Il franchise creato da George Lucas non ha certo bisogno di presentazioni. Il, da noi conosciuto, Guerre Stellari ha avuto un successo spaziale e non ha mai perso la sua popolarità negli anni e non stupisce che sia approdato anche in media diversi. Il numero di videogiochi ispirati alla serie cinematografica è ovviamente abbondante e variegato e la lista viene ulteriormente ampliata da Ubisoft. L’azienda francese pubblica un nuovo action-adventure sviluppato da Massive Entertainment e bisogna chiedersi se, con Star Wars Outlaws, siano riusciti a creare un’altra degna trasposizione sulla leggendaria space opera.
Noi non possiamo ancora dare una risposta definitiva, poiché abbiamo avuto la possibilità di iniziare la produzione solo da qualche giorno. Siamo comunque riusciti a dedicare al titolo circa 45 ore di giocato, che non ci sono bastati per completare la main quest e esplorare fino in fondo i mondi aperti proposti. Quindi, potremo condividere solo una valutazione parziale sul lavoro pubblicato da Ubisoft.
Star Wars secondo Ubisoft
Quando si vuole ampliare l’immaginario di un’opera, sfruttare più forme espressive è spesso una scelta vincente. Dove un film può solo accennare alcuni aspetti di un mondo, un altro prodotto può dare a essi maggiore respiro. Massive Entertainment dona un approfondimento consistente alle zone d’ombra e i bassifondi dell’universo di Lucas, con vicende che mettono in primo piano i malviventi e le canaglie che abitano la galassia.
L’avventura si colloca nel mezzo degli eventi dei film “L’impero Colpisce Ancora” e “Il Ritorno dello Jedi“. Vestiremo i panni di una protagonista inedita, la ladra Kay Vess, che si troverà invischiata negli intrighi della criminalità spaziale. Sarà accompagnata dall’inseparabile animaletto Nix, che l’aiuterà in tutte le sue disavventure.
La storia, per quanto stereotipata, ci è sembrata fino ad ora ben scritta e abbastanza coinvolgente. Kay è la classica ragazza sveglia e furbetta che, nonostante la dubbia moralità, manifesta una certa simpatia, che ci permette di affezionarci facilmente a lei e a Nix. Quello che sembra essere l’antagonista principale, invece, l’abbiamo percepito un po’ sottotono e poco carismatico. In linea generale, la vicenda ci ha comunque mostrato qualche svolta interessante, che ci ha piacevolmente sorpreso fino ad ora. Confidiamo che, nelle fasi più avanzate, la narrazione continui a fare buon utilizzo dei tradimenti e pericoli caratteristici dei racconti criminosi.
L’importanza dei contesti da fuori legge non è presente solo nella trama, ma ha un ruolo fondamentale anche nell’esperienza di gioco.
Kay interagirà con quattro sindacati criminali e a ognuno di essi è legato una barra della reputazione. Sarà nostra libera decisione favorire delle fazioni a discapito di altre e ciò influenzerà il livello di fiducia, che cambierà in base a missioni specifiche e contratti da accettare o vendita di informazioni segrete.
Scelte e reputazione
Potranno anche capitare dei bivi narrativi, simili a ‘scelte morali‘, durante le missioni stesse. Per esempio ci è capitato che in un incarico, per conto degli Hutt, un rivale appartenente dell’Alba Cremisi ci proponesse di tradire i nostri mandanti. Abbiamo beccato questo tipo di situazioni solo nella campagna principale, ma speriamo che possano essere presenti anche in qualche quest secondaria.
Avere un’alta reputazione in un sindacato ci farà accedere a ricompense e contratti unici, oltre al libero accesso alle aree legate a esso e sconti da parte dei mercanti associati. Al contrario, una reputazione bassa ci preclude tutti i vantaggi, commerci o missioni e potremmo anche essere attaccati a vista, se il livello è estremamente basso. Bisogna quindi decidere attentamente chi vogliamo farci amici o nemici.
