Senza dubbio la recente intervista di Jim Ryan, CEO della Sony Interactive Entertaiment, su GQ Britain è stata spolpata in lungo e in largo in ogni suo aspetto ma, ad una rilettura più attenta, il passaggio sulla politica delle IP gratuite sul Playstation Plus ci ha permesso di fare alcune speculazioni in merito alle strategie commerciali dal parte del colosso Sony.
Ad una domanda sulla volontà di continuare a rilasciare gratuitamente nuove IP come Destruction All Stars e Bugsnax per i sottoscrittori del servizio Plus, il presidente Ryan ha risposto: “Certamente. Lo abbiamo visto come un modo innovativo di pubblicare e rendere disponibili i nostri giochi per i nostri abbonati. Funziona per noi come publisher e i nostri abbonati al Playstation Plus lo adorano”.
Da questo specifico estratto dell’intervista a Jim Ryan, è d’obbligo un piccolo esercizio d’analisi: pensiamo ai dati relativi all’utenza PS5 (4.5 milioni), 87% di essi possiede un abbonamento Ps Plus, a fronte di un 2.2 milioni di sottoscrittori al Playstation Now. La direzione dell’operazione targata Sony, adattandosi alle esigenze del proprio mercato, sembra orientata sull’impreziosire i singoli servizi preesistenti piuttosto che accorpare più istanze in un unico blocco da vendere sul mercato.
Alla luce di questo, anche la decisione da parte di Sony di continuare con il Play At Home, nato sulla scorta pandemica, ci appare anch’essa conseguenza di questa strategia aziendale, e risponde alle esigenze di coloro che sono disinteressati al servizio online a pagamento.
Altresì è interessante fare un ragionamento sulla proposta videoludica compiuta dal publisher nipponico, in tal senso. E’ notizia di ieri che sul Play At Home sia possibile riscattare gratuitamente Ratchet&Clank, quasi a ridosso dell’uscita di R&C Rift Apart.
Scorrendo, invece, la Collection del Playstation Plus è palese quanto la selezione compiuta sia stata fatta in modo quasi scientifico: dal kolossal super mainstream God of War, a produzioni ad alto contenuto autoriale come The Last Guardian o a giochi fortemente caratterizzati come Persona 5. Un catalogo che strizza sicuramente l’occhio al consumatore e cerca di interessare un ampio spettro di videogiocatori.
La bontà di queste scelte commerciali, ovviamente, potranno essere confermate solo dopo anni ma è interessante vedere come le aziende stiano agendo in questa nuova generazione non propriamente fortunata a causa della pandemia COVID19. Ritardi produttivi e distributivi stanno rendendo l’acquisto non solo delle console ma anche della componentistica pc, una impresa titanica per i consumatori.
Lo sviluppo stesso dei videogiochi, già non facile di suo, è stato messo a dura prova con ritardi considerevoli e impossibilità materiale di porvi rimedio. E’ necessario che le aziende videoludiche riescano a creare soluzioni alternative ad una situazione di cui non conosciamo, ancora, la parola fine.
Fonte: GQBritain