La nostra recensione di Mario Strikers: Battle League Football.
È vero, siamo abituati a vedere Mario letteralmente in ogni veste. Oggi idraulico, domani salvatore del mondo, dopodomani delle galassie. A volte picchia buoni e cattivi in brawler sul filo del rasoio, altre volte si impegna in gare senza esclusione di colpi su minuscoli kart. In tutto ciò, non ha mai disdegnato del sano sport, e se solo ultimamente l’abbiamo visto impegnarsi sui verdi campi da golf, è ora il momento di allacciarsi le scarpette e andare allo stadio.
Erano più di dieci anni che l’idraulico non giocava a calcio (e per fortuna che dovrebbe essere italiano!), e proprio per questo parliamo di un graditissimo ritorno, oltre che sorprendente. Mario Strikers: Battle League Football è ormai qui, e noi abbiamo potuto provarlo in anteprima per un bel po’ di tempo.
Diamo subito un colpo secco: se vi aspettate il solito party game per giocatori occasionali, siete davvero fuori strada. E ne siamo sorpresi quanto voi. La natura competitiva di questo nuovo Mario Strikers è palese anche già solo guardando il menu principale: niente modalità storia. Non c’è alcun modo per rilassarsi godendosi una campagna leggera dai toni cartoon. Al contrario, l’unica nostra opzione è quella di saltare direttamente in battaglie all’ultimo tiro, che siano online o in compagnia di amici, con un solo tutorial (tra l’altro anche bello corposo) a farci da anfitrione.
Sui campi di Mario Strikers tutto è permesso, quindi preparatevi a delle divertentissime guerre con amici e sconosciuti, che di calcio classico hanno davvero ben poco. Nintendo ha infatti ridotto all’osso tutte le perdite di tempo comuni di questo sport; in primis, le rimesse laterali. Dovessimo paragonare Battle League Football a qualcosa, sarebbe più il ping pong che il calcio. Immaginate un Rocket League con visuale dall’alto, con tanto di palla pazza a rimbalzare su ogni ostacolo delimitatore.
L’obiettivo delle partite è esattamente quello che vi aspettereste: segnare nella porta avversaria e ritrovarsi con più punti allo scadere del tempo. Più facile a dirsi che a farsi, ovviamente. Ciò che più sorprende, a differenza degli ultimi giochi sportivi arcade (pensiamo per esempio al mediocre Holly & Benji) è proprio la profondità e il grado di bravura richiesto per poter giocare a un livello già solo medio.
Passaggi bassi, alti, filtranti, pallonetti, tiri all’incrocio, tackle duri e non: c’è veramente tutto. Quasi nulla è automatico: potenze, direzioni, tutto è nelle mani del giocatore. Questo significa che sarà possibile decidere se piazzare un pallone tra i pali o sorprendere il portiere con una bordata rasoterra, ma anche se far passare la palla sulla testa degli avversari con un passaggio alto piuttosto che uno più facilmente intercettabile.
L’efficacia di ogni azione, dalle schivate ai tackle, dai tiri ai passaggi, son tutti legati al tempismo con cui premiamo i tasti. Pigiare il tasto apposito all’ultimissimo momento, o di prima non appena si riceve il pallone, potenzierà l’azione successiva. Questo significa che in una sola azione potremmo ritrovarci a dover azzeccare i tempismi di una decina di mosse in pochissimi secondi per poter ottenere il massimo della potenza.
Mario Strikers è un gioco velocissimo, e ritrovarsi a controllare l’intero quadro e azzeccare allo stesso tempo centinaia di invisibili QTE a partita richiede un’esperienza non da poco, oltre che tantissimo allenamento. La possibilità di combinare le azioni di squadra, come lanciare un alleato contro un nemico per allungare l’estensione del tackle, o di raccogliere oggetti in giro per avere dei bonus extra, aggiunge altra carne su una brace davvero succulenta. Ma che, come risvolto della medaglia, ha la richiesta fissa di sapere cosa si stia facendo, o in campo si scatenerà il puro caos incontrollato.
