Bethesda ci ha invitati ad assistere in anteprima alla presentazione, condotta da Hugo Martin e Marty Stratton, di DOOM: The Dark Ages, la nuova creatura di id Software annunciata durante l’Xbox and Bethesda Games Showcase del 2024 e all’Xbox Developer Direct di gennaio 2025, nonché prequel, in linea temporale, del reboot pubblicato nel 2016. Purtroppo non abbiamo avuto modo di provare con mano l’ultima creatura di id Software, ma ciò che è trasparito dalla lunga presentazione è l’intenzione, da parte del team statunitense, di reinventarsi ancora una volta e approfittare di un cambio netto di ambientazione per avvicinare al franchise anche coloro che, per un motivo o per un altro, non hanno mai toccato DOOM e perché no, magari riavvicinare anche coloro che per qualche ragione si era allontanato dopo Eternal. Perché sì, i due giochi tra di loro condividono solo il protagonista e il nome, null’altro.
Questo in realtà non dovrebbe neppure sorprenderci più di tanto, conoscendo la storia di id Software. Il team statunitense, con sede a Dallas, si è sempre distinto per proporre, ad ogni capitolo della serie DOOM, cambiamenti importanti nel gameplay. Certo, DOOM, DOOM 2 e DOOM 64 erano grossomodo molto simili, ma a partire dal terzo capitolo, ogni iterazione del franchise ha sempre fatto storia a sé. È proprio questa capacità di id Software di saper rigirare la formula a proprio piacimento che ha destato curiosità su questo nuovo capitolo. Come puoi migliorare qualcosa che, mouse e tastiera alla mano, era perfetto come DOOM Eternal? Semplice: fai qualcosa di totalmente diverso!
DOOM: The Dark Ages è un prequel che ci farà vivere il Testamento dello Slayer
“Ci siamo ispirati a Batman: Anno Zero”, questa è la frase con cui Hugo Martin, Director del gioco, ha voluto riassumere la scelta di voler ambientare DOOM: The Dark Ages nel passato dello Slayer o, più precisamente, nel suo Testamento, quella serie di racconti nel Codex che tanto hanno appassionato i videogiocatori del reboot. Ciò significa che vivremo un tipo di ambientazione inedito per il franchise e mai così tanto ispirato al medioevo. Lo stesso Slayer appare diverso, più imponente e, in qualche modo, più tamarro. Diciamocelo apertamente: quella pelliccia ha un senso? No. Ci interessa? No. E dunque via a massacrare demoni accompagnati da una colonna sonora, composta da Finishing Move, che promette tanta qualità.
La narrativa è uno dei punti toccati proprio da Hugo Martin nel corso dell’anteprima, spiegando come ci sia la voglia di fare qualcosa di più curato rispetto a quanto fatto con Eternal, dove buona parte del contesto narrativo veniva addirittura narrato nei Codex o nei file audio. Una scelta efficace, ma poco elegante e di conseguenza ridimensionata in The Dark Ages. La scelta di creare un prequel ha inoltre permesso a id Software di giocare con tutto il contesto narrativo di DOOM: The Dark Ages, introducendo personaggi, e soprattutto nemici, inediti, come Azhrak, che potete ammirare in foto.

Dal punto di vista della narrazione, dove Eternal mostrava un po’ il fianco era nei filmati. id Software sembra aver lavorato su questo aspetto e ora le cinematiche appaiono registicamente più ispirate. Altrettanto curata, come da tradizione del franchise, parrebbe essere l’aspetto esplorativo, con le mappe che saranno colme di segreti, alcuni dei quali hanno un impatto nella run, un po’ come accadeva con i cristalli o i medaglioni Praetor dei videogiochi precedenti.
DOOM: The Dark Ages è pìu grande in tutto. In Eternal eravate un caccia da combattimento, qui sarete un carro armato.
Limitandoci alla recente trilogia, avevamo già visto con Eternal la voglia da parte di id Software di voler fare più del semplice compitino. Nel reboot del 2016, il giocatore era costretto a correre continuamente per combattere e schivare i nemici e veniva letteralmente bombardato di munizioni, tanto da risultare quasi impossibile stare a secco. Con Eternal, il giocatore si trovava invece costretto a un combattimento aereo dove, tra dash e rampino del Super Shotgun, era facilissimo coprire grandi distanze in pochi istanti, il tutto condito poi da un’integrazione perfetta di gadget, modalità di fuoco secondarie e punti deboli dei nemici. DOOM: The Dark Ages, invece, ci costrignerà a stare con i piedi per terra.
“In DOOM Eternal eravate un caccia da combattimento, in DOOM: The Dark Ages sarete un carro armato”, ha esclamato Hugo Martin durante la presentazione, ed è effettivamente ciò che traspare dal video mostrato. In The Dark Ages, id Software ha sì, introdotto tantissime meccaniche, ma nel farlo ha strizzato l’occhio ai capitoli anni ’90, capitoli molto meno frenetici di Eternal. La velocità di gioco è più lenta e lo stesso vale addirittura per i colpi, rimandando non poco al passato, quando i proiettili impiegavano più tempo per raggiungere il giocatore. Questa scelta è necessaria anche per rendere gestibile l’enorme quantità di nemici a schermo. E chiariamo: la quantità di nemici è davvero, ma davvero elevata.

