Psycho-Pass: Mandatory Happiness – la recensione

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Tra le serie animate più apprezzate degli ultimi anni si annovera senza dubbio quella scritta da Gen Urobuchi, ambientata nella Tokyo di un futuro lontano in cui il il lato emotivo dell’essere umano è messo in secondo piano: Psycho-Pass, questo il nome, è un anime cyberpunk popolare e acclamato dalla critica con due stagioni e un film all’attivo. E la visual novel di cui vi sto per parlare, Psycho-Pass: Mandatory Happiness, è senz’altro all’altezza di tutto ciò che abbiamo visto finora. In una realtà distopica in cui una singola scansione è in grado di determinare lo stato mentale di una persona, informazione nota appunto come “Psycho-Pass”, veniamo trasportati in un mondo intrigante e allo stesso tempo spietato, dove la ricercata perfezione dell’uomo pare l’unica cosa che conta. Da questa informazione, infatti, un sistema – noto come Sibilla – capace di scandagliare la psiche dei cittadini può calcolare il Coefficiente di Criminalità, un numero che stabilisce se la persona analizzata sia in grado di commettere atti criminali o meno. Con un risultato inferiore al 100% non c’è alcun rischio, ma superando tale percentuale si ha a che fare con un “criminale latente” che verrà opportunamente perseguito a norma di legge finché il suo coefficiente non scenderà sotto il 100%. Le cose cambiano di fronte a un cittadino il cui indicatore supera il 200%: in tal caso, le forze dell’ordine hanno il dovere di catturarlo e rinchiuderlo immediatamente o, se necessario, ucciderlo sul posto.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto
6
psycho-pass-mandatory-happiness-la-recensione<strong>PRO</strong> <BR> Trama interessante. <BR> Un prodotto stuzzicante per i fan. <BR> <strong>CONTRO</strong> <BR> Rigiocabilità minima. <BR> Tutto in inglese. <BR>