori e non stiamo parlando soltanto di Street Fighter Alpha 3 Upper. Con buona pace di ogni inedita revisione applicata a un classico che, in quasi trent’anni, abbiamo avuto modo di gustarci in tutte le salse possibili, il riferimento in questione è difatti rivolto a due rarità come Plasma Sword: Nightmare of Bilstein e Project Justice. Noti ai colleghi nipponici coi nomi di Star Gladiator e Rival Schools, questi due beat’em up dal look poligonale e l’anima rigorosamente bidimensionale, furono probabilmente le vittime più illustri della crisi che interessò questa categoria di produzione a cavallo tra la fine del vecchio millennio e l’inizio di quello in cui stiamo vivendo, finendo col passare pressoché inosservati a fronte di qualità indiscusse.
Pur riconoscendo al primo di essi il merito di aver saputo rivisitare in salsa sci-fi i combattimenti all’arma bianca che avevano sancito la fortuna di classici quali Tohshinden e Soul Edge, risulta in ogni caso doveroso riservare un encomio speciale al suo corrispettivo scolastico. Catapultandoci nel turbolento mondo dei licei nipponici all’apice di una clamorosa faida tra scuole nemiche e demoni di sorta, Project Justice seppe in effetti regalarci uno spaccato di pop culture adolescenziale degno di evocare paralleli con manga iconici quali Due Come Noi!! e Great Teacher Onizuka.
Benché appesantiti da un comparto grafico ormai datato e da un combat system alquanto legnoso, entrambi i titoli hanno in qualche modo conservato l’intimo fascino delle rispettive ambientazioni: chiudendo un occhio sui limiti più evidenti in campo tecnico, non risulterà così difficile lasciarsi coinvolgere ancora una volta nella bagarre.
La resa dei conti
Ad eccezione di Capcom Fighting Evolution, la cui ragion d’essere continua francamente a latitare, il secondo volume della Capcom Fighting Collection presenta un notevole coefficiente di interesse sia per i nostalgici che per tutti coloro che, all’epoca, preferirono attendere l’uscita della PS2 piuttosto che investire i propri risparmi nell’acquisto di un fiammante SEGA Dreamcast. Strappando classici come Power Stone, Plasma Sword e Project Justice dall’oblio in cui erano scivolati, l’antologia acquisisce, peraltro, una supplementare sfumatura archeologica che trae ulteriore spessore dall’implemento delle versioni nipponiche dei titoli proposti e dalla contingente rassegna di artwork da stipare nella sezione Museo.