The Elder Scrolls Anthology

Giocare di ruolo non è come videogiocare con gli altri titoli. È una vera missione. Chi ama davvero questo genere non è soddisfatto se non completa tutte le quest, anche le più insignificanti. Ma gli RPG non sono tutti uguali, ci sono due vere e proprie scuole di pensiero contrapposte. Occidentale vs. Orientale. Nessuna è in realtà migliore dell’altra, sono in effetti soltanto diverse, ognuna con le proprie caratteristiche salienti e i suoi tratti unici. I due filoni hanno ognuno un proprio rappresentante epico, un nome che fa tremare i cuori a ogni nuova uscita. Se per il GdR alla giapponese abbiamo l’inossidabile Final Fantasy, la scuola occidentale ha nella serie The Elder Scrolls una delle più importanti pietre miliari del genere.
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Già dalla presentazione, ci si ferma ad ammirare l’enorme mole di contenuti dell’elegante cofanetto.

Nata nel 1994, la serie The Elder Scrolls ha conquistato in meno di dieci anni milioni di fan, che aumentano a ogni nuovo capitolo della saga.
Pur essendo un titolo generato in era moderna, in piena epoca PlayStation, The Elder Scrolls è infatti oggi considerato al pari di classici immortali nati nel decennio precedente come Ultima o Might & Magic. La stessa Bethesda, da nome noto solo agli appassionati è diventata in pochi anni un colosso di riferimento del settore, proprio grazie a questa serie. La saga è stata molto prolifica, con cinque episodi all’attivo in circa dieci anni, a cui si devono aggiungere svariate espansioni, specie per i titoli più recenti, da Morrowind in poi. La piattaforma di riferimento della serie è sempre stato il PC, e questo ha portato i titoli più vecchi a essere spesso incompatibili con gli attuali sistemi operativi. Bethesda  ha abituato i giocatori di The Elder Scrolls a continue riproposizioni degli episodi, inclusi interessanti port per il mondo console. In genere il gioco veniva riunito con le sue espansioni in succose GOTY edition o riedizioni celebrative per gli anniversari. Nel 2012, solo per il mercato digital delivery, esce una collezione degli ultimi tre titoli in queste versioni, quelli dell’epoca moderna: Morrowind, Oblivion e Skyrim. Si tratta di The Elder Scrolls Anthology.
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Bethesda ha abituato i giocatori di The Elder Scrolls a continue riproposizioni degli episodi, inclusi interessanti port per il mondo console.

Nella collector precedente mancavano i primi due episodi, i leggendari Arena e Daggerfall. Per accontentare le numerose richieste ecco che nel 2013 esce The Elder Scrolls Anthology, che può essere considerata la collezione definitiva della serie.
Siamo di fronte a una raccolta eccezionale, molto ricca e davvero completa. Già dalla presentazione, ci si ferma ad ammirare l’enorme mole di contenuti dell’elegante cofanetto. Ben nove dischi, cinque mappe complete degli enormi mondi da esplorare e moltissime curiosità e artwork da collezione. La presenza di Arena e Daggerfall, su disco e compatibili con Win 7, vale da sola il prezzo del biglietto. Molti giocatori, infatti, hanno conosciuto la serie solo da The Elder Scrolls III: Morrowind, e potrebbero restare sorpresi dall’immensa vastità dei mondi presenti nei due giochi, immensamente più grandi di Morrowind. Di fatto, però, dispersivi e ripetitivi, ed è per questo che gli sviluppatori hanno optato per la formula attuale, mondi meno grandi, ma più caratterizzati e piacevoli da esplorare. Arena, da solo, è più grande degli ultimi tre titoli uniti, una ampiezza spaventosa, raramente vista in altri giochi del periodo. Tutto liberamente esplorabile. E oltretutto generato randomicamente dal computer a ogni nuova partita. Il mondo di Tamriel ha tante città e moltissime piccole quest da risolvere, oltre ai dungeon della storia principale, ovviamente. Ma se vi annoiate a percorrere così tanto spazio, è stata implementata una comoda opzione di fast travel per spostarsi. Una sorta di Chocobo locale, direbbero gli amanti della “concorrenza”… Arena è vastissimo, ma anche Daggerfall non scherza, con quasi 500.000 Km. quadrati di estensione del territorio.
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Il mondo di Tamriel ha tante città e moltissime piccole quest da risolvere, oltre ai dungeon della storia principale.

