Psycho-Pass: Mandatory Happiness – la recensione

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Felicità a quale costo?

Grazie a Sibilla il tasso di criminalità è molto basso e la polizia è stata ridimensionata nella Sezione Anticrimine della Pubblica Sicurezza. Tuttavia, per evitare che gli Ispettori diventino criminali latenti (dopotutto per catturare un criminale bisogna pensare come loro), vengono affiancati da criminali “liberati sulla parola” chiamati Esecutori, che fanno il lavoro sporco per un piccolo assaggio di libertà. Psycho-Pass: Mandatory Happiness si colloca in un momento non meglio precisato della prima stagione dell’anime, e racconta di come l’antagonista di turno Alpha stia seminando il panico in una città/isola artificiale al largo delle coste del Giappone.

Mandatory Happiness è adatto a chi ama lasciarsi trasportare quasi passivamente da una storia.

Ciò che lo rende un buon cattivo è la sua diversità da quelli visti in TV. L’obiettivo di Alpha è quello di portare felicità alle persone e vuole dimostrare che la si può raggiungere soltanto cedendo ai propri istinti e facendo qualsiasi cosa si desideri. E non vede come un problema la possibilità che la felicità di una persona possa negare quella di un’altra. Così cercherà persone borderline, al limite della normalità, per spingerle all’orlo della disperazione finché non cederanno al lato oscuro – detto così fa tanto Star Wars, ma va beh.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto
6
psycho-pass-mandatory-happiness-la-recensione<strong>PRO</strong> <BR> Trama interessante. <BR> Un prodotto stuzzicante per i fan. <BR> <strong>CONTRO</strong> <BR> Rigiocabilità minima. <BR> Tutto in inglese. <BR>