Precisiamo fin da subito che il sistema di reputazione è l’aspetto che più ci ha convinto del gioco. Oltre a farci vivere maggiormente il contesto, ci ha spronato a eseguire le attività e cercare informazioni per localizzarne altre. Non si tratta di una feature complessa, ma fornisce un minimo di carattere al girovagare nell’open world frammentato tra i pochi pianeti esplorabili. A parte questa funzione, il mondo aperto non offre nulla di diverso da ciò che il genere ci ha abituato negli ultimi anni. Ci sono le solite icone da inseguire, con avamposti, personaggi che possono assegnarci qualche incarico, crediti da raccogliere, tesori e oggetti per potenziamenti o da rivendere.
Numerose sono casse e porte da scassinare tramite il connettore, ovvero un dispositivo fa accedere a un mini-gioco in cui bisogna premere il tasto dorsale a un ritmo che cambia per ogni ‘serratura‘. Non mancheranno anche numerosi computer da violare con un altro mini-gioco, che ci chiede di indovinare la sequenza di simboli corretta. Li abbiamo trovati semplici, ma abbastanza divertenti ed efficaci.
Esplorazione e Open World
Abbiamo potuto provare tre pianeti esplorabili, ma uno di questi è delimitato a una città e non presenta una vasta porzione aperta. Gli altri due ci hanno offerto un’ampia esplorazione da poter effettuare con il nostro mezzo di trasposto, lo speeder baker, che funziona come una qualsiasi cavalcatura o moto già visti in altri open world. Sarà anche possibile migliorarne velocità, resistenza, estetica e altre caratteristiche dai meccanici, un po’ come in Days Gone.
Le aree in cui ci siamo mossi con la nostra vettura, sfortunatamente, si sono dimostrate piuttosto vuote. Si tratta di distese piene di terra ed erba da oltrepassare solo per raggiungere il solito segnalino e, per incrementare tantissimo il senso di esplorazione, sarebbero bastati più dettagli e qualche architettura più complessa. Nella maggioranza dei casi ci si riduce ad arrivare nel punto contrassegnato, eliminare o evitare possibili nemici e prendere quello che serve.
Sono realizzate invece molto bene le città, abbastanza vive e con un’atmosfera che rispecchia perfettamente l’immaginario di Star Wars. Non mancheranno anche altri mini-giochi, come partite a carte e scommesse che danno un po’ di varietà e possono incrementare (o ridurre) i nostri crediti.
Star Wars Outlaws non è un RPG
Non è presente un sistema di livellamento del personaggio, ma tramite abiti ed equipaggiamento possiamo migliorare i parametri più consoni al nostro stile di gioco. Esiste uno schema delle abilità, che abbiamo trovato interessante anche se ci ha convinto solo in parte. Le capacità sbloccabili sono distribuite in più categorie, ognuna legata a uno specifico personaggio secondario. Dovremo completare una sequenza di missioni, legate a quella personalità, per accedere al possibile ottenimento delle stesse.
Non ci sono punti esperienza da investire ma, per sbloccare un’abilità, servirà svolgere delle mini-sfide. Dovete eseguire azioni come eliminare un certo numero di nemici con uno specifico metodo, trovare una determinata quantità di oggetti e altro ancora. Tendenzialmente, non apprezziamo la scelta di costringere il giocatore a usare un approccio imposto e ciò può risultare noioso oltre che poco appagante. In alcuni casi, però, abbiamo trovato delle sfide che ci chiedono di migliorare il nostro approccio, come riuscire a ‘scassinare‘ alcune serrature in meno di tre tentativi. Avremmo preferito che tutte le sfide avessero stimolato una buona esecuzione del gameplay, invece di chiedere delle azioni quantitative fini a sé stesse.
Da non trascurare la nave spaziale di Kay che, oltre a essere un mezzo di trasporto per i corpi celesti, servirà da covo personale. In essa si potrà accedere a contratti e potenziamenti per la nostra arma da fuoco. La nave può essere potenziata e vi saranno delle sessioni in volo in cui esplorare, seppur molto limitatamente, lo spazio aperto. Troveremo navi nemiche con cui battagliare e tesori da recuperare in relitti fluttuanti. Niente di particolarmente elaborato, ma una piacevole aggiunta che favorisce la varietà generale.