Quel che ci si è parato davanti nell’anteprima è un’orda sconfinata di putrida e fatiscente carne da macello da massacrare in aree molto più vaste di quelle viste nei precedenti capitoli. Merito di ciò va anche al nuovo id Tech 8, il motore grafico proprietario di id Software che ha permesso, con questa nuova iterazione della serie, di gestire molti più nemici a schermo. Ai tanti posseduti e nemici di bassa fascia, si aggiungono anche i demoni più grossi. Vedremo ritorni come il Mancubus o il Revenant, ridisegnati per sposarsi meglio con l’ambientazione medievale, accompagnati poi da nuove tipologie di nemici tutti ancora da scoprire e annientare con gli strumenti di morte dati allo Slayer, riconducibili in 3 macrocategorie.
DOOM: The Dark Ages, controlli più semplici per fare un gioco più difficile
È un DOOM, dunque tra essi non possono che figurare le armi da fuoco. In The Dark Ages, il giocatore avrà possibilità di usare diverse bocche da fuoco e, per chi temeva si abbandonasse la fantascienza storica della saga, non preoccupatevi: ci saranno armi ad energia che, almeno esteticamente, rimanderanno alle armi della UAC, reinterpretando alla perfezioni armi come il Fucile al Plasma. La scena, almeno nella presentazione, l’ha però rubata la nuova attrezzatura, come il nuovo Super Shotgun che, in qualche modo, appare addirittura più devastante, e l’inedito Impalatore, un’arma capace di sparare cilindri con cui impalare i nemici alle superfici. Avete pensato a Painkiller? Non siete i soli, tranquilli! Lo Slayer avrà dunque una potenza di fuoco devastante, ma come potrà difendersi dagli attacchi nemici? Qui entra in gioco la prima novità della serie: lo scudo motosega.

Bloccare, parryare, deflettere, sfondare, affettare. Lo Scudo Motosega dello Slayer è uno strumento versatile, capace di essere sia una difesa virtualmente impenetrabile, sia un’arma letale. Con lo Scudo, il giocatore potrà bloccare qualsiasi colpo dei nemici (o almeno di quelli che ci sono stati mostrati) e, se usato in una precisa finestra temporale, potrà anche parryare, permettendoci sia di stordire i nemici, sia di deflettere colpi aerei da rispedire poi al mittente. Il tutto è stato reso molto leggibile possibile, grazie a segnali verdi che indicheranno quale attacco può essere a portata di parry e quale no. Lo Slayer potrà anche lanciare lo scudo, trasformandolo in una vera e propria arma di morte simile allo Smartdisk dei Predator e capace di sminuzzare i nemici minori e bloccare i nemici più grossi, permettendo in questo caso di farli fuori con più tranquillità.
Infine, potremo usare un sistema Melee che, contrariamente al semplice pugno dei predecessori, ci permetterà di sferrare calci e colpire i nostri nemici con una mazza ferrata o con un pugno elettrificato. Questa meccanica, così come lo scudo, sembrava apparentemente complessa all’inizio, troppo per uno sparatutto come DOOM: The Dark Ages. Entrambe hanno diverse tipologie di attacco, dopotutto. Hugo Martin ha però voluto sin da subito chiarire che sia lo scudo motosega che il Melee System impiegheranno un tasto ciascuno.
La chiave è nella semplicità, ed è proprio grazie a questa semplicità che il team può chiedere di più ai giocatori, aumentando dunque la difficoltà di gioco senza aumentare la difficoltà nei controlli. Lo stesso tasto del Melee verrà usato anche per le nuove Uccisioni Epiche, ora asincrone e che potremo fare a nostro gusto usando il combat system del gioco. Dall’anteprima, tutte queste meccaniche sembrano coese alla perfezione e, soprattutto, approcciabili da chiunque grazie a un selettore di difficoltà più approfondito dove potremo agire direttamente su modificatori specifici quali la velocità dei colpi, la finestra di parry e addirittura la velocità del gioco stesso, permettendoci di rallentarla o velocizzarla a proprio gusto e piacimento.

Quest’anteprima non sarebbe però potuta essere soddisfacente senza che id Software ci mostrasse le più tamarre novità di questo capitolo: un Cyber Drago infernale e il mech Atlan, un gigantesco mezzo bipede alto quanto un palazzo di 90 piani. Hugo Martin ha spiegato che l’intenzione di rendere l’Atlan parte integrante del gameplay c’era “da diversi capitoli”, quindi probabilmente l’idea balenava nella loro testa già con il reboot del 2016. Diverse ragioni, principalmente tecniche, hanno purtroppo costretto il team a dover rimandare il loro debutto, ma l’attesa sembra valere la pena. L’Atlan, che utilizzeremo per combattere i temibili Titani, promette devastazione e scontri mozzafiato.
Intere strutture crolleranno sotto i colpi devastanti dell’Atlan e, quando le gigantesche mani metalliche non basteranno per abbattere il nemico di turno, ecco che entra in gioco una gigantesca gatling gun grande quanto… non saprei, qualcosa di MOLTO grande. Altrettanto interessante è il Cyber Drago, animale che avevamo già visto con i DLC The Ancient Gods. Con questo Drago, lo Slayer potrà muoversi a tutta velocità e avrà delle aree dedicate e pensate per sfruttare al meglio le meccaniche di volo della bestiola, con annessi mini-boss specifici.

In conclusione, la carne a fuoco dal punto di vista ludico sembra essere davvero tanta, come lo era in Eternal. id Software sembrerebbe abbia nuovamente ‘cucinato’ e, sulla carta, DOOM: The Dark Ages potrebbe davvero essere qualcosa di addirittura superiore ai predecessori, che già sono videogiochi che nel loro genere rappresentano un punto di riferimento. Sicuramente sarà diverso, e su questo particolare punto non serve nemmeno provare con mano il gioco, ma come tutte queste novità si amalgameranno bene lo si potrà valutare solo in fase di recensione. Fortunatamente, non manca troppo a quel giorno, e noi di Gametimers non vediamo davvero l’ora di mettere alla frusta il nuovo sparatutto di id Software. DOOM: The Dark Ages uscirà su PC, PlayStation 5 e Xbox Series X|S il 15 maggio 2025.