Ci aspettiamo quindi che, soprattutto online, la sfida possa accendersi a livelli competitivi da non sottovalutare; e, in questo senso, speriamo che il supporto degli sviluppatori sia tale da non far allontanare le persone. Il contraccolpo, dicevamo, è che il gioco si presta poco a partite mordi e fuggi, soprattutto con amici che non l’hanno mai provato prima. Già solo spiegare tutte le regole potrebbe richiedere un’ora intera, addirittura impratichirsi il giusto per poter competere con chi ha più esperienza, invece, allungherebbe l’attesa a settimane.
In questo senso, è sorprendente che Nintendo abbia dato la priorità alla competizione ad alti livelli, piuttosto che al veloce divertimento da salotto. Anche le tecniche più forti, come l’Ipertiro, sono bilanciatissime. È vero che azzeccando il Quick Time Event si potrà tirare una bordata imparabile, ma è altrettanto vero che trovare il tempismo e lo spazio per farlo richiede un posto sicuro che, nel campo, è davvero difficile ritagliare.
La possibilità di creare un club online e di invitare amici a partecipare alla scalata verso la hall of fame è un modo interessante di tenere insieme gruppi di conoscenti, mentre la personalizzazione totale delle caratteristiche dei giocatori, delle divise e della propria metà campo aggiunge quel tocco di customizzazione che permette di portare più fieramente i propri colori, nelle sfide contro il resto del mondo.
Se proprio dovessimo lamentarci di qualcosa, è forse il fattore casualità nell’assegnazione dei power up. Proprio come si fosse in Mario Kart, a volte sarà possibile raccogliere scatole del mistero con oggetti random al loro interno: questi possono spaziare da bombe a bucce di banana a gusci verdi e rossi. Il loro effetto è esattamente quello che vi aspettereste: nel caos della partita è davvero difficile tenere sotto controllo questi effetti, o anche già solo usarli velocemente con cognizione di causa, e le icone piuttosto minute non aiutano di certo. In generale, questa lieve flessione verso l’effetto fortuna sembra quasi stonare in un gioco così tecnico e, in un certo senso, quasi ne rovina la purezza.
I pochi personaggi a disposizione nel roster, invece, stonano se si pensa che già i capitoli precedenti ne avevano quasi il doppio. È vero, stavolta potremo personalizzarne le statistiche, ma sarebbe comunque interessante vedere più protagonisti ispirati al mondo del Regno dei Funghi. Il cast della saga è enorme, del resto, quindi non ha neanche senso limitarsi a una sola decina di volti noti.
Tecnicamente parlando, invece, il gioco è solido come una roccia. Bellissimo nello stile quanto fluido nella presentazione, il nuovo Mario Strikers offre un colpo d’occhio sensazionale e ancora una volta dimostra come Nintendo Switch possa ancora tenere il passo delle grandi produzioni già solo affidandosi a un’impareggiabile direzione artistica.
Mario Strikers: Battle League Football è il titolo sportivo arcade che forse non ti aspetti. A conti fatti, ci troviamo di fronte a un prodotto che non segue certo gli stilemi dettati da Nintendo riguardo il divertimento di gruppo. Al contrario, tecnico e improntato al competitivo più spietato, questo nuovo capitolo mira sicuramente ad ammaliare chi, da un prodotto multigiocatore, cerca vittorie basate sulla bravura e il duro allenamento.
Ci siamo divertiti molto, ma il suo successo sarà decretato solo sul lungo termine, quando si vedrà quante persone decideranno effettivamente di supportarlo. Al netto di qualche stortura (come la leggera tendenza verso i potenziamenti randomici che può rivoltare una partita con un solo colpo di fortuna), parliamo di un titolo solido, divertente e che terrà incollato allo schermo chiunque da esperienze simili cerchi ossi davvero duri.