Non chiamatelo sparatutto
Il termine “sparatutto”, a Prey, va davvero stretto. In una sola ora di gameplay, siamo passati dall’esplorazione di un mega-condominio al combattimento corpo a corpo con viscidi aracnidi, dal potenziamento di svariate abilità alla risoluzione di piccoli enigmi ambientali. I luoghi visitabili sono vasti e, a quanto pare, anche ben interconnessi, e le possibilità di movimento davvero molteplici. Eccezion fatta per il prologo particolarmente story-driven, mai ci siamo ritrovati in un corridoio senza avere alcuna possibilità di deviare dal percorso principale.
In Prey c’è tanto da fare e da vedere, e se è vero che curiosare in giro servirà anche a reperire informazioni atte a far luce sulle varie sottotrame, è altrettanto vero che collezionare munizioni e materiali è a dir poco vitale – anche a difficoltà media. Il titolo di Arkane presenta infatti svariati aspetti ruolistici che, in un modo o nell’altro, costringono il giocatore a non affidarsi alla sola prontezza di riflessi. Essere ben equipaggiati è parte integrante del gioco, e impegnarsi in tre o quattro scontri di fila senza rifornirsi di proiettili o kit medici – ve lo assicuriamo – fa sentire il suo peso. Più che a un Call of Duty o a un FEAR, Prey è più facilmente riconducibile a un Bioshock sci-fi, tanto per meccaniche quanto per metodo di racconto.
Le nostre sputafuoco, in realtà, si riveleranno utili non solo per spazzare via la costante minaccia aliena, ma anche per attraversare i livelli di gioco in modi totalmente nuovi. Il cannone spara-colla, ad esempio, lancia una sostanza vischiosa capace sia di intrappolare i nemici che di diventare un vero e proprio punto d’appoggio durante le fasi esplorative.
In più di un’occasione ci siamo resi conto di quanto il gioco fosse aperto a una vasta cerchia di giocatori; una porta chiusa può essere completamente aggirata tramita hacking, o magari aperta con la rispettiva chiave d’accesso, o ancora trovando un’entrata secondaria. Insomma, anche se non siete in possesso dell’apposita abilità, state certi che ci sono sempre un altro paio di soluzioni a portata di mano. Il trucco sta solo nel saperle trovare.
una porta chiusa può essere completamente aggirata tramita hacking, o magari aperta con la rispettiva chiave d’accesso, o ancora trovando un’entrata secondaria. Insomma, anche se non siete in possesso dell’apposita abilità, state certi che ci sono sempre un altro paio di soluzioni a portata di mano.