Rise of the Tomb Raider: 20 Year Celebration – Recensione

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Squadra che vince…

Come già evidenziato nella recensione della versione Xbox One, il gameplay di Rise of the Tomb Raider è sostanzialmente lo stesso del reboot uscito nel 2013, sicuramente più rifinito e bilanciato nel complessivo. L’aspetto che abbiamo amato alla follia è la natura open world del titolo, che allo stesso tempo permette di godere della trama senza pensare a incarichi secondari, esplorazione e via dicendo. Insomma, se siete interessati solo a svelare il mistero nascosto tra i ghiacciai siberiani, non sarete per nulla costretti a girovagare per la mappa o risolvere gli enigmi celati nelle tombe opzionali. Questa dualità è il punto di forza della produzione Crystal Dynamics, in grado di accontentare sia i giocatori d’annata (con gli enigmi delle appena citate tombe), che i più giovani.

Il titolo rimane infatti uno sparatutto in terza persona piuttosto solido, con alcune sezioni affrontabili anche in stealth. L’IA è generalmente valida, anche se non sono mancati momenti dove non reagisce in modo esattamente impeccabile. L’anima di Rise of the Tomb Raider conta anche le sezioni platform, nelle quali abbiamo notato qualche piccola imperfezione nei salti, spesso infatti Lara non si appende nei punti prestabiliti, per poi farlo al tentativo successivo. Visto che siamo in ballo coi difetti, ci sembra doveroso citare anche la telecamera, non sempre in grado di seguire i movimenti della nostra eroina nelle fasi platform.

L’aspetto che abbiamo amato alla follia è la natura open world del titolo, che allo stesso tempo permette di godere della trama.

Alla struttura esplorativa del titolo si aggiungono tutta una serie di meccaniche e gadget in grado di rendere piuttosto varia l’avventura di Lara. L’arco ci serve per risolvere enigmi ambientali, per tendere corde in grado di farci attraversare baratri e per fissare delle frecce pesanti ad apposite pareti in legno, da usare per issarcisi sopra. Per capire dove e come utilizzare queste abilità, torna l’istinto di sopravvivenza, utile anche per individuare oggetti, collezionabili e nemici. La progressione del personaggio è gestito tramite tre alberi delle abilità, assegnando degli appositi punti presso i falò. Questi ultimi ci sono anche utili per potenziare le armi o per spostarci rapidamente nell’immensa mappa.

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La componente relativa al crafting è stata potenziata e ci permette di costruire rapidamente frecce, bombe artigianali e molotov con la pressione prolungata del tasto R1. Ad esempio, raccogliendo una lattina vuota e a patto d’avere le materie prime utili, possiamo costruire un esplosivo improvvisato per cogliere di sorpresa il nemico. Lo stesso discorso è valido per le cure: tramite L1 possiamo fabbricare al volo dei kit di pronto soccorso, utili per i combattimenti più impegnativi. Per quanto il gioco punti in modo forte sulla sopravvivenza, le risorse non sono così scarse come in un The Last of Us a caso, difficilmente resteremo senza cure o frecce, almeno a livello di difficoltà normale. Per tutto il resto, la recensione della versione Xbox One linkata a inizio articolo offre un’analisi approfondita del gameplay e non vorremmo rischiare di ripeterci.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto
8.8
rise-of-the-tomb-raider-20-year-celebration-recensione<b>PRO</b><br> - L'esperienza completa di Rise of the Tomb Raider. <br> - Equilibrio perfetto tra trama ed esplorazione. <br> - Graficamente superbo e fluido... <br> <br><b>CONTRO</b><br> - ... ma non mancano glitch e problemi di telecamera. <br> - Collisioni nelle fasi platform non sempre precise. <br> - Poche novità rispetto al predecessore.