Il gameplay di entrambi i giochi è ancora molto coinvolgente. Ottima la personalizzazione del personaggio, da sempre carattere tipico del genere.
Un giudizio sul comparto audiovisivo dei due titoli coi parametri attuali sarebbe ovviamente impietoso, soprattutto per la scelta di una visuale in prima persona che, pur essendo coinvolgente, invecchia molto più vistosamente di una rappresentazione bidimensionale. Ai tempi, per la cronaca, quella grafica era una autentica gioia per gli occhi. Del resto, un remake grafico sarebbe stata una vera eresia, specie per gli amanti del retrogaming e della storia dei videogiochi. L’opera multimediale va fruita nella sua totale originalità e possibilmente sul sistema hardware d’origine, aggiungeremmo. Una nota per gli amanti dei processi di porting: non si tratta di riscrittura del codice, poiché in realtà è il DOSBox il vero motore dei due titoli. I bug restano tutti, ovviamente, ma anche quelli, per gli storici, fanno parte dell’esperienza da dover vivere. Una curiosità sul titolo del primo gioco, “Arena”: questo è quanto resta di un gioco basato su combattimenti all’interno di uno stadio ristretto prima che gli ideatori della serie, Ted Peterson, Vijay Lakshman e Julian  Lefay si appassionassero alla costruzione del mondo esterno.

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I bug restano tutti, ovviamente, ma anche quelli, per gli storici, fanno parte dell’esperienza da dover vivere.

Usciti nel 1994 e 1996, i primi due titoli vedono un seguito solo nel 2001 con l’indimenticabile Morrowind, titolo su cui si basa, tuttora, la serie.
Il primo gioco “moderno” della saga esce anche su Xbox e “sdogana” il titolo presso l’utenza console. Il passaggio al 3D reale e un gameplay che punta sul livellamento delle abilità e delle classiche skill fanno il resto. Il successo è enorme, la saga compie quel salto di qualità e acquisisce presso il pubblico il carisma che solo le leggende possiedono. Il mondo è decisamente meno esteso ma molto più caratterizzato, la libertà? Quella è totale. Si può fare tutto e farlo in città finalmente diverse e uniche. Un intero disco è dedicato al rarissimo “Construction Kit”, tool di modifica del titolo che ha generato, sul web una vera e propria febbre creativa tra gli utenti. Non mancano le espansioni Tribunal e Bloodmoon nella completissima antologia. Il comparto audiovisivo è ancora molto performante, in grado di soddisfare ampiamente le nostre esigenze visive.

Il primo gioco “moderno” della saga esce anche su Xbox e “sdogana” il titolo presso l’utenza console.

Se già Morrowind aveva raggiunto vette altissime, il suo successore, Oblivion, risalente al 2006, ha offerto di più in ogni settore.
Una grafica molto curata, unita a un sonoro epico, comprensivo di doppiaggio di alta qualità da parte di veri attori, tra cui la voce del Capitano Picard di Star Trek TNG, Patrick Stewart , tra l’altro anche attore teatrale e shakespeariano, non proprio il primo arrivato (esatto, per me è un Mito assoluto!). Il gioco propone delle quest capaci di rapire il giocatore e trattenerlo in ostaggio per ore, giorni, settimane intere. Forse per sempre. Oblivion è una produzione contemporanea e come tale non sfigura, anche sette anni dopo la sua uscita originale. Anche per The Elder Scrolls IV sono presenti le espansioni Shivering Isles e Knights of the Nine. Il gameplay viene affinato e unisce un nuovo sistema di intelligenza artificiale che rende i PNG molto più realistici.
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Il gioco propone delle quest capaci di rapire il giocatore e trattenerlo in ostaggio per ore, giorni, settimane intere. Forse per sempre.

Chiude la raccolta Skyrim, un titolo che è attualmente nei negozi ma che non poteva mancare nella collezione definitiva di The Elder Scrolls.
Un titolo epico, graficamente curato ai limiti della maniacalità e con un sonoro davvero epico e ricercato. Il sistema di battaglia resta lo stesso, anche se molto più rifinito, l’ormai classico Radiant System. Tra quest primarie e secondarie casuali, c’è da perderci ore ed ore… o magari una vita sociale. Solo quest’ultimo titolo costringe a collegarsi al web con Steam, ma in un gioco attuale è quasi d’obbligo. Anche in The Elder Scrolls V i bug restano tali e quali, ma il gioco non ne esce sminuito. Una grandissima raccolta, da vivere minuto per minuto. Arena, Daggerfall e ben tre titoli moderni della serie The Elder Scrolls insieme. Serve altro? Una raccolta da avere a tutti i costi, adatta per i giocatori comuni quanto per gli appassionati di storia dei videogiochi. Una collection unica, mastodontica a cui dedicare una intera vita virtuale. Anzi, cinque.