Prey – Hands On

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Nello spazio, nessuno può sentirti urlare

Questa, ovviamente, è una semplice sinossi. Nessuno sa cos’ha in serbo per noi la sceneggiatura, né quali colpi di scena si annidino dietro i nebulosi esperimenti degli scienziati “alleati”, ma la prima demo era già stata abbastanza chiara: non ci saremmo ritrovati di fronte al classico sparatutto tutto muscoli e niente cervello, questo era poco ma sicuro. La vicenda è risultata intrigante fin dalle primissime battute e stavolta, invece, siamo riusciti a scavare più a fondo nel suo gameplay e ad apprezzarne anche le sfaccettature prettamente ludiche. Un grande sceneggiato, dopotutto, è solo metà di un’opera.

Già un paio di mesi fa avevamo avuto modo di sperimentare le numerosissime meccaniche del reboot, pur senza la possibilità o il tempo di studiarle a fondo. Ci eravamo già accorti che svariate situazioni offrivano più chiavi di lettura, ma il poco tempo a disposizione – così come un’area piuttosto circoscritta – non ci toglieva dalla testa che quello che avevamo di fronte, in tutto e per tutto, era un semplice antipasto.

Avevamo notato che era possibile avanzare mantenendo un basso profilo, utilizzare i materiali sparsi in giro per creare nuovo equipaggiamento, potenziarci utilizzando le rarissime Neuromod o acquisire nuovi poteri sfruttabili non solo in battaglia, ma anche durante le fasi esplorative. Di carne al fuoco ce n’era tanta ma, per le motivazioni già descritte, non potevamo sbilanciarci ulteriormente.

Dimenticate muri invisibili, porte chiuse o percorsi guidati: ogni minuto di Prey è un continuo ragionare sul da farsi.

Adesso, sappiamo con certezza che Prey è un gioco davvero enorme, pieno di possibilità, di percorsi alternativi, di differenti metodi risolutivi e, soprattutto, capace di mutare sensibilmente in relazione all’utente che ne sta fruendo. La stazione spaziale Talos I è davvero intricata e gli ostacoli all’interno dei suoi corridoi possono essere superati con svariati metodi, molti dei quali opzionali o esclusivi ad alcune tipologie di personaggi.

Perché, sì, Prey ha anche quella leggera spruzzata di ruolismo che – completamente a sorpresa – rimescola di continuo le carte in tavola e apre percorsi differenti in dipendenza alle abilità sbloccate prima. Dimenticate muri invisibili, porte perennemente chiuse o percorsi guidati: ogni minuto di Prey è un continuo ragionare sul da farsi, tanto negli scontri a fuoco quanto nelle lunghe traversate, e cercare di trovare fin da subito l’opzione di spostamento più intelligente – o più consona alle nostre possibilità – sarà presto la regola.

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