Un nuovo inizio
La vera svolta rispetto al passato è però tutta nell’approccio al gioco, tramutato da sparatutto tattico a sparatutto open world: possiamo affermare con assoluta certezza che, al momento, non esista un altro titolo con le caratteristiche di Ghost Recon Wildlands, capace di racchiudere nell’esperienza di gioco fasi da puro TPS tattico in un contesto libero ed esplorabile a piacimento.
Una volta creato il proprio personaggio (con una vastissima gamma di personalizzazioni, tanto di cappello a Ubisoft Italia che ha gestito il tool) si viene catapultati a Itacua, la prima delle 21 regioni della Bolivia ricostruita abbastanza fedelmente all’interno del gioco. Le prime missioni sono già lì ad aspettarci, ma proseguendo con quelle della storia si sbloccano sempre più possibilità e attività disseminate per la mappa: missioni secondarie che richiedono diversi metodi, dall’estorsione di informazioni ai pesci piccoli fino al recupero di un elicottero, il dirottamento di un convoglio del cartello e tanto altro.
Ghost Recon: Wildlands SI DIFFERENZIA FORTEMENTE DAI CAPITOLI CHE L’HANNO PRECEDUTO
Altre attività caldamente raccomandate, nonché obbligatorie da un certo punto in poi, sono la raccolta di informazioni, necessarie per scoprire i punti deboli del Santa Blanca e sbloccare di conseguenza nuove missioni della storia, principalmente legate ad abbattere tutti i “buchones”, gli emissari di El Sueño, cercando di scalare la piramide fino al boss dei boss.
Molto spesso capita di trovare armi e altre cose utili sparse per le varie regioni, come i punti abilità o le risorse: le due cose, messe insieme, costituiscono il sistema di miglioramento del proprio avatar, andando a guadagnare sempre più opzioni e migliorie al proprio arsenale o alle vere e proprie abilità, una mira più stabile, una maggiore resistenza ai proiettili e così via.