Già qualche mese fa, abbiamo avuto l’opportunità di provare in anteprima Soulstice, l’action-stylish targato Forge Reply. Contro ogni nostra aspettativa, gli sviluppatori ci hanno concesso un’ulteriore occasione di saggiare l’avanzamento dei lavori, inviandoci una demo incredibilmente estesa del titolo.
Non possiamo nascondervi che abbiamo colto al volo questa opportunità, consentendoci una chiarificazione in merito a quelle che consideriamo siano le caratteristiche principali dell’ossatura di gioco, come il combat system e la gestione delle abilità delle due protagoniste.
Vi anticipiamo che sebbene persistano alcune incertezze tecniche di poco conto e qualche elemento strutturale che continua a non convincerci del tutto, Soulstice resta uno dei prodotti videoludici italiani più interessanti in uscita quest’anno.
Abbiamo rivissuto le vicende delle combattive sorelle Briar e Lute, letteralmente unite tra loro dopo essere state sottoposte a una misteriosa procedura magica che le ha trasformate in una Chimera: una sorta di super paladino dotato di forza incredibile e capacità magiche. Mandate in missione dall’Ordine di cui fanno parte, le protagoniste si vedranno coinvolte non solo in una operazione contro le oscure armate che hanno devastato il loro mondo, ma anche nello svelamento delle impenetrabili trame dietro questa apocalisse dark-fantasy.
La trama risulta essere piuttosto semplice, ma interessante quel tanto che basta per supportare sufficientemente un gioco che, per suo genere, non punta a narrazioni particolarmente complesse. Piuttosto, Soulstice si concentra a presentare compiutamente le due protagoniste e la loro particolare condizione esistenziale nel tentativo, a nostro parere, di consegnarle come eroine dissonanti rispetto ai tradizionali tratti caratteristici tipicamente assunti nel canovaccio dell’action stylish. Ovviamente questa è solo una considerazione preliminare e non conclusiva, che ci riserviamo di rettificare nell’eventuale recensione definitiva del titolo completo.
Non crediamo di peccare in superficialità dicendo che il core di Soulstice risieda nel suo combat system: questo segue, senza indugi, il solco della tradizione dell’action stylish, ma riesce a caratterizzarsi con specifiche prerogative di gameplay che gli conferiscono un buon grado di originalità e indipendenza dalle IP di riferimento, come Devil May Cry o Bayonetta.
In particolare, ci riferiamo all’uso dei campi di evocazione/esilio e la gestione delle abilità di Lute. I primi consistono in vere e proprie bolle magiche attivabili a piacimento ma la cui efficacia è limitata nel tempo: ad esempio, essi permettono la comparsa di piattaforme su cui aggrapparsi fino alla possibilità di infliggere danni a nemici specificatamente sensibili a uno dei due campi in nostro possesso.
Gran parte delle bossfight che abbiamo affrontato sono state costruite proprio in base a questa meccanica, e riescono a dare una varietà situazionale e creativa di tutto rispetto.
Un discorso a parte è necessario farlo per le abilità relative a Lute che, in questa sede, non può essere particolarmente approfondito data la natura non definitiva della demo da noi testata. Possiamo dire con una buona dose di certezza che il personaggio ha un’importanza preminente nelle dinamiche di combattimento, data l’enorme estensione del suo albero delle abilità.
Esso ha quattro rami relativi a difesa, attacco, campi e Furore. Ognuno di questi ha una schermata dedicata con decine di attributi attivi e passivi, modificabili a piacere tanto da permettere una certa libertà di respec, qualora se ne ravvisasse la necessità.
Per quanto riguarda Briar, ci si attesta sulla scia del combattente classico: l’arsenale è composto da sei armi e ognuna di esse ha i suoi attacchi specifici da acquistare, ma in generale risulta essere meno complesso da gestire rispetto a quello dell’eterea sorellina.
Altra caratteristica che abbiamo apprezzato è la varietà di nemici: si passa dal dover affrontare semplici soldati a quelli corazzati, per arrivare a dover fare i conti con mostri leonini, insidiosi scorpioni e mutanti esplosivi: una lista composita di avversari che vanno a comporre orde ostili sempre più ostiche e impegnative mano a mano che si avanza.
In tutto questo, gli sviluppatori si sono anche prodigati nel creare situazioni ludiche prettamente esplorative e platform con velate sfumature di puzzle ambientale, tese a creare momenti di distensione nel concitato loop di gioco. Fino a quanto abbiamo potuto vedere, queste inserzioni ludiche non sono particolarmente cervellotiche, ma neanche del tutto buttate come mero riempitivo contenutistico.
Sfortunatamente alcune cose non ci hanno convinto del tutto, come le ambientazioni di gioco, che inizialmente ci hanno affascinato ma poi ci sono risultate estremamente uniformi: più volte ci siamo fermati a controllare se avessimo imboccato una strada già percorsa o meno. In seconda battuta non ci siamo trovati a nostro agio con la gestione della telecamera, che ci è sembrata essere non del tutto ben calibrata per la tipologia di gioco sviluppato e in pochissimi casi anche fastidiosa. Ciononostante, questa criticità non ci ha mai veramente innervosito tanto da perdere la pazienza.
In conclusione, al netto delle poche problematiche finora descritte, riteniamo Soulstice un gioco dal concept interessante e che pare aver trovato un soddisfacente equilibrio interno dal punto di vista ludico.
È piuttosto palese che gli sviluppatori di Reply abbiano fortemente cercato una propria via interpretativa e di design dell’action senza scimmiottare ben più blasonati e noti esponenti del genere, senza averne il budget e l’esperienza in merito.
Non possiamo far altro che attendere la versione completa delle avventure di Briar e Lute per potervene parlare in modo più completo e puntuale.