La struttura di gioco, che troviamo principalmente nelle missioni principali, è ripescata da altri esponenti del genere. Sono alternate fasi d’azione, eseguibili quasi sempre con un approccio stealth, e arrampicate su percorsi guidati. La protagonista potrà anche usare un rampino in punti fissi che ci ha ricordato, per fare un esempio, la fune usata da Nathan Drake in Uncharted 4. Tutto sa di già visto, ma comunque le situazioni della main quest sono abbastanza diverse e piacevoli e, anche se non abbiamo ancora vissuto un momento particolarmente memorabile, il coinvolgimento non manca. Possiamo anche trovarci di fronte a dei piccoli enigmi ambientali, che svolgono la loro funzione seppure poco elaborati.
Come ben sappiamo, non avremo a disposizione spade laser e poteri telecinetici, ma la nostra arma fissa sarà il blaster, che se potenziato e ampliato potrebbe offrire una buona varietà di attacchi. Potremo comunque raccogliere delle armi pesanti, utilizzabili solo nell’area di raccolta, o esplosivi. In ogni caso, gli scontri sono estremamente semplici, poiché i nemici restano quasi sempre fermi o con una mobilità limitata. Raramente abbiamo avuto necessità di utilizzare le coperture o affidarci ai nostri riflessi. La pessima intelligenza artificiale nemica sbilancia in modo significativo l’avventura soprattutto nelle fasi stealth. Gli avversari hanno un campo visivo molto limitato e tempi di reazione inaccettabili. Una grande occasione sprecata, se si considera la meccanica di impartire ordini a Nix. Infatti, con la pressione di un tasto, possiamo dare al nostro fidato amico degli ordini. Per esempio, possiamo fargli distrarre nemici, azionare dei meccanismi come esplosivi e fumogeni, sabotare allarmi, recuperare oggetti e tanto altro.
Lo stealth potrebbe quindi raggiungere un livello di complessità leggermente superiore alla media delle produzioni Ubisoft, grazie al piccolo animale. Purtroppo, ciò non avviene a causa dei troppi limiti dell’IA nemica, che rende queste sessioni noiose e facili anche alla difficoltà massima. Pessima anche la scelta di poter eliminare la maggioranza delle guardie con un singolo attacco furtivo, per cui basta arrivare alle spalle di qualcuno per toglierlo di mezzo con un solo tasto. Pensiamo che in un titolo del genere, dove è importante potenziare il proprio equipaggiamento, uno stealth così semplice rende quasi superfluo migliorare altri campi.
Gli sviluppatori hanno sicuramente dato un occhio alle produzioni più amate negli ultimi anni. Il gioco mette insieme molte caratteristiche già viste, ma con una personalità coerente con il mondo di Star Wars. Peccato che la cura qualitativa generale sia estremamente altalenante e non raggiunge un grande risultato in nessun aspetto.
Il comparto tecnico si attesta su un livello discreto. Il colpo d’occhio generale è molto gradevole e la direzione artistica spesso azzeccata, soprattutto nelle città. I modelli del personaggi sono resi bene, ma le animazioni e le espressioni facciali ci sono sembrate troppo rigide. Segnaliamo anche qualche bug che ci ha costretto a riavviare dall’ultimo checkpoint. Niente di grave, ma comunque inciampi che speriamo possano essere risolti post lancio. Presenti su PlayStation 5 le classiche modalità che favoriscono la risoluzione o le prestazioni, anche se abbiamo notato qualche raro calo di fluidità in performance durante fasi più concitate, ma nulla di fastidioso o irrisolvibile.
Conclusioni provvisorie
Insomma, Star War Outlaws non sembra avere le premesse di un gioco eccezionale, né di avere un posto nell’olimpo dei videogiochi dedicati al franchise. Avrebbe comunque le caratteristiche di essere un gioco valido. Nonostante i tanti elementi derivati la produzione ha una sua personalità, grazie soprattutto al sistema di reputazione criminale. Idee come eseguire azioni a distanza con Nix avrebbero offerto una varietà di approccio superiore alla media delle produzioni Ubisoft. Purtroppo, dalla nostra prova, la cura qualitativa generale, l’IA nemica scarsa, le zone più aperte spoglie e alcune scelte poco omogenee non rendono piena giustizia al viaggio di Kay. Un’esperienza che potrebbe essere adatta a chi non ha troppe pretese. La speranza è che tanti problemi da noi evidenziati siano compensati da aggiunte o novità che non abbiamo ancora scoperto. Ma, se dovessimo confermare le nostre impressioni, temiamo che l’universo di George Lucas abbia visto trasposizioni migliori.