Largo alla fantasia
Anche alla difficoltà media, Prey è un gioco poco permissivo. Ci è capitato più di una volta di sottovalutare una minaccia, di affrontarla a muso duro e di esserci ritrovati al tappeto in pochissimi secondi. In passato abbiamo incrociato le armi con i Mimic, i piccoli aracnidi alieni che si trasformano in soprammobili, e già allora notammo come centellinare le munizioni e aguzzare la vista fosse particolarmente importante per assicurarsi una vita più facile negli scontri successivi: coi loro “fratelli maggiori”, però, è anche peggio.
La nuova demo era ambientata in una fase più avanzata del gioco e, per questo motivo, avevamo a nostra disposizione un armamentario più vasto e anche insospettabilmente fantasioso. Si spaziava dalle classiche pistole e fucili a pompa a peculiarissime granate, alcune delle quali capaci di emettere forti onde che richiamano i nemici in zona e li costringono a radunarsi in un unico punto.
Confermiamo come lo stealth sia un’alternativa degna agli assalti più classici, e come sia possibile superare intere aree senza sparare un singolo colpo o aggirando i nemici nella speranza di trovare prima una postazione di vantaggio. A tutto questo, aggiungete anche una vagonata di poteri speciali che consumano l’apposita barra del “mana” e capirete che siamo di fronte a un prodotto particolarmente sfaccettato, profondo e da godere su un’infinità di piani diversi.
Apprezziamo anche come ogni arma abbia una duplice utilità: lo sparacolla, ad esempio, può coprire falle nello scafo e rendere innocui cavi scoperti o perdite di gas, mentre la possibilità di mimetizzarsi con l’ambiente circostante non solo ci nasconde dalla vista dei nemici, ma ci permette di sfruttare la nuova forma per infilarci in pertugi normalmente troppo stretti.
I rompicapi più interessanti, infatti, sono proprio collegati a questa abilità: se una stanza è bloccata dall’interno o se una finestra ha delle feritoie troppo strette, allora ci basterà assumere la forma di uno degli oggetti nei paraggi e farci strada a suon di rimbalzi nella nuova area. La trasformazione, comunque, non è sempre la soluzione più comoda e veloce, considerato l’eventuale spreco di preziosi poteri psichici. Ci è infatti anche capitato di poter bersagliare dalla distanza i comandi di una porta bloccata, o addirittura di poter sfruttare la ronda dei robot delle pulizie per entrare nella stanza con loro.
Studiando la nostra preda non solo riceveremo informazioni su come sconfiggerla, ma anche input sulle sue abilità più temibili.
Attenzione, perché l’accesso o meno a eventuali aree dipenderà anche da alcune scelte prese in passato: in una particolare situazione, ad esempio, dovevamo scegliere se graziare o meno un carcerato dalla fedina penale tutt’altro che pulita. In cambio della sua liberazione, ci avrebbe regalato una chiave per la vicina armeria e, quindi, l’accesso a munizioni ed equipaggiamento più avanzato. Sacrificandolo, invece, avremmo ottenuto materiale genetico che avremmo potuto poi riutilizzare per altri scopi. La scelta stava a noi, a patto – ovviamente – che fossimo disposti ad accettarne le conseguenze.
Doppiamente interessante, però, è che nulla sembra esserci comunque precluso: in quell’armeria, con un po’ di ingegno, sarà comunque possibile entrarci. Non dalla porta principale, certo, ma non dimentichiamo che il nostro Yu ha sempre qualche asso nella manica. Certo, non ce l’avessero fatto notare gli sviluppatori, forse non ci avremmo neanche fatto caso. E anche questa è la dimostrazione palese che Prey non va mai dato per scontato e che, per certi versi, si discosta parecchio da tutto ciò che abbiamo già visto in altri prodotti dello stesso genere. Non vogliamo anticiparvi nessuna delle sue trovate più intelligenti, ma fidatevi: in più di un’occasione, siamo davvero rimasti a bocca aperta.
Gli stessi poteri, in ogni caso, vanno acquisiti con metodi poco consoni. Vero, c’è il classico sistema di punti da spendere per acquistare tecniche speciali, ma nessuna di queste sarà disponibile fin dall’inizio. O, addirittura, potremmo non averle mai a disposizione per nulla. Un pratico caschetto – non così differente dalla macchina fotografica di Bioshock – ci permette infatti di esaminare le varie forme di vita aliene e di apprenderne caratteristiche e debolezze. Studiare la nostra preda non solo ci regala informazioni utilissime su come sconfiggerla, ma anche input su come funzionano le sue abilità più temibili. Abilità che, con la giusta pazienza, potremmo così arrivare a emulare.