Manga: no alle traduzioni affidate alle IA. “Contro interessi del Giappone” per i rappresentanti di categoria

A esprimersi è la Japan Association of Translators

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Si riaccende il dibattito circa l’impiego di intelligenza artificiale in campi considerati appannaggio esclusivo dell’uomo. I processi di automazione, adesso, potrebbero riguardare la produzione, traduzione e distribuzione di manga. È soprattutto il punto centrale quello al centro del contendere.

I fatti. A inizio di questo maggio è stato reso noto che un consorzio di aziende private, sostenute da enti pubblici, ha investito quasi 3 miliardi di Yen nell’azienda Manga Orange. Attiva dal 2021, si tratta di una start-up sostenuta da diversi editori. L’azienda afferma che, tramite l’impiego di IA, sarà in grado di tradurre in più lingue circa 50.000 manga in cinque anni, rendendoli dunque disponibili per il mercato globale in pochissimo tempo. Secondo l’azienda, l’AI messa a punto a tale scopo, sarebbe in grado di restituire una traduzione completa dei testi in un decimo del tempo impiegato da un traduttore umano.

Non è d’accordo la JAT, Japan Association of Translator, che in un comunicato stampa esprime forti dubbi circa gli effettivi vantaggi nell’impiego di tale teconologia. Oltre alle ovvie preoccupazioni per la propria posizione lavorativa, i translator si dicono perplessi circa la qualità degli adattamenti proposti da una macchina. “Impossibile catturare tutte le sfumature presenti in un’opera se si usa una IA dicono gli operatori. Stando al comunicato, la possibile immissione sul mercato globale di un gran numero di prodotti, ma la cui qualità media tenderà al ribasso, potrebbe rivelarsi un boomerang per l’economia giapponese.È contro interessi economici e culturali del paese” dicono gli associati.

Nel mondo del cinema, la minaccia dell’uso di IA ha portato a uno sciopero di attori e sceneggiatori che ha bloccato le cineprese per diversi mesi lo scorso anno. Per motivi simili – oltre che per il mancato adeguamento dei compensi – il mondo dei doppiatori italiani ha spento i microfoni per una settimana. Negli USA, invece, via libera a uso di IA per il doppiaggio.