Molti di voi se ne saranno resi conto nelle ultime ore o avranno intravisto la notizia sui portali della stampa nazionale: ChatGPT risulta inaccessibile. Il motivo è semplice: il Garante della Privacy ha chiesto a OpenAI di limitare l’accesso ai suoi servizi agli IP di provenienza italiana. Richiesta accolta, almeno per il momento, dalla società. I servizi online, al momento in cui scriviamo (non escludiamo possano arrivare aggiornamenti nel frattempo, cercheremo di informarvi tempestivamente) sono disponibili solo utilizzando un servizio VPN. Solo così sarà possibile mascherare la provenienza della connessione. Una alternativa, come da testimonianza più giù, può essere l’utilizzo del servizio all’interno di Microsoft Bing dove è ancora disponibile.
Stando a quanto riportato da TGCom24 e Open – link in fondo – le motivazioni dietro la richiesta del garante sarebbero da identificare con le preoccupazioni per i possibili rischi per la privacy, soprattutto dei minori. Aspetto non sufficientemente tutelato secondo l’istituzione. La misura richiesta, e applicata in tempi record, prevede anche la possibilità di applicare sanzioni pari a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo di OpenAI (riporta Open). Una multa che l’azienda USA può evitare mettendo sul piatto le possibili soluzioni ai problemi evidenziati dal garante.
A destare maggiore preoccupazione sono, secondo l’authority, le misure applicate da OpenAI per impedire l’accesso ai suoi servizi ai minori di 13 anni e, comunque, la natura delle informazioni restituite dopo una query. Le imprecisioni di ChatGPT – non ancora aggiornata allo scibile attuale – scoprono il fianco alla possibilità che le informazioni fornite attraverso l’Intelligenza artificiale si tramutino in disinformazione, aspetto a cui i minori potrebbero essere più esposti a causa di una ancora inadeguata preparazione alla verifica delle fonti.
Anche la natura delle risposte fornite dall’IA ha fatto sollevare qualche sopracciglio tra gli uffici italiani: queste sarebbero inadeguate e non terrebbero conto della fascia di età cui appartiene chi pone alla chat la questione. OpenAI ha adesso a disposizione 20 giorni di tempo prima che scattino le sanzioni.
Le possibili implicazioni negative di ChatGPT sono state oggetto di dibattito fin dal primo momento. Solo nei giorni scorsi, una folta schiera di accademici e imprenditori – capitanati da Elon Musk e Steve Wozniack – ha chiesto a OpenAI di prendersi 6 mesi di pausa dall’ulteriore sviluppo della sua tecnologia e di impiegare invece le sue energie per renderla più sicura.